Appello nel vuoto, lo storico pastificio di Stefania chiude: «Le richieste non sono andate a buon fine»
Pontedera ha perso un’altra attività di riferimento: i macchinari portati a demolire
PONTEDERA. «Avrei voluto che fosse andata in maniera diversa. Ho chiuso con il cuore in frantumi». Cala il sipario sul negozio di pasta fresca in via Saffi e la titolare Stefania Ramacciotti, dopo 20 giorni dalla chiusura definitiva, ormai senza se e senza ma, ancora non riesce a riprendersi, a credere che la sua storica attività sia scomparsa nel nulla. Il fondo è vuoto, l'insegna è sparita e i 60 anni di vita di un'avventura apprezzata da generazioni di pontederesi sono arrivati al capolinea.
«Non c'è stato niente da fare. Nonostante avessi avuto diverse richieste, non potendo cedere oltre al pastificio, anche i locali, nessuna di queste è andata a buon fine. Pure le due associazioni che si erano dimostrate interessate – racconta Ramacciotti – hanno dovuto fare un passo indietro perché il tempo che restava a disposizione per decidere era troppo breve».
Il termine per lasciare il negozio, in cui Stefania era in affitto, scadeva il 31 ottobre. «Era rimasto pochissimo margine ma le procedure all'interno di un'associazione richiedono momenti di confronto e condivisione che in una manciata di giorni non potevano essere compiute», aggiunge. Così è sfumata la speranza di una seconda occasione, che solo qualche settimana fa sembrava invece vicinissima, per un'attività che è stata costretta ad arrendersi all'evidenza e che non potrà più deliziare i palati di tutti coloro che facevano la fila per portare in tavola, soprattutto la domenica o durante le feste, ravioli, tortellini e tagliatelle made in Pontedera. Stefania, ormai a un passo dalla pensione, a metà ottobre, aveva anche lanciato un appello dalle pagine de Il Tirreno. «Regalo i macchinari storici – aveva proposto - a chi è disposto a usarli per salvare la tradizione della mia Pasta Fresca».
Un ultimo tentativo insomma prima di dire addio a un negozio aperto nel 1965 e rilevato da sua zia nel 1978. Da allora Stefania è diventata per la città la regina della pasta fresca. Ogni giorno, per 47 anni, ha preparato l'impasto, modellato la sfoglia e lavorato tra farina, uova e fantasia. Ma quando ha deciso di ritirarsi, stretta tra il dispiacere e la nostalgia, ha tentato il tutto per tutto, offrendo in regalo le storiche attrezzature e i trucchi del mestiere a chiunque avesse volto farsi avanti. E nonostante il conto alla rovescia per la chiusura incombesse, aveva ricevuto tre proposte. Due da parte di associazioni che avrebbero avuto intenzione di rilevare la gestione per poter avviare inserimenti lavorativi dedicati a persone svantaggiate o fragili e un'altra da un privato. «Alla fine però – conclude – ho dovuto portare le macchine a demolire».
E questo epilogo è davvero un peccato, non solo per i decenni di storia volatilizzati ma anche per il successo commerciale che il negozio, sempre pieno di clienti, riscuoteva.