Il Tirreno

FORTE. Una sfida nella sfida quella tra i due portieri di Forte e Lodi: da un lato Riccardo Gnata, dall’altro lo spagnolo Adrià Català. Alla sua ultima stagione con la maglia del Lodi (e prossimo a trasferirsi a Trissino per il prossimo campionato), l’estremo difensore giallorosso vuole lasciare Lodi con il tricolore ancora cucito sul petto.

Català, cosa si aspetta dalla gara 2 di stasera?

«Sarà sicuramente una partita difficile: un 50 e 50 come lo saranno tutte le sfide di questa finalissima. Mi aspetto un Forte particolarmente arrabbiato, pronto a tutto pur di riscattarsi dopo la sconfitta di sabato: contro una squadra come i rossoblù non si può mai stare tranquilli, bisogna sempre rimanere sul pezzo perché hanno individualità in grado di punirti severamente alla prima occasione».

Il fattore campo è a vostro favore: che peso potrà avere in questa finale?

«Potrebbe anche essere decisivo, non nego che ci piacerebbe moltissimo vincere e chiudere la serie qui in casa nostra. Però contro un avversario di questo livello potrebbe anche non incidere fino a questo punto: è importante l’apporto del pubblico, ma i tifosi non fanno gol né vincono le partite».

Quale potrebbe essere la chiave di volta di gara 2?

«Servirà fame in pista: chi desidererà di più la vittoria stasera ce la farà. In una finale la motivazione psicologica è un discrimine importantissimo: il Forte spingerà moltissimo sulla voglia di riscatto ma noi siamo pronti a scendere in pista con tanta cattiveria quanto loro. Portare a due in nostri successi nella serie sarebbe un bel colpo e ci darebbe la giusta tranquillità per tentare di chiudere la pratica scudetto già sabato. Come ci ha detto mister Resende subito dopo la vittoria in gara 1, l’importante è mantenere la nostra mentalità ferrea: per vincere il tricolore ci servono altre due vittorie, non bisogna adagiarci sugli allori per averne conquistata una».

C’è un avversario nel Forte che, da portiere, teme particolarmente?

«Parli del Forte e subito vengono in mente Gnata, Romero e Torner. Sabato però a farmi gol sono stati De Oro, Pagnini e Giacomo Maremmani: tenerne sott’occhio uno soltanto penso sia piuttosto futile». (g. b.)