Il Tirreno

La storia

Mina e quel finto “rapimento” nell’estate 1968 nel locale cult di Castiglioncello

Mina (al centro) con i goliardi castiglioncellesi
Mina (al centro) con i goliardi castiglioncellesi

Il curioso episodio davanti al pubblico del Cardellino: a fine serata gli universitari le consegnarono un papiro con il quale fu nominata “matricola honoris causa”

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CASTIGLIONCELLO. È il 1968, anno della contestazione giovanile: il 19 di agosto, Mina (che oggi, 25 marzo compie 85 anni) si esibisce al Cardellino, locale cult dell’epoca sul mare di Castiglioncello. Ma la cantante è in ritardo e la folla comincia a rumoreggiare. Scriveva sul Tirreno il corrispondente Dino Dini: «Ed ecco che si fecero largo fra la folla quattro o cinque universitari che indossavano grandi mantelli e cappelli goliardici di vari colori. Con tutta calma uno dei goliardi estrasse una pergamena e lesse il contenuto di essa al pubblico attonito. Gli universitari del “Granducato del Diavolo” annunciarono così di aver “rapito” Mina e di tenerla “sequestrata” in un albergo della costa. La cantante sarebbe stata rilasciata soltanto dietro pagamento di un riscatto che consisteva in una damigiana di vino, tre pani del contadino e dieci metri di salsiccia di “tosca maiala”, come si diceva nella pergamena. Al patron del locale, Vasco Meini, non rimase che pagare e fra gli applausi i “ricattatori” si ritirarono».

E ancora: «Una telefonata all’albergo con l’ordine del “rilascio”, e dopo qualche minuto Mina fece il suo strepitoso ingresso nel locale, accompagnata da un diluvio di applausi, e dagli assordanti fischietti degli studenti. Mina divertita e raggiante nel suo scintillante abito da sera, lanciò baci a tutti. Poi cominciò a cantare come solo lei sa fare. A fine serata gli universitari le consegnarono un “papiro” con il quale fu nominata “matricola honoris causa”».

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