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Il lutto

San Miniato, morta la figlia della presidente del Tuttocuoio: «È stata un esempio per tutti»

di Andreas Quirici

	Un’immagine di Carlotta Andriolo in un video pubblicato sul suo account Instagram per raccontare la sua convivenza con la malattia
Un’immagine di Carlotta Andriolo in un video pubblicato sul suo account Instagram per raccontare la sua convivenza con la malattia

Ponte a Egola, Carlotta Andriolo, 32 anni, aveva scoperto di essere malata il 28 febbraio 2019, nella giornata delle patologie rare

19 ottobre 2024
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SAN MINIATO. 28 febbraio, giornata delle malattie rare. Una data simbolo per tante persone che convivono con queste patologie. Era così anche per Carlotta Andriolo che lo stesso giorno del 2019 ha scoperto di averne una alle ossa. E che esattamente tre anni dopo ha deciso, dal suo letto all’istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, di riprendersi in un video per raccontarsi e lanciare una raccolta fondi. La 32enne lo ha fatto parlando per la prima volta davanti a una telecamera per pubblicare un video sul suo account Instagram denominato “Cancroascendentecancro”, un nick name che la dice lunga su come abbia affrontato la malattia. Un viaggio lungo e sconosciuto, fino a questa notte, quando la figlia della presidente del Tuttocuoio, Paola Coia, e sorella del capitano neroverde Lorenzo Fino, ha chiuso gli occhi per sempre in una clinica a Milano dov’era ricoverata.

Laureata in lingue con specializzazione in cinese e inglese alla Bicocca di Milano, ha vinto una borsa di studio a Shanghai dove è cominciato il suo calvario.

Un cordoglio infinito per la morte di una ragazza che ha scelto di parlare della sua condizione apertamente, non rinunciando a niente, anche per provare a cambiare la mentalità delle persone che si trovano di fronte pazienti ai quali non sanno che dire. «Giorno dopo giorno – diceva Carlotta nel video del 2022 – realizzo che parlare di malattie è ancora un tabù. In pochi mi guardano e sanno chiedermi come sto vivendo questo momento. E credo che molto dipenda dalla paura della risposta, perché parlare di malattie o della morte non è semplice».

Riascoltare le sue parole mette i brividi ma fa capire il percorso di una donna cambiata dalla malattia nel pieno della sua crescita. «Sto imparando a vivere la paura – raccontava quasi tre anni fa –. Così come sto imparando questa mia nuova vita. E scopro tanti lati positivi. È un viaggio di cui non conosco la destinazione che, probabilmente finirà prima del vostro. Ma che mi permette di vivere nel senso più profondo del termine».

E Carlotta viveva. Scorrendo il suo account si vedono le tante trasformazioni a cui è stata obbligata dalla malattia di cui soffriva. Circondata sempre dai suoi tanti amici, partecipava alle feste, ai concerti, ai ritrovi tra persone che le volevano bene. È stata candidata e consigliera comunale alle elezioni del Comune di Trebisacce, in Calabria, dov’era nata. Ha lottato per se stessa e per i suoi familiari. Ha dato coraggio un po’ a tutti e ha cercato di fare breccia nelle persone che la guardavano convivere con quel male, con l’obiettivo di scambiare con loro opinioni e sentimenti, indipendentemente dal fatto di essere un paziente alle prese con cure sperimentali nei maggiori centri specializzati d’Italia.

«Mia figlia ci ha lasciato un messaggio importante – dice sua mamma Paola Coia –. Ha dato forza, coraggio, voglia di vivere a tutti. Ma soprattutto il suo è stato un messaggio di dignità. Che, fra l’altro, pretendeva da chi la circondava, prima di tutto i familiari. Non si doveva piangere, non si doveva nascondere la malattia. Il tumore andava chiamato col suo nome. Così come il cancro. La vita doveva andare avanti ed è stata così fino alla fine».

Carlotta lascia la mamma, il padre Gianfranco, il fratello Lorenzo e la sorella Fabiola. Non sarà celebrato il funerale, ma la sua salma verrà cremata e, come aveva chiesto, verrà organizzata una grande festa per ricordarla. «È stata un esempio – dice di nuovo Paola Coia –. Anche quando si è candidata alle elezioni a Trebisacce. È salita sul palco durante le malattie non vergognandosi, ma con l’obiettivo di fare una battaglia per la sanità calabrese. Era arrabbiata con il mondo della sanità che non investe per malattie come la sua di cui ce ne sono poche centinaia nel mondo».

Carlotta oggi non è più con noi. Ma chi l’ha conosciuta non potrà mai dimenticarla. Le sue risate, i suoi video quasi come se niente fosse, le fatiche per sopportare le terapie e i dolori, le difficoltà anche solo a fare i gesti che ognuno fa quotidianamente e che dà per scontati. Le sue risalite e i piccoli miglioramenti che riempivano il cuore di chi le è stato a fianco per tutto questo tempo. E che oggi piange nel suo ricordo. E ride al pensiero di averla per sempre accanto. Anche se non potrà più stringerla in un abbraccio.


 

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