Forte dei Marmi, merceria chiude dopo 46 anni: dalle brioches alle scarpe, una storia di successo
Prima di gestire la merceria calzature, il titolare è stato un noto pasticciere. E proprio in questo fondo potrebbe arrivare un personaggio famoso dei dolci
FORTE DEI MARMI. Quando ieri sera, domenica 22 dicembre, Giacomo e la Nelly hanno calato per l’ultima volta le saracinesche del loro negozio chissà cosa è passato loro per le mente, forse in un unico rapido flash, clienti, episodi, gioie e dolori di ben 46 anni di attività. Ha chiuso ieri la Merceria Calzature Alberini, per tanti anni una sorta di negozio balcone sulla prospettiva di Piazza Dante. A tirarla avanti sono stati Giacomo Alberini che in contemporanea ieri ha compiuto 86 anni e la moglie Nelly, assieme ai figli Gabriele, Raffaella, e fino a tredici anni fa anche a Emanuela, scomparsa giovanissima. Chi ha i capelli bianchi ricorda da sempre lì, in quei fondi di via Mazzini, la Merceria di Felì, negozio “trovatutto” a nelle corde di un paese che allora aveva il mito delle Neri e della Teresona. E Alberini subentrò quasi per scherzo: «Avevo da poco cessato, nel 1979, il laboratorio di pasticceria per ragioni di salute – racconta Giacomo – e un giorno incontrai il vecchio titolare che mi propose di subentrare. In casa mi presero per matto per un salto merceologico così vasto, ma tanto fu che si iniziò».
La storia degli Alberini però merita di essere raccontata dall’inizio: il babbo Primo e la mamma Nunziatina arrivarono al Forte da Guastalla nel 1957, e assieme ai giovanissimi figli Giacomo e Gina aprirono il bar pasticceria che era in via Mazzini a due passi da Piazza Dante, un ritrovo quotidiano per chi andava a scuola e si fermava a prendere la merenda o a fare colazione. Sul retro Giacomo si rimbocca le maniche e diventa un pasticciere con i fiocchi, che già nel 1968 lo porterà ad aprire un laboratorio di pasticceria, non solo a uso del bar dei genitori (che lasceranno per anzianità nel 1974), ma per tutti gli alberghi, altri bar ed esercizi del Forte, fino a diventare una vera istituzione. Ed erano in tanti a sbirciare di buon’ora nel laboratorio di via Cavour a caccia dei ritagli dello strudel. Un’avventura imprenditoriale di successo messa a rischio dalla salute. E fu così che Giacomo dalle brioches passa alle ciabatte, alle scarpe, all’abbigliamento infantile, e a tutto quello che si trova in certi negozietti d’un tempo e che oggi forse hanno solo cinesi e supermercati. «Dieci anni fa – racconta la moglie Nelly - chiuse anche l’Agenzia di Arnaldo Federigi che era qui a fianco e allora cogliemmo l'occasione per prendere il terzo fondo e allargarci. E così siamo arrivati ai tempi di oggi, assistendo ai profondi cambiamenti del settore commerciale cittadino, e al fatto che , purtroppo per i negozi come il nostro, i costi cominciano a superare i ricavi».
«Non vedo più i numeri delle scarpe – scherza Giacomo – ma in fondo dagli occhi si scorge che dopo tanti ani di lavoro mettersi finalmente a riposo non è una scelta facile». E a proposito di ex pasticceri come Alberini, come non dire che potrebbe essere in arrivo un pasticciere in attività: e che star della “pastry” internazionale! Si dice, che Damiano Carrara, volto noto della tv quanto della pasticceria, sia in cerca di un fondo per aprire un atelier sul tipo di quello che ha già a Lucca, indiscrezione resa più concreta dal fatto che questo fine d’anno lo stesso Carrara ha uno stand al Mercatino di Natale di piazza Garibaldi. E chissà che il pasticciere lucchese non prenda in esame proprio questi tre fondi davanti piazza Dante per la sua nuova avventura.