Femminicidi, cosa sta succedendo in Italia? «Ecco il meccanismo nella mente dei killer»
L’attrice Daniela Morozzi e la criminologa Giovanna Bellini intervistate dal direttore Cristiano Marcacci a “Dialoghi in Borgo” a Terricciola: l’evento organizzato dal Tirreno in collaborazione con il Comune
TERRICCIOLA. No, non chiamatela «emergenza»: lo dice subito Daniela Morozzi, attrice e artista toscana da anni impegnata nella lotta contro la violenza sulle donne e per la parità di genere. Lo fa subito in apertura dell’incontro – “Femminicidi: quando tutele e prevenzioni sono inefficaci” – all’interno di “Dialoghi in Borgo”, rassegna culturale a Terricciola (sulle colline della provincia pisana) organizzata da Il Tirreno in collaborazione con il Comune. Con lei la criminologa e neurologa Giovanna Bellini intervistate dal direttore de Il Tirreno Cristiano Marcacci; con loro – nell’incontro che poi diventerà ben presto un dibattito partecipato in sala rossa dell’Enoteca comunale – la consigliera con delega a pari opportunità e politiche per il benessere Agnese Buti.
Sul palco
«Femminicidi, violenza di genere, morti sul lavoro: ho smesso di chiamarle “emergenze” perché ormai sono aspetti strutturali in questa società. Il lavoro sulla prevenzione dovrebbe essere inarrestabile e invece…», evidenzia Morozzi. Lei che nella “sua” Carmen – la famosa opera di Bizet che ha portato sul palco – va oltre alla trama: «Nel libretto della Carmen di Bizet c’è che cos’è il patriarcato: lei, che vuole essere libera, libera anche d’amare, fuori dagli schemi imposti dalla società borghese, viene uccisa per troppo amore, dice lui ovviamente. Una storia così attuale…», aggiunge. Eppure, sottolinea, parliamo di un’opera che arriva nella seconda parte dell’Ottocento.
La storia dell’esperta
Argomento complesso e attuale: lo dice, se mai ci fosse il bisogno, la cronaca, quella degli ultimi giorni e quella degli ultimi mesi, senza riavvolgere il nastro di troppo tempo. Lo ribadisce il silenzio nella sala piena che ascolta e poi incalza con le domande: «Ci vuole una maggiore specializzazione: ed è un aspetto emerso inoltre con il Codice rosso nel 2019; una specializzazione però che deve penetrare su tutti i livelli. Perché non è facile decidere, è vero, ma il tempismo è determinante», analizza Bellini che poi si sofferma su quegli «omicidi di sopraffazione, di potere, messi in atto da chi potente in realtà non si sente, oppure non accetta “il lutto”, inteso come abbandono e non ha compreso l’accettazione dell’altro».
Il caso
E a chi pensa che i casi di cronaca sulla violenza di genere possano essere paradigmatici del fenomeno la criminologa fa notare: «Violenza di genere e femminicidi rientrano in un macro-argomento. Tempo fa in un ospedale toscano – racconta – una donna di mezza età fece diversi accessi al pronto soccorso: chiaramente era un Codice rosa. Ebbene, il dottore le certificò 22 giorni di prognosi, facendo partire la procedibilità d’ufficio della denuncia verso il compagno. Ecco: la donna sapete chi denunciò? Il medico… Tutto ovviamente venne archiviato e il dottore fu prosciolto, però questo esempio fa capire la complessità del tema». C’è di più, infatti, come conclude l’attrice Morozzi: prevenzione e cambio di passo culturale da parte di tutti, nella quotidianità, nella società. «E un sostegno necessario a 360 gradi, continuo, per comprendere dinamiche che non sono così semplici da capire».