Il Tirreno

Pistoia

La sentenza

Bruschi Vivai, la “Giorgio Tesi” condannata a pagare più di un milione

di Lorenzo Carducci
Bruschi Vivai, la “Giorgio Tesi” condannata a pagare più di un milione

Il giudice civile: piante sottostimate, da risarcire la curatela fallimentare

3 MINUTI DI LETTURA





PISTOIA. A poco più di un mese dalla sentenza con cui la corte di Cassazione ha confermato il fallimento della Bruschi Sandro Vivai, dichiarato il 10 ottobre del 2018, sull’intricata vicenda giudiziaria che riguarda l’azienda di Badia a Pacciana, da cui è scaturito anche un procedimento penale per bancarotta fraudolenta, arriva un’altra sentenza significativa. Il tribunale civile di Pistoia ha condannato la società agricola Giorgio Tesi a pagare un milione e 14.471 euro alla curatela fallimentare dell’impresa Bruschi Vivai, per aver acquisito fittiziamente a ottobre 2016, in accordo con Sandro Bruschi e in assenza di corrispettivi economici adeguati, circa 28mila piante della sua azienda. Sottraendole così alle pretese dei creditori di quest’ultima, dichiarata poi fallita due anni dopo.

Le piante erano quelle situate sui terreni dell’azienda La Pineta in via dell’Amicizia – anch’essa di Sandro Bruschi – anche se appartenevano ai Vivai Bruschi, che aveva preso in affitto La Pineta dal 2000. L’imprenditore aveva rilevato La Pineta per poi utilizzarla per ottenere linee di credito con le banche e finanziare la vera azienda vivaistica, gravata da una pesante situazione debitoria.

Nella sentenza emessa dal giudice del tribunale di Pistoia Elena Piccinni, si legge che si ritiene «accertata la condotta illecita perpetrata dalla società La Pineta e dalla società agricola Tesi Vivai in danno dei creditori dell’impresa individuale Vivai Sandro Bruschi».

La Pineta sarebbe condannata in solido con Tesi Vivai, ma anch’essa è sotto curatela fallimentare e non ha partecipato al procedimento.

Tutto nasce appunto nel mese di ottobre 2016, con i contratti di affitto di azienda e i contratti estimatori ad essi collegati – aventi ad oggetto le piante ubicate sui terreni oggetto d’affitto – conclusi da Sandro Bruschi (sia come titolare dell’omonima azienda vivaistica che come legale rappresentante de La Pineta) e Tesi Vivai. Contratti ritenuti simulati e che sottostimavano le piante, con corrispettivi pattuiti non adeguati al valore delle stesse, pattuito in 1,8 milioni di euro a fronte dei 9 milioni dal consulente della procura di Pistoia. Sulla base anche di diverse testimonianze, è emerso che i contratti sono stati posti in essere in un momento di conclamato stato di insolvenza della Vivai Bruschi, ben noto a tutti i soggetti coinvolti. Di fronte ai ritardi accumulati nel pagamento dei propri dipendenti e alle difficoltà con le banche, Bruschi si sarebbe accordato con Tesi Vivai per “spogliare” la Vivai Bruschi di tutti i propri beni aziendali tramite quei contratti, compreso il contratto estimatorio tra La Pineta e Tesi (oggetto di questa causa civile) sulla cessione delle piante collocate sui terreni della prima ma di proprietà di Vivai Bruschi. Tali accordi non recavano alcun vantaggio economico ai Vivai Bruschi, perché Tesi si obbligava esclusivamente a pagare il prezzo o a restituire le piante dopo 18 anni.

Secondo la perizia del consulente tecnico d’ufficio, le piante presenti in via dell’Amicizia erano 28mila, per un valore complessivo di 1 milione e 14.471 euro, frutto della somma (che emerge dal bilancio La Pineta 2016) tra i 236.621 euro di rimanenze e i 777.850 euro di piante acquistate di recente. Pari pari, la cifra che Tesi Vivai è stata condannata a pagare nei confronti della curatela fallimentare Bruschi a titolo di risarcimento del danno. E che è destinata ad aumentare con la rivalutazione monetaria e gli interessi.

Sugli stessi fatti, è tuttora in corso davanti al tribunale penale il processo nato dalle indagini della procura. Sotto processo, per il reato di bancarotta fraudolenta in concorso, Sandro Bruschi e altri tre imputati: il vivaista Fabrizio Tesi e i professionisti Marco Cappellini e Lorenzo Marchionni, che curarono le trattative e i contratti tra i due imprenditori, ritenuti dall’accusa solo un espediente per sottrarre il patrimonio dell’azienda ai creditori.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Primo piano
Tutto quello che c’è da sapere

Bonus asilo nido, fino a 3mila euro l’anno a famiglia: come ottenere i soldi e chi può richiederli

Sportello legale