Il Tirreno

Toscana

Il caso

Il cane muore nella pensione per animali in Toscana, maxi risarcimento perché «faceva parte della famiglia»

di Pietro Barghigiani
Il cane scomparso era un esemplare di Samoiedo
Il cane scomparso era un esemplare di Samoiedo

La scomparsa dell’animale causata dalla trascuratezza nel canile: la sentenza

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L’amata cagnolina era parte virtuosa della famiglia. Non un giocattolo vivente. L’esatto contrario. Era una presenza che arricchiva la vita degli amici umani in una quotidianità di intensi scambi d’affetto.

La sentenza

È il cuore della sentenza di condanna a risarcire una coppia e due figli di Prato con quasi 30mila euro per la morte dell’animale – colpito da diarrea e disidratato – provocata dalla trascuratezza addebitata al gestore di un pensionato per cani di Calenzano. Una perdita che diventa danno morale quella stabilita dal giudice Giulia Simoni in un verdetto nel quale si sottolinea l’attaccamento della famiglia all’esemplare di Samoiedo affidato a una struttura e ritrovato senza vita ricoperto con un telo in un campo. Una fine atroce che neanche il gestore aveva comunicato alla proprietaria. Era stata la polizia municipale ad avvertire la signora della morte del cane. La sentenza, oltre al danno patrimoniale di 1. 300 euro circa, assegna 6mila euro di danno non patrimoniale alla signora e 4mila ciascuno al marito e ai due figli. Con le spese di lite e gli interessi il conto sfiora i 30mila euro.

Cosa è successo

La storia risale all’estate 2021. L’animale stava male e il gestore non se ne era preoccupato lasciandolo morire. Scrive il giudice: «Non ha approntato le misure necessarie per evitare che, anche in considerazione del clima, caratterizzato da elevate temperature, si ammalasse, per esempio assicurandosi che le fosse somministrato cibo idoneo e che potesse abbeverarsi regolarmente con acqua fresca; una volta constatato che l’animale stava molto male e nonostante le offerte di aiuto di una collaboratrice, non si è attivato per curarla né ha chiesto l’intervento di un veterinario».

La decisione

Con una sentenza che si discosta da precedenti pronunciamenti, ma che trova giurisprudenza di merito, il giudice «ritiene che la perdita in questione possa determinare la lesione di un interesse della persona alla conservazione della propria sfera relazionale-affettiva, costituzionalmente tutelata, in quanto il rapporto tra padrone e animale d’affezione costituisce occasione di completamento e sviluppo della personalità individuale». Ecco la base giuridica per cui, provati i necessari requisiti di gravità, il danno non patrimoniale da perdita o lesione dell’animale d’affezione può e deve essere risarcito. La famiglia ha dimostrato quali erano i rapporti con la cagnolina. Non semplici dichiarazioni di circostanza sul dispiacere per la sua morte. Sono state prodotte le foto che restituiscono il contesto in cui il cane era considerato un vero e proprio membro della famiglia e come tale veniva trattato. Ci sono le immagini della torta per il primo e il terzo compleanno con tanto di candeline. Ma anche quando giocava con i piccoli e accompagnava la famiglia nelle gite fuori porta. E anche quando veniva accolta nel loro letto. Dimostrata l’esistenza di una vera e propria relazione affettiva tra la famiglia e la cagnolina, «si presume che da tale evento (morte, ndr) siano derivati a carico della coppia e dei loro figli una forte sofferenza e un profondo patema d’animo – si legge nella sentenza – .Una sofferenza interiore acuita da un senso di stupore, incredulità e tradimento, che il convenuto (il gestore, ndr) ha contribuito a generare». Un dolore per la perdita di un componente di fatto della famiglia che deve essere risarcito.
 

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