Il caso
Evviva il progresso ma senza rinunciare alla nostra privacy
I vantaggi e i rischi dell’era digitale
Immagino che neppure il nostro affabile e gentile direttore Cristiano Marcacci se la mattina, mentre si reca alla sede del giornale, fosse fermato da uno sconosciuto che gli chiede di identificarsi, o di comunicare il suo indirizzo di casa o il numero di telefono, risponderebbe dando le informazioni richieste. Non ci si fida di uno sconosciuto. Eppure al signor Samsung, al signor Google o a Zuckerberg affidiamo ogni nostra informazione, immagini, lettere. Questi signori sanno tutto di noi, incluso ogni nostro ricordo o spostamento. Ancor più informati sono coloro che detengono le reti satellitari. A loro è affidata ogni nostra informazione sensibile, dell’economia e della sicurezza, militare o dei servizi segreti. Anzi, in questo caso la conoscenza sembrerebbe essere ancora più esclusiva essendo il detentore delle informazioni, se prevarrà il suo monopolio, il solo signor Elon Musk con il potente sistema di comunicazioni attraverso migliaia di satelliti Starlink, di sua proprietà, piazzati attorno al globo. La circolazione e il controllo dei data base sono diventati “oro nero” del nostro tempo. E persino chi come me è cresciuto con la rotella telefonica e i gettoni in tasca, deve confrontarsi con questa rivoluzione. Il nostro smartphone, un piccolo dispositivo che ci collega al mondo, offre infinite opportunità ma cela insidie altrettanto grandi. Non passa giorno senza notizie di crimini digitali: truffe, adescamenti online, tragedie legate all’uso improprio delle tecnologie. Un fenomeno dilagante che riguarda tutti, ma in particolare giovani e anziani. Le conseguenze possono essere devastanti: episodi di bullismo, violazioni della privacy, e persino gesti estremi derivanti dalla diffusione di contenuti intimi. La risposta a questo pericolo deve partire dalle basi: scuola e famiglia. Come per il patentino del motorino, i ragazzi dovrebbero ottenere una certificazione che attesti la loro competenza nell’uso consapevole delle tecnologie attraverso un percorso educativo che potrebbe includere corsi sulla sicurezza digitale, sul rispetto della privacy altrui, e sulla gestione delle relazioni online. I genitori, dal canto loro, hanno il dovere di vigilare sull’uso che i figli fanno dei dispositivi digitali. Proprio come un tempo si controllavano i diari e le cartelle, oggi è indispensabile monitorare cellulari e tablet. Non si tratta di violare la privacy, ma di esercitare un ruolo protettivo. Un adolescente non può avere un’autonomia totale sul digitale: occorre conoscere i codici di accesso e controllare le chat, soprattutto durante l’estate, quando la scuola non può fungere da presidio educativo.
L’era digitale rappresenta una straordinaria opportunità, ma richiede anche una nuova consapevolezza. Dobbiamo abbracciare il progresso senza rinunciare alla nostra sicurezza e privacy. Formazione, vigilanza e conoscenza sono le chiavi per affrontare le sfide di un mondo sempre più connesso, ma anche sempre più complesso e insidioso. La tecnologia può essere una forza positiva solo se la usiamo con responsabilità e con gli strumenti adeguati per comprenderne i rischi. Occorre saperlo, senza chiedere a Elon Musk.
*scrittore e attivista per i diritti