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L’intervista

Porto di Livorno, Alberti (Tco): «Traffici del primo semestre in linea con il 2023»

di Iacopo Simoncini

	Roberto Alberti
Roberto Alberti

Roberto Alberti, amministratore delegato di Terminal Calata Orlando, fa il punto della situazione: riflettori puntati sull’andamento dei traffici e sulle ripercussioni della crisi del canale di Suez

14 giugno 2024
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LIVORNO. Una situazione complicata, determinata dalle crisi di carattere internazionale che si stanno ripercuotendo sui traffici commerciali e sulla produzione industriale e che, proprio per questo, non deve far passare in secondo piano quella che è una delle vocazioni del porto di Livorno, le merci alla rinfusa. Sembra avere le idee chiare, a riguardo, Roberto Alberti, amministratore delegato di Terminal Calata Orlando, con il quale parliamo dell’andamento dei traffici e della situazione che si vive nel porto di Livorno.

Roberto Alberti, può tracciare un bilancio dei primi sei mesi del 2024?

«I mesi della prima metà dell’anno hanno avuto un andamento discontinuo ma, tutto sommato, in linea con i dati del 2023. Non abbiamo i dati definitivi di giugno, ma ci aspettiamo un leggero incremento dei traffici rispetto allo stesso periodo dell’anno passato (circa 300.000 tonnellate movimentate). Il nostro terminal tratta prevalentemente merci di massa, ovvero materie prime alla rinfusa, e come è facile intuire, i volumi variano a seconda delle esigenze produttive delle industrie che si servono di noi per il loro approvvigionamento via mare. Quando le industrie incrementano la produzione, anche i nostri volumi tendenzialmente aumentano e viceversa. Lo abbiamo visto concretamente all’uscita dal periodo Covid quando c’è stato un effetto “rimbalzo” in molti settori, e che anche noi abbiamo percepito, così come la fermata dell’economia dalla fine del 2022 a tutto il 2023 ha portato a un rallentamento che si è visto anche nel nostro terminal».

Ha in qualche modo influenzato l’andamento dei traffici la chiusura del canale di Suez?

«La crisi, che ha portato al dimezzamento dei traffici attraverso il Canale di Suez, ha interessato parzialmente il nostro terminal. Gran parte delle merci che trattiamo provengono o sono destinate a Paesi all’interno del Mediterraneo o del Mar Nero quindi escluse dall’attraversamento del canale. Certamente alcuni nostri clienti che si riforniscono da altri Paesi (ad esempio dalla Cina, India, Australia) devono fare i conti con noli marittimi più alti anche del 40% e immagino che abbiano non pochi problemi a reperire le navi necessarie. Più in generale questa e le altre situazioni di conflitto che conosciamo, per riferirsi solo al dato economico, non aiutano a creare un quadro di stabilità e di crescita economica, e quindi ricadute positive per i traffici portuali, di lungo periodo».

Quali sono le previsioni per il secondo semestre del 2024?

«Le previsioni sono veramente difficili da fare. Riprendendo quanto dicevamo, i volumi dei materiali che trattiamo dipenderanno soprattutto dall’andamento della produzione delle industrie nostre clienti. Seguendo questa premessa possiamo solo desumere, dalla lettura dei dati macroeconomici, che anche il secondo semestre mostri qualche segnale di crescita all’interno di un quadro di tenuta sostanziale dei traffici. Quello che infatti appare dagli ultimi dati Istat è un quadro contrastato, con perdita di fatturato dell’industria a marzo ma allo stesso tempo con previsioni di crescita del Pil a fine anno intorno all’1%, quindi superiori alle stime».

Che cosa vorreste chiedere a chi governa la politica del porto?

«Chi governa il nostro sistema portuale è già cosciente delle necessità dei singoli terminalisti. Purtroppo, le soluzioni di molti problemi sono ostacolate dalla lentezza con cui nel nostro Paese si realizzano i progetti, indipendentemente dalla volontà dei singoli Enti che li portano avanti, nel nostro caso l’Autorità del nostro Sistema Portuale. Basta pensare alla Piattaforma Europa che con 2 milioni di metri quadrati previsti potrebbe risolvere uno dei più importanti problemi dei vari terminalisti, la carenza di spazi portuali, ma che ha avuto bisogno di un tempo lungo per la sua realizzazione, e non è ancora finita. Nello specifico, chiediamo a chi governa il porto di non dimenticare mai l’importanza della presenza nel porto di Livorno di un terminal specializzato nella movimentazione di merci alla rinfusa, perché garantisce un servizio insostituibile all’industria locale e più in generale al tessuto industriale di tutta la regione e quindi porta un beneficio concreto a tutti».

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