Maltempo, alle Badie storica discoteca devastata dall’acqua: la disperazione del titolare
ll proprietario chiede una mano per rialzarsi: «Stiamo ancora lottando, ma i danni subiti sono enormi»
LE BADIE. Venerdì sera hanno ballato alla Baita, il locale era aperto «e pioveva, ma la situazione era tranquilla». Alle due Antonio Di Fulvio, proprietario dello storico locale delle Badie stava chiudendo. «Aveva smesso, il dj aveva caricato tutto ed era andato via. Dieci minuti dopo ho visto arrivare una valanga di acqua e fango che mi ha sbattuto contro la porta, ho provato a tenermi ma sono stato travolto e trascinato dentro, nella sala della discoteca».
Quarant’anni fa era successa una cosa simile. «Stavano lavorando alla diga di Santa Luce, qualcosa non ha funzionato e non c’erano ancora gli argini: subimmo due alluvioni nel giro di un mese». E adesso ci risiamo: centinaia di migliaia di danni, anche se il conto vero ancora non è in grado di farlo. «Anche oggi ci sono i camion che continuano a scaricare nel nostro parcheggio la melma e l’acqua di tutte Le Badie mentre dentro La Baita c’è ancora l’acqua e il fango: qui siamo a un decimo del lavoro da fare ma pare che i camion mandati dal Comune non torneranno una volta finiti i condomini – denuncia il Giovanni Di Fulvio, il figlio –. E qui siamo sommersi dalla melma».
Difficile stimare quanto siano ingenti i danni per il momento. «Ma sono enormi. L’impianto è andato, lo avevamo appena rifatto, 34mila euro. Il biliardo, 22mila euro, era nuovo e sopra ci sono 10 centimetri d’acqua. Tutti gli arredi sono da buttare, il parcheggio è inagibile, la sala della discoteca aveva mezzo metro d’acqua».
«La storia della nostra famiglia – prosegue il titolare dello storico locale – si basava sulle fondamenta di questo locale ormai spazzato via dal fango, non abbiamo mai chiesto aiuto nonostante le difficoltà degli ultimi anni ma adesso siamo costretti a farlo».
Lanciata una raccolta fondi su GoFundme: Salviamo La Baita. «Il fiume che passa davanti al mio locale viene pulito, è lungo la strada, ma non il tratto a monte. E venerdì notte – dice Antonio – invece di entrare nel Marmolaio, che è invaso da piante e tronchi d’alberi, l’intero fiume è uscito in strada. Che poi questo non è fango, è come calcina, diventa cemento quando secca».
Nel locale ci sono ristorante, discoteca, sala da ballo liscio, sala giochi. «La sala da ballo al primo piano è salva, al piano superiore ma non può essere raggiunta. E non so quando riusciremo a riaprire. Ci serve aiuto per togliere l’acqua da qui, il nostro parcheggio deve essere pulito da tutto quello che c’è stato scaricato per consentirci di lavorare. E tutti coloro che vorranno sostenerci, anche con un piccola donazione, potranno contribuire a permetterci di far continuare la storia della Baita».