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Due concorsi, stessi posti in ballo: in Toscana trecento aspiranti presidi in guerra

di Mario Neri
Due concorsi, stessi posti in ballo: in Toscana trecento aspiranti presidi in guerra

Senza dirigente 39 istituti nella nostra regione. Ma è bufera sull’assegnazione

08 luglio 2024
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FIRENZE. A poco più di due mesi dal ritorno sui banchi, il mondo della scuola si scopre scosso da una “guerra” fra aspiranti presidi. Da una parte i partecipanti a un concorso ordinario partito in ritardo a inizio anno e con pochi posti a disposizione, dall’altra uno stuolo di riservisti, prof bocciati nella vecchia selezione per dirigenti scolastici andata in scena in Italia nel 2017 e finita sotto inchiesta con l’accusa di essere stata pilotata dai funzionari ministeriali e poi bombardata dai ricorsi di chi era rimasto fuori. I primi adesso temono che, in una sorta di meccanismo riparatorio, il ministero dell’Istruzione stia rallentando la convocazione delle prove del concorso ordinario per assegnare a settembre tutti i posti disponibili ai ricorsisti del 2017.

«Sì perché nel frattempo i ricorsisti – raccontano tre partecipanti alla selezione partita a inizio gennaio – sono stati “risarciti” con un concorso straordinario semplificato, che invece di prevedere una prova preselettiva, uno scritto e un orale, consiste in una sola prova scritta e nella partecipazione a un corso di formazione abilitante. E finora, a stare al decreto di indizione di questa selezione e al Milleproroghe del governo Meloni, a loro è già destinato il 40% dei posti disponibili. Adesso, però, li vogliono tutti».

Un guaio perché i posti vacanti in Toscana al momento sono 39, anzi meno, visto che undici verranno destinati a presidi che si trasferiscono qui da altre regioni. Invece il concorso ordinario assegnerà ai vincitori 54 posti (in tutta Italia sarebbero 587). Solo che è molto improbabile che, almeno per quest’anno, qualcuno dei nuovi candidati possa entrare in servizio, «e quello che temiamo è che tutti i licei ed istituti senza dirigente vengano assegnati ai riservisti. E questo anche a causa dei ritardi nello svolgimento del nostro concorso». I tempi in questa storia, in effetti, non tornano.

Il nuovo concorso ordinario, di cui è stata eseguita la prova preselettiva il 23 maggio, era previsto dal 2021 ed è stato indetto ufficialmente con il decreto ministeriale 194 il 13 ottobre 2022. Ma a suon di ritardi il bando è stato emanato 14 mesi dopo. Perché? Il sospetto dei 1.700 candidati che hanno passato la preselettiva sui 25mila partecipanti (in Toscana ad averla superata sono in 150) è che a settembre tutti i posti finiscano a molti dei 1.800 riservisti (anche qui sono circa 150 i toscani) per cui il concorso straordinario è stato indetto l’8 giugno 2023, dunque dopo, ma le cui procedure hanno viaggiato molto più spedite, tanto che a fine luglio i partecipanti saranno tutti abilitati al ruolo e a settembre potranno entrare in servizio.

Il sospetto è dettato anche dalle istanze avanzate del comitato Trasparenza è Partecipazione (TèP), che ha chiesto al governo di assegnare ai riservisti/ricorsisti il 100% dei posti e non solo il 40%. Un’assegnazione «temporanea – scrive il TèP – con l’impegno di restituirli una volta completato il concorso ordinario».

Motivo? Garantire la continuità didattica negli istituti che ora hanno solo un reggente. «Una motivazione non pertinente – dicono gli aspiranti presidi del concorsone con tre prove – La verità è che chi otterrà il posto poi potrà far valere un diritto acquisito. Ricordiamo però che il bando del nostro concorso è chiaro e stabilisce che, anche laddove la procedura di reclutamento non sia conclusa e non si siano formate le graduatorie, il 60% dei posti destinati ai vincitori deve essere accantonato e in nessun caso potrà essere assegnato ai partecipanti al concorso straordinario».

«Appunto, il bando stabilisce che a loro vadano 54 posti in Toscana, non capisco che timori abbiano – dice Pasquale Cuomo, segretario della Cgil scuola Toscana – Fossi in loro studierei, devono ancora superare due prove e prima del settembre 2025 non potranno comunque prendere servizio».


 

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