Quei 112 ebrei deportati dai nazisti ad Auschwitz
Settant’anni fa iniziò anche in Versilia la fase culminante della persecuzione antisemita rievocata in due incontri
VIAREGGIO. Settanta anni fa ebbe inizio, anche in provincia di Lucca, dopo l'8 settembre, la fase culminante della persecuzione antiebraica. Una storia che è stata ricostruita in questi giorni, in due incontri a Castelnuovo Garfagnana e Viareggio, da Liliana Picciotto, responsabile della ricerca scientifica del Cdec (Centro di documentazione ebraica contemporanea), curatrice tra l'altro del Libro della memoria e da Alberta Bezzan (ricercatrice e collaboratrice Cdec). Un progetto curato dall'Istituto storico della Resistenza e dell'Età contemporanea in provincia di Lucca (Isrec), con la collaborazione della sezione Anpi di Viareggio e dei Comuni di Castelnuovo di Garfagnana e di Viareggio, con il patrocinio della Provincia di Lucca e dell'Unione dei Comuni della Garfagnana e con il coinvolgimento dell'Isi "Garfagnana", dal liceo "Carducci" di Viareggio e dal Liceo "Chini" di Lido di Camaiore.
Il complesso quadro della presenza ebraica in provincia di Lucca al momento della deportazione si sta insomma componendo attraverso studi locali iniziati negli anni Novanta, ricerche sostenute dalla Regione Toscana e coordinate dal professor Collotti, lavori di studiosi come Liliana Picciotto e Klaus Voigt, attività di ricerca promossa dall'Isrec.
In questa provincia, ai nuclei stabili di ebrei di Viareggio e di Lucca e ad alcune famiglie residenti in altri comuni, si erano aggiunte, già a partire dalla tarda estate del 1941, famiglie di ebrei stranieri costretti all'internamento libero (una sorta di domicilio coatto) in località appositamente individuate: Castelnuovo di Garfagnana, Bagni di Lucca e Altopascio. I bombardamenti nelle grandi città del Nord ma anche in centri vicini come Pisa e Livorno portarono altri sfollati nella provincia di Lucca, tra cui numerose famiglie di origine ebraica. E si deve infine considerare la presenza clandestina di ebrei rifugiati grazie a reti di solidarietà. Dal dicembre '43, tutti questi ebrei diventarono ricercati.
Le loro storie sono molto diverse e intrecciate. In un buon numero di casi per fortuna esse si conclusero con la salvezza, grazie all'aiuto, alla solidarietà e alla protezione nata dalla collaborazione tra la Delasem (organizzazione di aiuto ebraica), rappresentata in zona da Giorgio Nissim e la rete dei Sacerdoti Oblati del Volto Santo, coordinata da don Arturo Paoli, Giusto tra le Nazioni. Lo stesso arcivescovo Antonio Torrini fu coinvolto anche personalmente nell'opera di salvataggio. Oltre a religiosi, anche uomini e donne comuni protessero i perseguitati.
Ma in molti casi tutto questo non si verificò, o non bastò: per l'isolamento in cui gli ebrei si vennero a trovare, come nella tragedia collettiva degli internati di Castelnuovo; o per il successo della caccia da parte dei fascisti, quasi sempre aiutati da delatori volontari.
Il luogo della raccolta per le vittime fu il campo di concentramento provinciale per ebrei di Bagni di Lucca, istituito nell'ex albergo "Le Terme", dove, dai primi di dicembre, furono rinchiusi gli ebrei arrestati. Il 23 gennaio 1944, i nazisti li prelevarono per deportarli ad Auschwitz con il convoglio n. 6. Nel Libro della Memoria sono 97 i nomi dei deportati provenienti dal campo di Bagni di Lucca. Successivi arresti fanno salire a 112 il numero. La più giovane, Luciana, aveva meno di un anno.
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