Gli aggiornamenti
Arresto cardiaco in campo, il professor Emdin: «La causa sono difetti ereditari». I più comuni e come riconoscerli
Dopo il malore fatale che ha colpito il calciatore Mattia Giani, abbiamo intervistato il professore di Cardiologia alla Scuola Sant’Anna di Pisa. Quando incide l’attività fisica
«Screening nei giovani potenzialmente a rischio ed educazione dei laici alle manovre di pronto soccorso per prevenire la morte improvvisa giovanile». Dopo l’arresto cardiaco che ha ucciso Mattia Giani, abbiamo intervistato Michele Emdin, professore di Cardiologia alla Scuola Sant’Anna di Pisa e direttore del dipartimento Cardiotoracico della Fondazione Monasterio: spiega che i segnali ci sono, ma bisogna saperli cogliere.
Professore, a cosa è legato l’arresto cardiaco in un giovane?
«A un difetto di fabbrica, cioè una condizione geneticamente determinata: c’è una cardiomiopatia (malattia del muscolo) o una canalopatia, come la sindrome di Brugada (che predispone al rischio di aritmie ventricolari maligne, ndr )».
Si possono riconoscere?
«Oggettivamente ci sono dei segni riscontrabili o all’elettrocardiogramma o all’ecocardiogramma e, spesso, c’è una familiarità per l’evento».
Che a un certo momento si manifesta nella maniera peggiore.
«Questi difetti di fabbrica, come li ho chiamati, vengono slatentizzati dall’esercizio fisico perché, durante l’attività, mettiamo in circolo delle catecolamine, adrenalina e noradrenalina, che possono fungere da fattore scatenante dell’aritmia su un luogo di minore resistenza a livello cardiaco».
Diceva che la prevenzione nei giovani è centrale: come la si attua?
«Da anni, con il professor Marco di Paolo dell’Università di Pisa e con il professor Alberto Giannoni della Scuola Sant’Anna, abbiamo iniziato il progetto “Just” con l’obiettivo di prevenire la morte improvvisa giovanile con un programma di screening nelle scuole superiori che abbiamo già attivato a Pisa e in Garfagnana ed ora è in partenza a Livorno e all’isola d’Elba. In Toscana, poi c’è anche un’altra esperienza di questo tipo».
Quale?
«Si chiama “Torsade” e, a Firenze, è coordinata dal professor Iacopo Olivotto. Ecco, le due iniziative convergono in un registro regionale sulla morte improvvisa giovanile».
C’è altro che possiamo fare?
«Educare i laici alle manovre di rianimazione. Ad esempio, in Danimarca tutto il personale docente e non delle scuole è stato educato alle manovre salva-vita. Allo stesso modo, è importante la distribuzione sul territorio dei defibrillatori semiautomatici».