Nautica a vele spiegate, incognita dazi sul lapideo
Confindustria fa il punto della situazione sui comparti versiliesi alle prese con le novità che investono i mercati internazionali
VIAREGGIO. Bene la nautica, in particolare alla voce export, meno bene il settore del lapideo, caratterizzato dal segno negativo sia nella produzione industriale che nelle esportazioni e con il nodo “dazi”, sul mercato americano, a rendere ancora più incerto il domani prossimo. Un quadro economico, quello presentato ieri mattina da Confindustria Toscana Nord nella sede di Pietrasanta, che nel certificare l’andamento dei vari comparti fino al terzo trimestre 2024 è entrato poi nel merito delle prospettive, su scala versiliese, in vista dei prossimi mesi.
Nautica
«In provincia di Lucca la produzione di imbarcazioni – le parole di Riccardo Lari, presidente della sezione Nautica di Confindustria Toscana Nord – conta, secondo i dati Istat 2022, 139 imprese con 1747 addetti. Numeri sostanzialmente stabili rispetto al passato. Il 90% dell’occupazione diretta si concentra in circa 65 società di capitali del comune di Viareggio. La consistenza totale della nautica, compreso l’indotto, è stimata solo su Viareggio di 700 imprese e 5 mila addetti. Per quanto riguarda la produzione della nautica sempre viareggina, nella media dei primi tre trimestri, ha segnato un aumento del 2,2% mentre le esportazioni sono aumentate del 26,4%. Peraltro, mettendo a riferimento il 2023 con il 2022, le esportazioni di tutta la provincia di Lucca di navi e imbarcazioni sono aumentate del 21,5% per circa 1,046 miliardi di euro che rappresentano l’87% dell’export toscano e il 12% di quello italiano. A fronte di questi dati sicuramente importanti e motivo di orgoglio – prosegue Lari – bisogna comunque evidenziare un altro aspetto: la crescita ha infatti registrato un rallentamento, negli ultimi tempi. Il motivo? Le produzioni, in particolare quelle relative alle grandi imbarcazioni, superiori quindi a 50 metri, si sono spostate o si stanno spostando in altre sedi, a causa dei problemi infrastrutturali che penalizzano il porto di Viareggio e le sue aziende. Oggi più che mai si rende necessario dare il via all’asse di penetrazione. Le strutture di Massa-Carrara, La Spezia e Livorno al momento non sono paragonabili con quelle di Viareggio, ma è un fatto che sulle imbarcazioni più piccole abbiamo perso terreno e che su quelle appunto superiori ai 50 metri siamo in difficoltà. Dobbiamo assolutamente mantenere i nostri standard, ottimi, nella produzione delle marche fra 40 e 50 metri, cominciando a lavorare anche sulle altezze dei nostri capannoni».
Lapideo
Numeri in calo, innescati dalla congiuntura economica e dalle problematiche internazionali, per il distretto lapideo versiliese, come sottolineato da Agostino Pocai, presidente della sezione Lapidei e Varie di Ctn. «Settore, il nostro, composto dalle imprese di estrazione e da quelle di trasformazione del marmo e del granito. Per quanto riguarda la produzione industriale, a settembre 2024, abbiamo registrato un calo del 3,9%. In calo anche le esportazioni, del 3,5%. Ogni anno il settore lapideo della sola Versilia genera circa 500 milioni di euro di valore della produzione e 200 milioni di euro di valore aggiunto di cui 80 milioni riconducibili all’indotto. Distretto che deve però fare i conti anche con l’ipotetico aumento dei dazi imposti dal nostro principale cliente: il mercato americano. La media attuale è del 5%: se fosse aumentata fino al 10%, in modo trasversale, non sarebbe un dramma. Se invece il 10% si aggiungesse al 5% di oggi, allora ci troveremmo davanti a un problema molto serio. Ma, ripeto, in questo momento non abbiamo indicazioni negative in tal senso. In realtà l’export è in difficoltà anche per la guerra Ucraina-Russia e la situazione in Medio Oriente così come pesa e molto sulle nostre aziende la gestione degli scarti di lavorazione al momento smaltiti come rifiuti– prosegue Pocai – i nostri studi hanno dimostrato che questi scarti possono essere utilizzati come sottoprodotti, così come avviene in altre regioni, ma dal legislatore non arriva il via libera. E questo comporta un aggravio notevole dei costi per molte aziende».