Il Tirreno

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Criminalità

Ancora sangue a Chinatown, incendi e aggressioni: l’escalation di violenza nella comunità cinese di Prato

di Paolo Nencioni
Nella foto (La Presse) i rilievi dopo gli spari, lunedì a Roma
Nella foto (La Presse) i rilievi dopo gli spari, lunedì a Roma

È iniziato tutto tre anni fa con una scia di fuoco, poi il salto di qualità: a parlare adesso sono le pistole

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PRATO. Quando cantano le pistole è quasi sempre il segno di un salto di qualità. E a Prato in questi giorni le pistole non si fanno pregare: sparano a volontà, anche se per ora non ci è scappato il morto. Il contesto è la cosiddetta “guerra delle grucce”, che in realtà è la guerra della logistica, lo scontro tra due gruppi criminali cinesi per il controllo del lucroso mercato delle spedizioni di merci dal distretto dei pronto moda verso il resto dell’Europa.

L’ultimo episodio risale alla scorsa notte, quando un cinese di 47 anni è stato ferito a colpi di pistola in via Gaetano Meucci, dove il centro storico finisce e inizia Chinatown. Lo hanno portato in ospedale con ferite alla spalla e al braccio sinistro. Il primo dottore che lo ha visto pensava a una coltellata, poi la squadra mobile della polizia ha accertato che era stato colpito da almeno un proiettile che gli ha reciso l’arteria brachiale. Ha rischiato di perdere il braccio ma se la caverà. I tre aggressori ovviamente in fuga. Lui è un clandestino il cui nome non dice niente alle forze dell’ordine.

I  casi

Non è nemmeno l’ultima goccia che fa traboccare il vaso, perché il vaso in realtà è già traboccato. La notte precedente una donna cinese di 46 anni si è salvata per miracolo dopo che un connazionale le ha sparato in testa per prenderle lo smartphone col quale lei avrebbe dovuto fargli un bonifico di 10.000 euro. E una settimana prima, la notte tra l’11 e il 12 aprile, un altro cinese è stato accerchiato da un gruppo di connazionali in un parcheggio di via del Purgatorio e ferito a colpi di bastone e coltello, mentre qualcuno esplodeva numerosi colpi di pistola. Due giorni prima, all’interno del Jld Music Bar di via Filzi, un cinese è stato preso a bastonate in testa da un gruppo di assalitori e ridotto in fin di vita. Finora non ci è scappato il morto, ma tra gli investigatori qualcuno sospetta che quei colpi di pistola sparati nel parcheggio di via del Purgatorio non siano finiti tutti per aria. Qualcuno potrebbe essere stato portato via per essere curato senza passare dall’ospedale.

Non è detto che tutti questi episodi siano legati alla guerra della logistica. Lo sono probabilmente l’aggressione nel parcheggio, e forse quella della scorsa notte, più labile il collegamento col pestaggio nel bar.

La guerra delle grucce, invece, è iniziata da quasi tre anni ed è fatta per lo più di incendi. Un paio di capannoni a Montemurlo e poi tre pronto moda in via Gora del Pero, il 12 settembre 2022. Nel mirino un imprenditore cinese che non si voleva piegare a un “cartello” di produttori che voleva imporre il prezzo degli appendiabiti, un affare da cento milioni l’anno. Poi c’è stata una tregua, fino al 6 luglio 2024, quando un commando omicida di sei cinesi, tutti arrivati dall’estero, ha tentato di uccidere Cheng Meng Zhang, lui stesso condannato per omicidio 18 anni prima e attivo nel settore delle grucce, all’interno del night Number One, lo stesso locale notturno dove si sono conosciuti la donna a cui hanno sparato in testa e il suo aggressore.

Il 15 luglio ha preso fuoco il magazzino di logistica Xin Shun Da in via Nottingham, dopo che il giorno prima c’era stata un’irruzione di uomini armati, e la guerra delle grucce è diventata la guerra della logistica, con interessi molto più importanti, dove secondo un’ipotesi si stanno scontrando almeno tre grosse società in ascesa, ora sotto schiaffo, con almeno altre due che hanno visto erodersi i margini di profitto. Non solo a Prato, ma in giro per l’Europa.

Il 16 febbraio tre pacchi incendiari radiocomandati sono stati recapitati nel nuovo deposito della Xin Shun Da in via dei Confini, alla Acca di Seano e alla Elt Express di via di Maiano a Campi Bisenzio. Qualcosa di più di un avvertimento. Il 28 febbraio un incendio ha distrutto il magazzino della Anda a Fuenlabrada, una ventina di chilometri a sud-ovest di Madrid, la cui proprietà è legata a due delle tre aziende colpite a Prato. E l’11 marzo un altro magazzino cinese è bruciato a Parigi, anche questo collegato alle aziende pratesi.

Dell’escalation criminale potrebbe far parte anche il duplice omicidio avvenuto lunedì sera, 14 aprile, a Roma, quando insieme a una donna cinese di 38 anni, Gong Xiaoping, un sicario ha giustiziato Zhang Dayong, ritenuto un fedelissimo di quello Zhang Naizhong che nel 2018 era stato arrestato a Prato nell’inchiesta China Truck (e presentato come un boss di caratura internazionale) , anche in quel caso per i contrasti violenti nel settore della logistica cinese. Tutto sembra partire da lì, da quell’inchiesta che finora non ha portato a nulla ma che ora fa cantare le pistole.

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