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La storia

Il convento in Toscana "chiude" dopo 750 anni: dove si trova il gioiello rimasto vuoto e il motivo della chiusura

di Lorenzo Carducci
La chiostra del convento
La chiostra del convento

Il problema è la mancanza di vocazioni e carenza di religiosi. Il priore: «Stiamo pensando a una destinazione d'uso alternativa»

10 settembre 2024
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Dopo tre quarti di millennio da edificio religioso tra i più antichi della Toscana, casa dei padri agostiniani dalla seconda metà del XIII secolo, il convento di Santa Maria in Selva a Buggiano in Valdinievole (provincia di Pistoia) potrebbe diventare presto qualcos’altro. Magari una struttura ricettiva.

La storia

Nel febbraio 2023 gli ultimi due padri presenti stabilmente nel convento, numero troppo esiguo per il mantenimento della struttura, sono stati trasferiti altrove. E adesso l’ordine degli agostiniani, proprietario dell’intero complesso, ha deciso di metterne in vendita una porzione di circa 2500 metri quadri, ossia quella più recente compreso l’esterno con giardino, orto e oliveto, mentre la chiesa e la parte più antica restano in comodato d’uso gratuito alla diocesi che continuerà a portare avanti la funzione religiosa. La vendita – il prezzo è riservato – è curata dall’agenzia fiorentina San Niccolò Luxury Real Estate. «Purtroppo per mancanza di vocazioni e carenza di religiosi, pochi e anziani, abbiamo dovuto a malincuore chiudere in sequenza alcuni conventi tra cui quello di Santa Maria in Selva a Buggiano – spiega padre Giuseppe Pagano, priore della basilica di Santo Spirito a Firenze -. Siamo intenzionati a vendere parte dell’immobile, vorremo che diventasse qualcosa di consono all’ambiente vista l’adiacenza con la parrocchia. Un ristorante, un albergo o qualsiasi tipo di struttura ricettiva (gli spazi sono ampi e consentirebbero di ricavare fino a 50-60 stanze, nda) andrebbero benissimo».

Il gioiello

«Dispiace perché Santa Maria era uno dei nostri tre conventi in Toscana – aggiunge il priore – assieme a Santo Spirito a Firenze e a quello di San Gimignano. Adesso rimarremo con due». Dalla sua fondazione, il convento di Santa Maria in Selva è sempre stato retto a più riprese dai padri agostiniani, che scelsero una località prossima all’antica strada di collegamento tra Firenze e Lucca. Della costruzione originaria sono rimasti pochi resti che si possono vedere nel lato settentrionale della chiesa e nel chiostro rinascimentale (ricompreso nella parte in vendita) , con i suoi ampi archi sorretti da colonne di pietra. Il chiostro è detto “del Brunelleschi”, ma in realtà potrebbe trattarsi di una progettazione di Andrea di Lazzaro Cavalcanti, detto il Buggiano, appartenente alla scuola fondata dal padre della celebre cupola di Firenze. L’interno, ristrutturato in stile barocco nel XVII secolo, è quasi interamente affrescato, comprese le volte. Rimasto indenne alle soppressioni del granduca Pietro Leopoldo, il convento fu soppresso nel 1808 in seguito alle leggi napoleoniche, ma in seguito fu tra i primi ad essere ripristinati, per ordine di Papa Pio VII. Nuovamente soppresso nel 1866, si pensò ad una sua diversa destinazione, come ad esempio adibirlo a scuola o a biblioteca, oppure crearvi una colonia agricola, progetti che non andarono in porto per mancanza di fondi. Così l’edificio restò inutilizzato fino al 1882, quando fu acquistato da un padre agostiniano e restituito alla sua primitiva destinazione monastica. Adattato a seminario, è stato notevolmente ampliato nel 1887 e nel 1926, ma anche in tempi recenti ha subito ulteriori restauri che ne hanno in parte trasformato la struttura. Ogni anno nel prato esterno si svolge, nel mese di marzo, la storica “Fiera di Santa Maria in Selva”.

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