Il Tirreno

Toscana

Dillo al direttore
Dopo le manganellate a Pisa e Firenze

Dillo al direttore, l’arroganza preferita all’ascolto: l’ordine pubblico va gestito diversamente

Dillo al direttore, l’arroganza preferita all’ascolto: l’ordine pubblico va gestito diversamente

Ecco uno degli interventi dei lettori pubblicati sul giornale di giovedì 29 febbraio: è possibile dialogare direttamente con il direttore Cristiano Marcacci attraverso il canale WhatsApp e l’indirizzo mail dedicati

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Ecco uno degli interventi dei lettori pubblicati sull’edizione cartacea di giovedì 29 febbraio, nella pagina dedicata al filo diretto con il direttore de Il Tirreno, Cristiano Marcacci. “Dillo al direttore” è l’iniziativa che permette alle persone di dialogare direttamente con Cristiano Marcacci, attraverso il canale WhatsApp (366 6612379) e l’indirizzo mail dilloaldirettore@iltirreno.it. Lettrici e lettori, dunque, possono inviare suggerimenti, spunti di riflessione, segnalare disservizi, ingiustizie e notizie da approfondire. Tutti riceveranno una risposta dal direttore.

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I fatti recentemente accaduti nelle piazze di Pisa e Firenze non possono non chiamarci a riflettere. Viviamo un’epoca profondamente segnata da un processo dissociativo collettivo. Assistiamo all’esplosione di nuovi conflitti militari, ad una crisi climatica sempre più grave e di natura antropica, all’oltraggio dei diritti umani, all’emergere di vecchi estremismi antidemocratici che pensavamo appartenere al passato. Tutto questo sembra avvenire nell’indifferenza diffusa, come se la coscienza collettiva continuasse a voltarsi dalla parte opposta per non prendere consapevolezza di quanto sta avvenendo. Esattamente quello che avviene nella dissociazione psicopatologica, quando l’attenzione e l’intelletto si scollegano da un contenuto non tollerabile. In questo scenario accade che alcuni giovani trovano la forza e l’energia per reagire, per volgere lo sguardo verso il problema e scendere in piazza. Sono giovani che mettono in campo una responsabilità e una capacità di iniziativa che molti adulti sembrano aver dimenticato. Eppure, proprio gli adulti dovrebbero aver chiaro che le tragedie del secolo scorso sono state possibili proprio perché in troppi sono rimasti a guardare, perché lo spirito collettivo si è assuefatto all’escalation barbarica, proprio come sta avvenendo oggi. Ragazzi che urlano che un altro modo deve essere possibile, che chiedono un’alternativa al processo autodistruttivo che l’umanità sta compiendo infierendo sul pianeta e su se stessa. Si scende in piazza per esprimere il dissenso, si scende in piazza per urlare il disaccordo con la visione dei governanti, si scende in piazza quando smettiamo di guardare dall’altra parte. E il conflitto si accende. Benedetto sia il conflitto, se pone fine alla dissociazione, se diviene strumento di confronto e crescita. Tuttavia, gestire il conflitto richiede responsabilità, capacità di ascolto e, piccolo particolare, richiede la dialettica della ragione e dell’intelletto. Capita spesso che il dissenso non piaccia ai governanti, soprattutto quando chi governa preferisce l’arroganza all’ascolto, preferisce mascherare con la forza agita, la debolezza di un pensiero, l’incapacità di aprirsi e di entrare in contatto con l’altro. Quello che è accaduto nelle piazze toscane lo potremmo definire un acting-out, da parte degli adulti che avevano il compito di rappresentare lo Stato. Un passaggio che ferma il pensiero e passa all’agito, che avviene quando la mente non è in grado di sostenere il conflitto, una forza che entra in scena per mascherare una debolezza. Quale forza si può infatti immaginare dietro il volto, nella mente di un uomo che, forte di un manganello alla mano, manda in ospedale una giovane ragazza inerme, che protesta con le mani alzate. In un’epoca dominata dall’indifferenza, questi ragazzi rappresentano la miglior gioventù, per il fatto di prendere posizione ed esprimere pacificamente un pensiero, condivisibile o meno. Sono stati trattati come la peggior feccia. Difficile pensare che in una circostanza come quella vista nelle immagini divenute virali, non sia stato possibile garantire l’ordine pubblico in maniera diversa.

Andrea Cadoni
 

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