Il Tirreno

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Politica e violenza

Squadristi al liceo, in duemila al corteo al grido di «Firenze antifascista» – Video

di Danilo Renzullo
Squadristi al liceo, in duemila al corteo al grido di «Firenze antifascista» – Video

Isolata la strada delle sedi di Fratelli d’Italia, Casaggì e Azione studentesca. Momenti di tensione con le forze dell’ordine, cori e volantini pro-Cospito

21 febbraio 2023
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FIRENZE. Un solo striscione, tanti fumogeni e qualche provocazione contro le forze dell’ordine. Si è eclissata in due picchetti davanti agli ingressi di via Frusa la tensione al corteo antifascista promosso dai collettivi studenteschi medi dopo «l’aggressione squadrista» ai danni degli studenti del liceo classico Michelangiolo di Firenze, attivisti del collettivo Sum. Un doppio faccia a faccia con polizia e carabinieri schierati in massa in assetto antisommossa a chiudere ogni possibile accesso alla strada che ospita le sedi di Fratelli d’Italia, Casaggì, centro sociale di destra fiorentino, e di Azione studentesca, il movimento al quale appartengono i sei militanti accusati del pestaggio davanti al liceo.


L’obiettivo era però un altro. O almeno, non solo avvicinarsi il più possibile alle sedi che i manifestanti definiscono «covi di vecchi e nuovi fascisti», ma lanciare soprattutto un messaggio e riappropriarsi di quella «identità», politica e non solo, su cui la città si fonda. “Firenze è antifascista”. Non solo il motto dello striscione, l’unico, che apre il corteo partecipato da oltre duemila persone. Ma anche la risposta che gli studenti medi, sostenuti dalla galassia di collettivi e movimenti di sinistra, centri sociali, rappresentanze operaie, sindacali, dell’associazionismo fiorentino, della sinistra estrema e da decine di genitori di studenti, hanno deciso di dare al pestaggio di sabato scorso. «Una risposta di massa», rivendicano gli organizzatori che puntano un dito contro il governo e il partito, Fratelli d’Italia, a cui è legato Azione studentesca e l’altro contro il Pd fiorentino «che ha permesso – l’accusa – l’apertura di quelle sedi», da Casaggì a Casapound.
 

Le regole sono ferree. Niente musica, poche bandiere. Nessuna cassa a sparare decibel. Ad amplificare la protesta solo la voce. Ritmata con cori per rivendicare l’antifascismo e la chiusura delle sedi di estrema destra, riservandone uno anche contro il sindaco di Firenze Dario Nardella, o enfatizzata con le decine di interventi al microfono per ribadire la «gravità» dell’azione compiuta dalla «squadriglia nera», ma anche per evidenziare la scelta di non denunciare da parte degli aggrediti. «I tribunali sono i luoghi della legalità, non della giustizia», sottolineano al microfono i manifestanti. Quella “giustizia” che in qualche modo il “blocco antifascista” promette di concretizzare. Anche con il percorso, quello seguito dal corteo, che ha idealmente circondato via Frusa. Una sorta di morsa, mantenuta aperta solo dal massiccio schieramento delle forze dell’ordine.

Bandiere e fumogeni. Qualche petardo, un paio dei quali lanciati contro le forze dell’ordine, e volantini. Alcuni, tra quelli distribuiti, anche per chiedere la «liberazione di Alfredo Cospito dal 41 bis» (tema estraneo all’evento). «Siamo riusciti a compattare e a ricompattare tante persone e sigle che si riconoscono nei valori dell’antifascismo, ma respingiamo chi cerca di cavalcare la situazione, Pd in testa: gli stessi che hanno permesso l’apertura di queste sedi», l’accusa degli Studenti autorganizzati di Firenze, la rete che riunisce i collettivi medi della città. Una risposta di “piazza” a cui secondo i genitori e la rete di associazioni e sindacati (dall’Anpi alla Cgil) che hanno partecipato al corteo deve seguirne una molto più forte. «A partire dalle scuole, è necessario riaffermare i valori della Costituzione e dell’antifascismo», dicono. E mentre il corteo sfila, dal presidente della Regione Toscana Eugenio Giani arriva l’appello a chiudere in fretta le indagini. «L’individuazione dei responsabili affinché siano messi in maniera esemplare nelle condizioni di non nuocere più è il nostro imperativo morale – sottolinea –. Vedere quelle scene e quella cattiveria verso quei ragazzi da parte di loro coetanei è qualcosa di incredibile». 

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