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L’intervista

Valentina Vezzali, 50 anni tutti d’oro con la Toscana nel cuore

di Luca Tronchetti
Valentina Vezzali, 50 anni tutti d’oro con la Toscana nel cuore

La regina italiana della scherma detiene il record di medaglie vinte: «La rivalità con Giovanna Trillini? In realtà è stata il mio modello»

19 febbraio 2024
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È la Signora delle Olimpiadi. La regina della scherma capace di collezionare 106 medaglie con 74 titoli assoluti in un palmares davvero unico e impossibile da battere. Ventotto anni di carriera l’hanno incoronata icona assoluta dello sport italiano e il 14 febbraio, in un’unica soluzione, ha celebrato compleanno, onomastico e festa del Santo. Valentina Vezzali, la wonder woman del fioretto mondiale con più ori conquistati nella storia assieme agli altri schermidori italiani Edoardo Mangiarotti e Nedo Nadi, ha voluto festeggiare i suoi primi 50 anni il giorno dopo, giovedì sera, in un ristorante di Jesi. Una leggenda della scherma che con il lavoro, la forza di volontà e un indiscutibile talento ha dimostrato di essere la Migliore in virtù di una tecnica sublime e una ferocia senza pari su tutte le pedane del mondo che l’ha portata a raggiungere traguardi impensabili. Non si partecipa per caso a cinque olimpiadi (dal 1996 al 2012) e non si vincono sei medaglie d’oro, 16 mondiali, 13 europei, 5 universiadi, 4 mondiali militari e 30 campionati italiani in 27 anni di carriera iniziata a 15 anni e conclusa a 42. La sua è una vita dedicata alla scherma. «Il mio motto? Nulla è impossibile: se credi a ciò che fai puoi fare grandi cose. Credere sempre, arrendersi mai».

Le origini

La piccola Valentina era destinata al nuoto: «Babbo si trasferì a Jesi per dirigere un grande maglificio e qualche anno dopo si portò nelle Marche anche la famiglia. Io ero la terza femmina e l’unica jesina doc. Con i genitori che lavoravano tutto il giorno, lo sport era un’àncora di salvezza e avrei dovuto seguire mia sorella Nathalie in piscina. Avevo sei anni quando venni convinta da mia sorella che vantava un titolo italiano allieve, e da una sua coetanea, che poi era la mia amica-rivale Giovanna Trillini, a frequentare la palestra di via Sollazzi. Mi accompagnò la mamma: ero pallida e minuta. E quello sport che richiedeva forza, abilità e coraggio non sembrava ricalcare le mie caratteristiche. Il maestro Triccoli era di ben altro avviso e mi accompagnò in segreteria, nonostante le perplessità di mia madre, per farmi firmare i documenti d’iscrizione. Per me è stato un secondo padre, mi ha insegnato il rispetto delle regole e fatto capire che la scherma è come la vita. Il mio più grande cruccio è quello di non aver fatto in tempo a regalargli la gioia di vedermi in gara nella prima olimpiade ad Atlanta nel 1996: due mesi prima un infarto se l’è portato via».

Scuola e sport

Primatista nello sport, competitiva nello studio. Promossa con il giudizio “ottimo” alle medie e con sessanta/ sessantesimi alla maturità. Eppure Vezzali e la scuola sono andate ai ferri corti: «Alle elementari avevo una maestra che sosteneva come lo sport fosse nemico dello studio portandogli via tempo prezioso. In quarta l’insegnante scrisse che non avevo raggiunto gli obiettivi fissati nel programma perché mi impegnavo troppo nella scherma». Un mezzo trauma per la piccola “Vale” che diventata campionessa, parlamentare e infine sottosegretaria allo Sport nel suo primo disegno di legge ha previsto di inserire il diritto allo sport nella Costituzione: «Perché lo sport non è una perdita di tempo, ma una palestra di vita con regole e valori dove si vince o si perde e alla fine ci si stringe la mano e si cerca di migliorare. E sono arrivata al risultato: l'insegnante di scienze motorie nella scuola primaria, la riforma del lavoro sportivo».

La Toscana nel cuore

«Una terra magnifica a cui mi lega la splendida vittoria di una prova di Coppa del Mondo under 20 di fioretto alla palestra Chiti di Pistoia. E poi come dimenticare i maestri Di Ciolo e Vannini a Livorno, città gemella di Jesi quando si parla di scherma, con l’antico circolo Fides dove sono usciti i più forti schermidori da Nedo Nadi ad Aldo Montano».

Il momento più bello

Tante le gioie e i trionfi di una carriera infinita _ dal primo oro individuale ai Giochi di Sydney 2000 all’ultimo ai mondiali a Mosca del 2015 _ riassunti in due momenti indimenticabili: «Campionato del mondo di scherma a Lipsia nel 2005 dove conquistai il mio quarto oro nel fioretto individuale a quattro mesi di distanza dalla nascita del mio primogenito Pietro. Il piccolo venne a Lipsia con me e mia madre e la notte scappavo dal ritiro per raggiungerlo. Vinto l’oro ebbi il permesso di tenerlo nel dormitorio. E poi l’emozione di essere portabandiera a Londra 2012 nell’anno delle “sorelle d’Italia”, il Dream Team rosa, con il podio tutto azzurro nel fioretto».

La rivale

Uno dei primi WhatsApp ricevuti per i suoi 50 anni è stato quello dell’amica-rivale Giovanna Trillini: «In realtà l’avversaria più tosta affrontata in carriera sono stata proprio io con il mio bel caratterino poco incline a fare sconti a me stessa e quindi agli altri. I miei successi più belli sono arrivati dalle sconfitte più cocenti. L’esasperato dualismo con Giovanna è stato ispirato dai giornalisti per suscitare maggiore interesse per la scherma femminile per decenni sul tetto del mondo, ma che finiva per riempire le pagine dei giornali solo per le Olimpiadi. In realtà io sono cresciuta imitando Giovanna, un esempio di professionalità e dedizione, e dai 14 anni ho lavorato per batterla e il momento è arrivato il 22 aprile 1994 alla finale dei campionati italiani assoluti».

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