Il Tirreno

Pontedera

Peccioli Alta Valdera
Peccioli Alta Valdera

Sfida vinta, Francesca porta il suo coraggio a 4.215 metri

Paola Silvi
Francesca Masi, insieme ai compagni di avventura Andrea Cucini, Alessio Piccioli e Franco Laudanna Del Guerra
Francesca Masi, insieme ai compagni di avventura Andrea Cucini, Alessio Piccioli e Franco Laudanna Del Guerra

Due anni dopo il trapianto la psicologa scala la piramide Vincent per aiutare la campagna di sensibilizzazione sulle neoplasie

05 agosto 2022
3 MINUTI DI LETTURA





Peccioli «Immersa in un mare di nuvole. Erano sopra e sotto di me. Un panorama così l’ho visto solo dall’aereo. Mai coi piedi per terra». Francesca Masi, paziente con mielofibrosi, un raro tumore del sangue, racconta la sua impresa.

Sono trascorsi pochi giorni da quando si è arrampicata sulla piramide Vincent, a 4.215 metri di altitudine. Non ha raggiunto proprio la vetta del Monte Bianco come prevedeva il progetto originario spiegato passo passo nella rubrica Facebook “Fino in cima”, ospitata dalla pagina Mielo-Spieghi, la campagna di informazione sulle neoplasie mieloproliferative croniche, promossa da Novartis, con il patrocinio di Ail.

Ma niente è cambiato rispetto al significato della sua avventura, della testimonianza che ha messo in campo. «Purtroppo – spiega la psicologa di Fabbrica di Peccioli, con la passione della lettura e della scrittura – il meteo pazzo di quest’estate ci ha costretto a rivedere i nostri piani. Era fortemente sconsigliata dal collegio delle guide alpine la scalata al Monte Bianco. Così abbiamo dovuto rivedere il programma e ci siamo fermati alla seconda uscita propedeutica».

Francesca è partita insieme al marito Andrea Cucini (trail runner), Alessio Piccioli (istruttore Cai) e Franco Laudanna Del Guerra (guida alpina) il primo di luglio. «Perché è utile – prosegue – per le persone come me, con un apparato cardiocircolatorio stressato dalle cure e dalla malattia, stare un po’ di tempo in quota prima di tentare il percorso che abbiamo affrontato comunque per gradi. Prima la camminata sul Gran Paradiso dove siamo arrivati a 3. 500 metri e poi la Piramide, una montagna del massiccio del monte Rosa nelle alpi pennine. L’ultima tappa sarebbe stata il monte Bianco. Il giorno in cui dovevamo partire hanno recuperato e salvato due spagnoli che erano in pericolo, con gli elicotteri. Ci abbiamo ragionato tanto ma non potevamo agire da irresponsabili. Del resto, questo cambiamento non ha modificato di una virgola il messaggio che volevamo trasmettere: portare fino in cima il coraggio e la speranza di chi ogni giorno convive con un tumore».

Francesca ha spinto in vetta la sua forza e la sua resistenza ma anche quella di tutti gli altri pazienti con cui durante questi mesi è stata in contatto. Perché il traguardo, al di là degli ultimi 500 metri non percorsi, questa all’incirca la differenza tra Vincent e il Bianco, è un simbolo. È la vita che vince sulla morte. Il trapianto che sconfigge la malattia. «In molti mi hanno scritto frasi tipo “cammina per noi”, “speriamo di poterlo fare anche io”. Il senso era quello di lanciare una possibilità a chi ancora sta soffrendo. Spesso si guarisce – dice – e la mia è un’esperienza reale».

Francesca, a luglio di due anni fa, era stata appena trapiantata. Con un decorso post operatorio piuttosto lento. La settimana scorsa invece ha sfiorato le stelle, galleggiato fra le nuvole. «Quest’avventura – continua – voleva celebrare lo slancio vitale, comunicare il valore della ricerca scientifica per i pazienti oncologici e ringraziare i donatori». Costruirsi una nuova quotidianità e darsi piccoli e grandi obiettivi di vita si può. La salita è insomma metafora della malattia. Chi sta male, ogni giorno scala montagne di difficoltà. «L’affanno e la stanchezza che si provano mentre si affronta il dislivello ricordano le fasi del tumore, delle chemio e della convalescenza. È terapeutico». Francesca ha vinto anche la sua sfida personale. «Ho lottato tanto, mi sono impegnata e alla fine ho raggiunto belle soddisfazioni. Sono sempre stata un’amante del trekking ma non una professionista. Per ottenere questo risultato, che supera anche le prestazioni alle quali ero abituata prima della malattia, mi sono allenata e preparata. È stata una magia. E questo conferma che lo sport aiuta tantissimo nelle patologie», conclude. A settembre, a Pontedera, organizzerà un evento conclusivo per la raccolta fondi a favore di Ail Firenze, nel quale parlerà della sua impresa.
 

Primo piano
La tragedia

Montemurlo, muore a 15 anni in casa per un malore improvviso

Sportello legale