Il Tirreno

Toscana

Le indagini

Assalto al portavalori, l’azienda Battistolli: «Usate armi da guerra, vi spieghiamo come si è alzato il livello di scontro»

di Stefano Taglione

	Il colpo e due delle auto usate per la fuga
Il colpo e due delle auto usate per la fuga

La tratta fra Cecina e Grosseto è considerata a rischio. La società ridurrà il quantitativo di soldi trasportati. «Alzato il livello dello scontro»

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SAN VINCENZO. Una tratta ormai ritenuta a rischio assalto per i portavalori, quella fra Cecina e Grosseto, al punto che per i viaggi più delicati d’ora in poi Battistolli – l’azienda vittima della rapina di due giorni fa, con le sue cinque guardie giurate grossetane (quattro uomini e una donna) derubate di circa tre milioni sui quattro trasportati – spera nell’aiuto delle forze dell’ordine: «Perché si è alzato il livello dello scontro, i nostri dipendenti non possono fronteggiare bande armate con kalashnikov ed esplosivi», spiega il portavoce della società, Marco Meletti.

«Usano armi da guerra»

Meletti, nel commentare l’assalto ai soldi delle pensioni da consegnare in Maremma avvenuto sulla superstrada prima dell’uscita di San Vincenzo sud, non usa giri di parole: «Hanno usato armi da guerra – spiega – facendo esplodere i nostri furgoni blindati, che hanno dei dispositivi di ultima generazione. Con le seghe circolari, per riuscire ad arrivare ai soldi, ci vuole almeno mezz’ora: le forze dell’ordine avrebbero quindi tutto il tempo di intervenire e i congegni di protezione, come lo “spumablock”, entrano in azione, funzionando. Ma in questo caso, con le detonazioni, i parametri sono drammaticamente mutati. Ci auguriamo di poter intensificare la collaborazione con le forze dell’ordine e con i servizi di intelligence, anche in considerazione del fatto che ogni rapina di importi così importanti che va a segno dà soldi e benzina alla criminalità organizzata: è un’emergenza sociale alla quale dobbiamo porre un freno».

Appello ai clienti

L’azienda, d’ora in avanti, ridurrà il quantitativo dei soldi trasportati. «Con meno denaro – prosegue Meletti – i furgoni sono meno appetibili per la criminalità organizzata, che investe tempo e soldi per mettere a segno certi colpi, con appostamenti e basisti, non parliamo di rapine preparate in poco tempo. I nostri committenti, quindi, dovranno prendere atto del cambiamento». Tradotto: pagare di più. Più trasporti, ognuno con meno denaro, per un servizio giocoforza più caro per la sicurezza di chi lavora e dello stesso bene tutelato. «Così facendo – conclude il portavoce – il trasporto sarà più sicuro e ci saranno meno disagi per le persone, visto che ogniqualvolta si verificano gli assalti armati si registrano anche disagi inenarrabili per la popolazione».

Banda sarda

Nel frattempo proseguono le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di Livorno e della Compagnia di Piombino, che continuano ad appellarsi alla popolazione: «Se avete visto qualcosa o siete in possesso di filmati, venite in caserma». Proprio dai video emerge l’accento sardo dei diversi componenti della banda, almeno sei: potrebbero essere del Nuorese, almeno è ciò che si evince dalle frasi urlate con i kalashnikov in pugno. Per di più, il modus operandi, è simile a quello attuato nel recente passato sulla seconda isola italiana. I militari dell’Arma hanno inoltre appurato come i furgoni dati alle fiamme lungo la superstrada per fermare i portavalori fossero stati rubati da un autonoleggio di Castelnuovo Berardenga, nel Senese. Al termine dei rilievi, infine, è stato stabilito come sui quattro milioni trasportati ne siano stati rubati all’incirca tre, con una parte delle banconote rimasta fra le lamiere.

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