Carnevale alle prese con i rincari: «Materie prime e bollette alle stelle»
I costruttori risentono dell’aumento di tutti i materiali per le costruzioni
VIAREGGIO. No, stavolta non è il solito capriccio. Stavolta è diverso. Se i carristi del Carnevale si lamentano per l’aumento del costo delle materie prime e delle bollette, oggi hanno ragione più di altre volte. L’emergenza energetica che ognuno di noi vive nella quotidianità non poteva certo risparmiare Burlamacco: a quattro mesi dalla prima sfilata, i costruttori fanno i conti – o meglio, faranno i conti, perché il peggio ha ancora da venire – con il caro-bollette alle porte e i rincari dei materiali che servono per dare vita ai mascheroni di cartapesta. Ne abbiamo sentiti giusto un paio, Fabrizio Galli e Umberto Cinquini, ma i loro problemi sono quelli di un’intera categoria. «L’emergenza energetica comporta per il Carnevale quello che sta comportando per tutte le aziende», taglia corto Cinquini, in gara insieme al fratello Stefano, al figlio Michele e alla moglie Silvia Cirri in prima categoria. «E non me ne accorgo solamente adesso. Anche senza il caro-bollette, i carri del Carnevale erano sottopagati già prima».
Vale la pena ricordare i compensi fissati dalla Fondazione Carnevale per la realizzazione delle varie costruzioni: 131.500 euro per ogni carro di prima categoria (sono nove), 65mila per uno di seconda (quattro in totale), 25mila euro per ciascuna delle nove mascherate di gruppo e 1.600 euro per la singola maschera isolata (sono dieci quelle ammesse alla gara). Compensi che almeno fino all’anno prossimo non potranno subire variazioni, perché il bando di concorso triennale, che sta per scadere, ormai non può essere ritoccato.
«A parte il bonus per i carristi nel caso in cui gli incassi andassero oltre le previsioni e una diminuzione del canone di affitto degli hangar, non abbiamo più avuto un adeguamento Istat – prosegue Cinquini –. È diventato sempre più difficile trovare manodopera specializzata, la normativa sulla sicurezza del lavoro è stringente. Giusto che sia così, ma tutto questo ha un costo».
Il vice campione in carica dei carri grandi la butta quasi sul ridere: «Avremo un Carnevale più ecosostenibile perché il polistirolo ha raggiunto prezzi assurdi – racconta Cinquini –. Il nostro gorilla sarà tutto di cartapesta». E poi una domanda mica da poco: «Il carovita colpisce tutte le famiglie, non solo i carristi. Siamo sicuri che la gente abbia ancora soldi da spendere per venire ai Corsi mascherati? Per carità, il pubblico continuerà comunque a venire perché alla fine non può farne a meno. Ma alzare i prezzi dei biglietti in questo momento sarebbe deleterio».
Fabrizio Galli parte da una considerazione elementare: «I carri sono fatti principalmente con il ferro, e capite che se la stessa quantità di ferro prima mi costava 4-5mila euro e ora più di 8mila è un problema». Galli parla per sé, ovviamente, «perché l'uso dei materiali cambia da carrista a carrista. Ma i rincari di ferro, legno e polistirolo, per non parlare del noleggio delle luci e del service, riguardano tutti noi». In realtà «è da tempo che questi aumenti ci mettono in difficoltà. L'impatto maggiore è stato sicuramente lo scorso anno. Il bando di concorso è bloccato, non sono previsti adeguamenti in base all'inflazione: noi abbiamo provato a farlo presente in Fondazione, ma non siamo stati presi in considerazione. Eppure la realtà è sotto gli occhi di tutti». E non siamo ancora partiti con un utilizzo massiccio dell’energia. «Il Carnevale è sostenuto dalle aziende che ci lavorano: se queste non riescono ad andare avanti, che si fa?». Già: che si fa? La coperta è corta: o si alzano i compensi, a fronte naturalmente di un aumento delle entrate nel bilancio della Fondazione, o dovremo seriamente iniziare ad abituarci all'idea di un Carnevale che tira la cinghia, magari con carri meno grandi. Tertium non datur.