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Prato, ditta chiusa e operai licenziati: inizia il presidio alla Welltex

Alcuni operai mostrano uno striscione di protesta davanti alla Welltex dove è iniziato il presidio sindacale (Foto Formichella)
Alcuni operai mostrano uno striscione di protesta davanti alla Welltex dove è iniziato il presidio sindacale (Foto Formichella)

«Dipendenti regolarizzati a marzo e azienda piena di lavoro»

03 novembre 2024
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PRATO. Resteranno a fare il presidio davanti all’azienda Welltex in via Galvani, zona sud di Prato, fino a che non verrà aperto il tavolo delle trattative sindacali. Da ieri, gli undici lavoratori dell’azienda a conduzione cinese, una filatura, hanno piantato le tende sul marciapiede e gli striscioni davanti ai cancelli della fabbrica per evitare, come dicono i sindacalisti del Sudd Cobas, che i macchinari vengano portati via. Il timore è uno; quello che avvenga una delocalizzazione o in un altra parte della città (magari con altro nome) o, molto più probabilmente in un’altra area d’Italia, della piccola azienda.

I lavoratori della Welltex nello scorso marzo erano riusciti, sempre seguiti dal sindacato dei Cobas, a giungere a una regolare trattativa contrattuale con i titolari della fabbrica. Posizioni dei lavoratori messe a norma, contratto di cinque giorni lavorativi su sette, ferie e permessi retribuiti. Tutto regolare da quel momento.

Ma da alcuni giorni, nelle mani dei lavoratori pachistani e bengalesi è stata consegnata la lettera di licenziamento in tronco, senza alcun preavviso e con la difficoltà ad accedere agli ammortizzatori sociali. «Non c’è alcuna istanza di fallimento né altri problemi economici dell’azienda, per quanto è dato sapere – spiega Arturo Gambassi sindacalista dei Sudd Cobas – e c’è già stata una prima riunione su questo caso in Prefettura alla quale era presente anche l’Inps. Ad oggi non arriva nessuna comunicazione da parte della Welltex e non si conoscono le loro intenzioni. Non è stata aperta una situazione di disagio economico né è stata chiesta la cassa integrazione da parte dell’azienda. È stato comunicata la chiusura delle ditta e il licenziamento, ma non si conoscono le ragioni. I lavoratori e il sindacato chiedono l’apertura di un confronto e un tavolo delle trattative con la Welltex e rimarremo qui in presidio, anche di notte, finché non giungeremo ad un incontro e ad un accordo».

C’è da scommettere che di fronte alla Welltex in via Galvani, si vedranno tende da campeggio e striscioni dei Sudd Cobas per altri giorni ancora. «Stiamo conducendo da anni la battaglia che conosciamo sui diritti dei lavoratori extracomunitari – prosegue Gambassi dei Cobas – e qui dove c’era una situazione che era stata regolarizzata, adesso oltre al rischio della perdita del posto di lavoro c’è quello che eventuali ammortizzatori sociali come la Naspi siano del tutto insufficienti. Qui ci sono persone che lavorano da sette anni alla Welltex, ma è solo da marzo scorso che sono stati regolarizzati. Tutta la parte con contratti part time di 4 ore, non può essere riconosciuta e l’eventuale Naspi diventa uno strumento debole».

Si ripropone il problema dei problemi; gli anni trascorsi con contratti dimezzati di poche ore settimanali e contribuzioni previdenziali estremamente ridotte. «Si arrivi ad un accordo di buonauscita – dice ancora Arturo Gambassi – con la Welltex, riconoscendo quanto dovuto ai lavoratori». Intanto, il presidio dei Sudd Cobas va avanti «finché non si arriverà ad una soluzione equa», ripetono quelli dei Cobas che proprio ieri hanno avuto modo di divulgare il buon esito del processo nel caso della Texprint la stamperia a conduzione cinese che è stata costretta a riassumere i sedici dipendenti pachistani licenziati e a pagare arretrati e contributi per circa 400mila euro. In quel caso il presidio era andato avanti per quasi 10 mesi a cominciare dal gennaio del 2021.
 

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