Il Tirreno

Il lutto

Rosignano, addio al titolare del bar La Piazza: «Lo chiamavano il presidente»

di Claudia Guarino
Rosignano, addio al titolare del bar La Piazza: «Lo chiamavano il presidente»

Leandro Serredi aveva 70 anni, lascia due figlie e la moglie

14 ottobre 2024
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ROSIGNANO. Dietro quel bancone si sentiva come a casa. Il suo, del resto, era un lavoro che adorava. Fin da quando, negli anni Novanta, aveva rilevato il bar Ampelia cambiandogli nome in bar La Piazza. E per tutti era “il presidente”. Ma questa è un’altra storia. Leandro Serredi è morto dopo una malattia.

Aveva settant’anni e lascia un grande vuoto nei cuori di tutte le persone che l’amavano. In quelli degli amici, degli ex compagni di squadra e di tutti quelli che sono stati suoi clienti. Ma soprattutto in quelli dei suoi familiari. Lascia le figlie Eva e Valentina, titolari a Marittimo di una tabaccheria, la moglie Rina e le sorelle Sandra e Antonella. «Babbo – dicono le figlie – era circondato da donne ed era fiero delle sue donne».

Il bar

Cresciuto in una famiglia in cui il padre aveva una ditta edile, Leandro Serredi ha ben presto capito che la sua sarebbe stata un’altra strada. Voleva fare l’imprenditore. E lavorare dietro al bancone. Per questo a un certo punto ha deciso di rilevare la gestione di quello che già all’epoca si chiamava ber Ampelia regalandogli nuova identità e nuovo nome. Nasce così – sono gli anni Novanta – l’epoca del bar La Piazza, storico locale di Rosignano Marittimo diventato ben presto punto di socialità e aggregazione. Ma non era solo un imprenditore.

La squadra

Serredi amava anche lo sport. E in particolare il calcio. «Innanzitutto era un grande tifoso della Juventus – racconta l figlia Eva – ed era anche il presidente di una squadra amatoriale». Nome della squadra? La Piazza, ovviamente. «All’epoca vinsero tanti campionati. E lui si è sempre adoperato per i ragazzi della squadra». E per questo motivo in tanti, negli anni, hanno continuato a chiamarlo “il presidente”.

«Un uomo speciale»

Una volta riposto (temporaneamente) nel cassetto il taccuino da presidente, Leandro Serredi tornava dietro al bancone, a fare un lavoro che gli è sempre piaciuto. Amava anche la musica, oltre al bar e al calcio, e in particolare i Pink Floyd. E chi lo conosceva lo descrive come una persona che era diventata il punto di riferimento del paese. Come un uomo coinvolgente e professionale. «Leandro era Leandro. Era speciale», dicono gli amici. «Era un uomo amabile e amato. E non lo dimenticheremo mai».


 

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