La guerra
Allarme negozi di vicinato, in Toscana in 10 anni saldo a meno 8.500: cosa sparisce e dove
Il report di Confesercenti rivela numeri choc: «Ogni giorno sparite 10 attività». Tutte le categorie hanno perso terreno, tranne una. Tre proposte per invertire la rotta
Quasi 200mila toscani non hanno nel proprio comune di residenza una panetteria. In 176mila non trovano un fruttivendolo, in 150mila una libreria. Più di 220mila non hanno a portata di mano un negozio di abbigliamento per adulti. Negli ultimi dieci anni il saldo tra aperture e chiusure di negozi di vicinato in Toscana è simile a un precipizio che arriva fino a quota 8. 474 imprese, lasciando un milione e trecentomila toscani lontani da almeno un servizio di base. È la fotografia della desertificazione commerciale presentata da Confercenti, che lancia tre proposte per invertire una tendenza che si lega anche alla fisiologica riduzione della popolazione.
Tre proposte
Nico Gronchi, il presidente di Confesercenti Toscana, rimarca l’urgenza di un intervento parlando delle chiusure nel 2024, un anno in cui, dice, «In Toscana hanno chiuso ogni giorno 10 negozi contro i 4,2 che hanno aperto, con un rapporto di 2,4 e un totale di 3.645 chiusure nell’anno».
Per poi aggiungere, dal palco della sala Luca Giordano a Palazzo Medici Riccardi, a Firenze, che di questo passo, «Secondo le nostre stime, nel 2034 non apriranno più negozi».
«Ci occupiamo di desertificazione dei Comuni oramai da vent’anni – dice Susanna Cenni, presidente di Anci Toscana – ma i numeri che ha raggiunto questo fenomeno diventano veramente preoccupanti e riguardano non solo gli esercizi di vicinato, ma anche le garanzie di sicurezza per i cittadini».
Servono insomma risposte concrete. Confesercenti ne individua tre. La prima chiede agevolazioni fiscali per le imprese di vicinato, snellimento burocratico per l’avvio di nuove attività e una flat tax per quelle aziende che decidono di aprire in un’area ad alta desertificazione.
La seconda chiede più autonomia e poteri speciali ai sindaci per promuovere iniziative di contrasto alla desertificazione commerciale e favorire lo sviluppo economico locale.
L’ultima infine chiede al Governo l’istituzione di un fondo per la rigenerazione urbana alimentato dalle risorse della global tax.
«Abbiamo chiesto che l’un per cento fosse ribaltato su Regioni e Comuni in modo da avere un fondo dedicato specificatamente alla rigenerazione urbana – spiega Gronchi – Poi ci sono due norme: quella sulle Pmi, che può essere un contenitore in cui si mettono norme a sostegno della ripartenza degli investimenti dei Comuni più piccoli, e la legge sulla Toscana diffusa, altro contenitore che deve essere ancorato ad interventi concreti. Lì dentro – conclude – contiamo di mettere tutti gli strumenti operativi che possono far invertire questa tendenza».
Desertificazione
I Comuni colpiti in Toscana dalla desertificazione commerciale sono 201 su 273. Si tratta soprattutto di quelli più piccoli, dove negli ultimi dieci anni è diminuita sensibilmente anche la popolazione. Tra i Comuni colpiti, si legge nella ricerca di Confesercenti, «84 hanno registrato la sparizione di una sola attività di vicinato, 73 di due e 44 di tre o più».
Nei Comuni fino a 5mila abitanti le attività di vicinato (forni, panetterie, fruttivendoli ma anche bar, librerie, negozi di abbigliamento, distributori di benzina e altre) sparite in dieci anni sono state il 17,8% e 13,9% in quelli con massimo 15mila abitanti. Un fenomeno diventato molto più evidente e preoccupante dopo la pandemia. Soprattutto nei Comuni più piccoli, dice Confesercenti, dove dopo il 2019 si registra la sparizione di più della metà delle attività scomparse.
Cosa sparisce e dove
Nei comuni con meno di 5mila abitanti (119) in dieci anni è scomparsa la metà delle latterie, quasi il 45% dei negozi di elettrodomestici e il 40 dei negozi di abbigliamento per bambini.
Tutte le categorie hanno perso terreno, a parte le pescherie, che sono rimaste stabili. Nei comuni fino a 15mila abitanti (99) si sono perse le latterie (41,7% in meno) ma anche le edicole (-40,4%) e i negozi di maglieria (-37%). Sono cresciuti invece del 30% i negozi di abbigliamento per adulti, e anche gli empori (+4,7%).
Negozi di abbigliamento (+35,9%), tabacchi (+8,9%), negozi di bevande (+7,1%) e empori (+6,5%) caratterizzano i comuni tra i 15mila e i 50mila abitanti (44), dove però si sono perse anche il 56% delle latterie e quasi il 28% delle pescherie.
Negli 11 comuni medio grandi (tra 50 e 250mila abitanti) gli ultimi dieci anni hanno portato via il 41% delle edicole, il 40% dei negozi di elettrodomestici ed elettronica e il 31,4% dei negozi di calzature. Sono aumentati invece i negozi di abbigliamento (+34%), empori (+5%) e i tabacchi (+3,5%).
L’unica metropoli toscana, cioè Firenze, in dieci anni ha perso le solite latterie e i negozi di elettronica ma anche il 40% delle macellerie e il 38% dei negozi per bambini.
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