«Meglio un chilo in meno, ma buono», la lezione anti-rincari della maestra toscana del cioccolato artigianale
L’imprenditrice da Pistoia Giorgia Corsini: «Così difendiamo la qualità, nonostante i costi raddoppiati»
«La differenza c’è stata e anche notevole. Cacao e burro di cacao, che usiamo per creare i nostri prodotti di cioccolato, hanno avuto rincari fino all’85% rispetto all’anno scorso». Un colpo forte, duro, come quello che tirano i bambini per rompere in due le uova di Pasqua.
Stavolta la sorpresa all’interno è stata delle peggiori, ancor prima per i cioccolatieri artigianali che per i consumatori. Del resto il consumatore può scegliere di non comprare o di portare a tavola altro, il produttore invece le uova e le colombe le deve fare, anche se il mercato dice che le materie prime costano quasi il doppio dell’anno precedente. Ed è sempre lui, alla fine, a vedere le sopracciglia alzate dei clienti di fronte al prezzo. O lei, in questo caso, visto che a raccontarci gli effetti della speculazione sul cacao, dall’altra parte del bancone, è Giorgia Corsini, titolare della cioccolateria e confetteria artigianale di Pistoia “Corsini dal 1918”, anno in cui il suo bisnonno fondò l’attività. Una delle aziende punte di diamante della cioccolato valley tra Pistoia e Prato, apprezzata e riconosciuta ben oltre i confini toscani. La signora delle uova (e dei confetti) sa bene cosa significa resistere all’impennata dei costi di una materia prima della quale, per Pasqua, non si può proprio fare a meno.
Corsini, di fronte a questi aumenti anomali limitare i danni è sempre un’impresa. Qual è stata la vostra ricetta?
«Quest’anno le speculazioni hanno preso di mira i prodotti coloniali, tra cui appunto il cacao (e anche il caffè, però quello ci ha riguardato meno). Purtroppo in parte subire le conseguenze è stato inevitabile, ma abbiamo fatto di tutto per gravare il meno possibile sulle tasche dei nostri clienti. Innanzitutto avvalendoci del gruppo di acquisto di cui facciamo parte assieme ad altri piccoli artigiani, con cui collaboriamo da tanti anni. Poi abbiamo cercato di efficientare i costi di produzione, in parte ci siamo riusciti».
Il gruppo di acquisto ha funzionato?
«In qualche modo ci ha aiutato. Da anni ci rivolgiamo ad un brocker che riunisce tanti piccoli artigiani nell’acquisto di prodotti coloniali, soprattutto il cacao, che quest’anno abbiamo importato dalla Repubblica Dominicana e dalla zona del Centro America. Tanti piccoli Corsini sparsi in tutta Italia un po’di vantaggi li ottengono. Uniti riusciamo a spuntare un prezzo migliore, quest’anno abbiamo aspettato fino all’ultimo. Quello che ci accomuna è poi l’assoluta intransigenza sulla qualità: preferisco sempre comprare un chilo di cacao in meno ma che sia buono, non voglio tradire la reputazione e la tradizione della nostra azienda di famiglia, che ha più di cento anni. È per questo che i clienti ci scelgono, non solo locali ma anche stranieri, ci sono turisti di tutte le nazionalità con cui facciamo amicizia e che tornano per i nostri prodotti».
Ecco, come ha reagito la clientela di fronte a prezzi più alti di uova e colombe di cioccolato rispetto all’anno scorso?
«Tutto sommato bene. La gente è arrivata preparata anche grazie alla campagna di informazione che c’è stata, visto che se ne parla da tempo e i rincari sono sotto gli occhi di tutti. Io stessa ho tenuto le fotocopie degli articoli che ne hanno parlato, così da mostrarli a chi è incredulo. Naturalmente all’inizio un po’ di timore c’è stato, non glielo nascondo. Poi le persone hanno visto che grossissimi cambiamenti non ci sono stati e in molti ci hanno scelto comunque. Hanno capito che è in atto una speculazione che ha preso di mira i prodotti coloniali e che è molto più grande di noi produttori artigianali. Però ci salviamo con la qualità e l’attenzione al consumatore».
Ci faccia un esempio.
«Da sempre facciamo prodotti su misura del cliente, assecondandone le esigenze. Per le uova di Pasqua creiamo gusci personalizzati, di diversi tipi. Ora ad esempio va di moda la Dubai chocolate (ripiena di knafeh e pistacchio, ndr), le persone sono curiose di sperimentare le novità. Inoltre abbiamo le uova bigusto, con metà guscio di cioccolato fondente e l’altra metà al latte, oppure di cioccolato bianco. Così, invece di comprare due uova di gusti diversi, i clienti possono prendere un uovo solo. Sembra una piccolezza, in realtà è un buon escamotage che permette alle famiglie di rientrare nel budget».