A Luca Cavati la dignità e il diritto alla vita non sono stati garantiti
La piaga degli infortuni sul lavoro
Luca Cavati aveva 69 anni. Troppi per continuare a fare un lavoro che lo impegnava per tutto il giorno, come operaio, in una cartiera della provincia di Lucca. Dico aveva, perché un grande carrello elevatore, guidato da un altro lavoratore, in quella maledetta retromarcia, lo ha schiacciato. A quell’età Luca non avrebbe dovuto essere a faticare ma piuttosto a trascorrere il proprio tempo con libertà, coltivando i propri interessi, le passioni e magari nipoti e famiglia. Invece era lì per completare il suo percorso contributivo che ancora non gli aveva permesso di arrivare alla pensione con una rendita decorosa.
Eppure, era una vita che lavorava, magari non sempre garantito o regolarmente assunto. C’era stato quel maledetto guaio, il trapianto, poi ancora cure cardiache, lunghe e complicate. Insomma, Luca era una vita che lavorava e tribolava, ma tutti quelli che lo conoscevano fanno emergere il ricordo di una persona allegra, socievole con “l’esagerata passione per il calcio” e la sua Juventus, che sarebbe andata a vedere anche la settimana prossima. La questione è dolorosamente attuale: molti lavoratori, anche anziani, continuano ad essere esposti a rischi inaccettabili. Ogni incidente sul lavoro è una tragedia ed anche quest’anno sono oramai molte centinaia le vittime nel nostro Paese. Le vittime sono spesso lavoratori che operano in settori tradizionalmente ad alto rischio come l'edilizia, l'industria manifatturiera e l'agricoltura, dove ci si trova a dover gestire macchinari pesanti, strutture instabili e situazioni a rischio di caduta. È irrimandabile la necessità di migliorare le condizioni di sicurezza e di fare in modo che le persone anziane non debbano più essere costrette a lavorare, soprattutto in ambienti pericolosi ed in mansioni fisicamente impegnative, spesso sintomo di una rete di sicurezza sociale insufficiente.
Il lavoro non dovrebbe mai mettere in pericolo la vita ed alcune azioni multidisciplinari dovrebbero essere applicate con tempestività come investire nella formazione con corsi di aggiornamento per ogni settore produttivo, aumentare i controlli da parte degli enti preposti, come l’Inail e l’Ispettorato del Lavoro, e anche introdurre tecnologie innovative per monitorare la sicurezza sul luogo di lavoro, come dispositivi IoT e sistemi di intelligenza artificiale. Creare una cultura della sicurezza incentivando le imprese che investono in sicurezza con sgravi fiscali o incentivi economici, utilizzare gli organi di comunicazione per campagne mediatiche verso il rispetto delle normative e la prevenzione. Le morti sul lavoro sono un dramma che può essere radicalmente ridotto ma richiede l’impegno congiunto di istituzioni, datori di lavoro e lavoratori. Ogni incidente è una sconfitta per l’intera società. Riconoscere il valore della sicurezza sul lavoro non significa solo rispettare la legge, ma soprattutto rispettare la dignità umana e il diritto alla vita. Quello che non abbiamo garantito a Luca.
*scrittore e attivista per i diritti