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Pisa, è uno stop da metabolizzare nel segno tracciato da Bolivar

di David Biuzzi
Pisa, è uno stop da metabolizzare nel segno tracciato da Bolivar

Il punto: da Reggio Emilia con un carico di consapevolezza

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Simon Bolivar, al Libertador, non è stato solo un generale e patriota. Nella sua vita romanzesca, non a caso lui e le sue gesta sono in quasi tutte le (geniali) opere di Gabriel Garcia Marquez, ha conquistato l’indipendenza dal giogo spagnolo di Colombia, Perù e Venezuela oltre al paese a cui a ha dato il nome, la Bolivia. È, insomma, uno dei personaggi più rappresentativi della storia dell'America Latina. Uno che ha lottato e conquistato. E che in questo senso ha lasciato, tra le altre, una lezione (di vita) che oggi più che mai vale anche per il Pisa: l'arte di vincere la si impara nelle sconfitte.

Anche quelle che bruciano, come nel caso del ko di Reggio Emilia. Già, perché anche a distanza di giorni il rammarico resta, il retrogusto amaro non svanisce. Nei meandri della partita, infatti, c’è stato altro. La sofferenza della prima parte, vero, ma anche la crescita iniziata attorno al 30’ e culminata con un ultimo spicchio di partita letteralmente dominato dai nerazzurri. Ecco perché, alla resa dei conti, di certo non si può sorridere per non aver raccolto niente nel primo dei due big match, ma se c’è un messaggio che Sassuolo-Pisa ha mandato forte e chiaro ai naviganti è che il gruppo di Inzaghi e la loro gente hanno tutto, ma proprio tutto per coronare quel grande sogno iniziato a luglio e coltivato partita dopo partita, giorno dopo giorno. Il passo falso del Mapei Stadium non solo non ridimensiona per niente i nerazzurri ma paradossalmente aumenta, o almeno dovrebbe, la consapevolezza di essere padroni del proprio destino, di poter (e dovere) arrivare fino in fondo. L’atteggiamento, lo spirito della squadra in questo senso valgono anche più del punto che il Pisa avrebbe meritato ma che non è arrivato per questione di millimetri (traversa di Meister). Giocando così, insomma, perdere non è impossibile, e lo abbiamo visto, è la cosa che ha meno possibilità di verificarsi.

Certo se è successo qualcosa di sbagliato c’è stato. È chiaro. Dettagli, come qualche sincronismo che non ha funzionato nella chiusura sugli esterni. Sul proprio fianco sinistro, in particolare, dove dare all’educatissimo piede di Berardi la possibilità di prendere la mira (al cross) è costato pericoli e gol decisivo. Quando sale l’asticella, e a livello di avversario stavolta era davvero al top, quella dell’attenzione deve fare lo stesso. Serva da lezione, proprio come insegna Bolivar, perché lo Spezia non è il Sassuolo ma è un altro avversario cui è doveroso e obbligatorio assicurare il massimo rispetto.

Il resto potrebbe venire da solo. Perché il Pisa e il popolo nerazzurro sono uniti come non mai e insieme, stavolta lo hanno visto in tutta Italia e anche oltre confine, sono davvero una forza. 

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