Euforia amaranto, Joel Esciua: «Il Livorno è tornato. Presto il derby con il Pisa». E indica una categoria...
Il presidente amaranto parla del futuro del club, tra settore giovanile e ambizioni (a partire dal prossimo anno)
LIVORNO. «Il Livorno è tornato». Joel Esciua si lascia travolgere dall’entusiasmo. Dopo una stagione quasi trionfale che ha riportato la città nel calcio professionistico, il numero uno della società amaranto si abbandona alla gioia. Domenica pomeriggio non è voluto mancare alla sfida di Terranuova Bracciolini dove la squadra ha conquistato la promozione matematica in serie C con quattro giornate di anticipo. Ieri mattina (mercoledì 7 aprile), però, è volato subito in Francia dove era atteso da una serie di impegni di lavoro. Ma sul suo telefono sono arrivati messaggi di congratulazioni da ogni parte che hanno prolungato la festa anche al lunedì.
Presidente, il Livorno è tornato in serie C. Solo un primo passo verso palcoscenici più importanti…
«Ora ci godiamo questo bel traguardo che abbiamo raggiunto al termine di una stagione straordinaria. Ma già da domani dobbiamo rimetterci al lavoro per riportare il Livorno dove merita. Abbiamo già detto di voler ritornare in serie B entro tre anni e questo è il nostro prossimo obiettivo. Ma siamo consapevoli che vincere non è mai facile. In Serie C ci sono quattro posti per la Serie B: questo vuol dire che sale di categoria soltanto una squadra su quindici. Noi ci proveremo, ma ripetersi è sempre difficile. Diciamo che il prossimo anno puntiamo intanto ad essere una delle squadre outsider della Serie C».
La storia anche relativamente recente del Livorno non è certo fatta di calcio minore.
«Intanto abbiamo fatto in qualche modo giustizia riportando la squadra fra i professionisti. Giocare in campi piccoli, con capienze ridotte, era quasi una umiliazione per i nostri tifosi. Basta ricordare che in tre occasioni, e a mio modo di vedere ingiustamente, ci è stata vietata anche la possibilità di prendere parte alle trasferte. Insomma, abbiamo ridato dignità e credibilità al Livorno. Ora, indipendentemente dal girone di Serie C nel quale saremo inseriti, affronteremo molte squadre che hanno una tradizione e un blasone importanti. Questo, anche per dei tifosi esigenti come quelli amaranto, è un primo traguardo».
Il suo rapporto con i tifosi amaranto non è sempre stato idilliaco.
«Livorno ha un pubblico straordinario, passionale e al tempo stesso con grandi competenze calcistiche. I tifosi negli ultimi anni hanno dovuto subire i traumi delle retrocessioni prima e del fallimento della società poi. All’inizio ci sono state delle incomprensioni e anche noi, come società, probabilmente abbiamo sbagliato qualcosa. Forse dovevamo semplicemente conoscerci meglio. Nell’ultimo anno, però, le cose sono cambiate. Adesso siamo diventati tutti più maturi e costruttivi. E alla fine questo campionato lo abbiamo vinto tutti insieme, con una sorta di comunione di pensiero: il bene del Livorno».
A Livorno si guarda anche a quello che succede nella vicina Pisa. Il fatto che la squadra di Pippo Inzaghi stia lottando per la Serie A ha probabilmente messo ancor più pressione al Livorno. Con i tifosi che sognano di poter rivivere al più presto un derby.
«Guardi, io questa rivalità fra Pisa e Livorno la vedo in maniera strana. Secondo me c’è un odio che è soprattutto caricaturale. Dal mio punto di vista, il fatto che la Toscana abbia tante eccellenze calcistiche non è che un fatto positivo. Anche perché è una regione che ha il calcio nel suo Dna. Basta vedere quanti tecnici – da Lippi ad Allegri fino a Sarri – sono nati e cresciuti qui. Ben vengano dunque tante squadre toscane nelle massime serie. Quanto al derby con il Pisa, spero anch’io di vederlo al più presto. Magari proprio in Serie A. Anche se ritengo più probabile rivederlo fra i cadetti».
La serie B nel giro di tre anni. Poi un pensierino anche alla Serie A. Ma quale sarà la politica societaria del Livorno dei prossimi anni? Punterà sui giovani valorizzando anche il proprio vivaio oppure investirà in campagne acquisti importanti?
«In un’ottica imprenditoriale dovrei rispondere che la politica più giusta dovrebbe essere quella di puntare sui giovani guardando con grande attenzione al nostro ottimo vivaio. Un po’ come sta facendo con grandi risultati l’Empoli. Però bisogna anche pensare alla storia e alle ambizioni del Livorno. E allora non si può prescindere anche da una attività di mercato importante. Bisognerà trovare il giusto equilibrio. Se ci riusciremo, allora avremo raggiunto un grande risultato».
Ci dobbiamo aspettare novità da un punto di vista societario?
«Il Livorno, a livello dirigenziale, ha uno scheletro solido con una bella dose di competenze ben distribuite. Dunque non ci sarà alcuno stravolgimento. Naturalmente dovremo aggiungere qualche tassello, qualche funzione, anche perché ce lo impone il passaggio al professionismo. Ma non ci saranno rivoluzioni».
E a livello tecnico? Indiani resterà?
«Per quello che riguarda Indiani, ha fatto una stagione straordinaria. Lo abbiamo voluto fortissimamente e noi abbiamo tutte le intenzioni di confermarlo. Naturalmente, però, per farlo bisogna essere in due».