Sorpresa a Prato, ora anche i pronto moda cinesi sono in crisi: due i motivi principali
L’allarme di Wang Liping, presidente di Cna World China: «Il 40% è in difficoltà». Fatturati dimezzati
PRATO. Si sentono schiacciati, gli imprenditori cinesi dei pronto moda e del tessile pratese. E a schiacciarli, come dice l’imprenditore Wang Liping, 66 anni, presidente di Cna World China, «è la crisi economica che sta diventando sempre più pesante, con due guerre, quella Russa-Ucraina e quella israelo-palestinese, che stanno facendo crescere i prezzi delle materie prime e i tempi di lavorazione come mai era stato prima».
È l’onda lunga delle grandi crisi belliche, della rottura degli anelli di congiunzione nelle macroeconomie di scala, che si ripercuote sul distretto pratese e che accende la spia rossa.
«Oltre il 40 % degli imprenditori cinesi a Prato adesso è in crisi seria. E parlo anche di crisi nel pagare gli affitti delle aziende, dei capannoni. Il mercato delle materie e i trasporti stanno facendo salire i prezzi a dismisura e diventiamo non più competitivi per l’export. La situazione è davvero preoccupante, si sta fermando tutto il settore delle confezioni moda. I prezzi non sono sostenibili» spiega Wang Liping.
All’origine della crisi c’è di tutto; il peso degli anni precedenti, come il 2022 in cui i prezzi dell’energia schizzarono in alto all’impazzata, ma anche ì tanti passaggi di lavorazione di un tessuto che, dalla tintoria in poi si appesantiscono degli oneri di lavorazione. Inevitabile, si direbbe.
Ma c’è di più. «C’è che la guerra Russia-Ucraina ha chiuso di fatto tutto il mercato verso l’est Europa. E non sono solo i due paesi in conflitto a chiudere i mercati, ma anche i paesi della Ue attorno, come la Polonia e i paesi baltici dove le commesse sono crollate da tempo e continuano a scendere. Qui le confezioni e i pronto moda pratesi non vendono più», esclama ancora l’imprenditore cinese che si occupa principalmente di filati, altro settore dolente che a caduta risente di tutta la crisi del settore tessile. Si consideri che il Fondo monetario internazionale ha stimato che l’Ucraina nel solo 2022 ha subito un crollo del Pil fra il 35 e il 45 %. E ancora non si hanno dati sul 2023.
Il riflesso e l’onda della situazione arrivano anche a Prato e nel distretto tessile. «Le materie prime arrivano dall’Asia – spiega Wang Liping – con la guerra in Ucraina e le inibizioni alla Russia i trasporti costano adesso anche quattro volte di più. Poi ci sono i tempi di consegna che ora sono diventati lunghissimi con il rischio continuo della perdita di commesse».
Da diverse settimane, nel Macrolotto 1 nella zona di Iolo, dove si trova la maggior parte delle confezioni cinesi, il lavoro è rallentato. Meno luci accese di notte, si lavora meno, c’è meno movimento di camion e carichi-scarichi. Il campanello d’allarme appare più chiaro di ogni altro discorso. «Nell’anno in corso il fatturato delle aziende cinesi a Prato si è dimezzato. E già negli anni passati, la situazione era stata critica. Ma ora lo è ancora di più» prosegue il presidente di Cna World China.
Lo conferma anche l’Istat; a livello nazionale nei primi sette mesi del 2024 il settore tessile-abbigliamento ha perso il 10,8 % di produzione rispetto all’anno precedente. Da maggio 2022 a maggio 2024 il calo è stato addirittura maggiore; meno 25% di fatturato a livello italiano.
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