Il caso
Anna Bongiorni, la freccia rossocrociata
Primo titolo assoluto per la velocista pisana, che migliora anche il suo record personale nei 60 metri indoor: 7”26
PISA. La pisana Anna Bongiorni, in forza al gruppo sportivo dei Carabinieri (ex-Forestale), ha vinto ad Ancona il suo primo titolo assoluto ai campionati italiani indoor di atletica leggera nei 60 metri piani. Il grande risultato, al di là del titolo, è stato ottenuto con una prestazione di ottimo livello corredata anche dal primato personale di 7”26, ottenuto in semifinale, confermato poi dal 7”30 corso in finale. 7”26 è il quarto miglior tempo mai corso da una italiana, ad appena 7 centesimi dall’ormai storico record di Marisa Masullo (Budapest 1983).
Abbiamo incontrato una sorridente Anna all’indomani del successo italiano e la abbiamo posto delle domande per cercare di far conoscere meglio questa giovane campionessa.
Oltre alla tua vita sportiva, cosa fai?
«Studio: quinto anno di Medicina qui a Pisa, come specializzazione mi piacerebbe fare o pediatria o reumatologia. Sono argomenti piuttosto differenti ma ho ancora tempo per pensarci».
Passando alla tua carriera sportiva, tu hai avuto grandi risultati nelle categorie giovanili e poi un lungo periodo caratterizzato da infortuni: cosa è successo esattamente?
«Dopo i primi ottimi risultati ho avuto un sacco di problemi fisici che sono stati ricondotti a problemi di schiena solo dopo un bel po’ di tempo. Nel frattempo, però, la frustrazione è stata tanta ed era cresciuto un senso di insicurezza che, d’accordo con babbo e con il mio gruppo sportivo militare, abbiamo deciso di combattere cercando un nuovo ambiente e nuovi stimoli trasferendomi a Rieti ed allenandomi col gruppo coordinato da Roberto Bonomi con il quale si allena ed ha trovato una nuova vita sportiva anche Ivet Lalova (la velocista bulgara con un personale di 10”77 sui 100, moglie dell’ex velocista azzurro Collio, già campionessa d’Europa e quarta all’Olimpiade di Atene, nda). A Rieti mi sono trovata subito benissimo perché le strutture sono al top e la preparazione è andata subito liscia e in questi due ultimi anni che ho passato là ho anche vinto il campionato italiano under 23, ho cominciato a fare le nazionali assolute, sono andata ai mondiali di Pechino ed anche l’anno scorso avrei potuto fare bene se solo la staffetta italiana si fosse qualificata per l’Olimpiade di Rio. Diciamo che ora sto anche raccogliendo i frutti del lavoro dell’ultimo anno».
Gli infortuni sono quindi un lontano ricordo?
«Diciamo che non è stato banale trovare la causa ma, una volta individuata, ho svolto un lavoro sulla postura sia qui presso la Fisiokinetic di Pisa sia giù a Rieti con i fisioterapisti ed osteopati della Forestale, ora Carabinieri, che mi seguono ogni giorno e che mi hanno dato un grande sostegno».
E dal punto di vista della metodologia di allenamento e della programmazione è cambiato qualcosa con Bonomi a Rieti?
«Dal punto di vista della programmazione è cambiato parecchio: in realtà, io gli avevo chiesto di non fare le indoor perché negli anni scorsi mi ero fatta male proprio con questo tipo di gare e mi sembrava anche una stagione corta. All’inizio mi aveva assecondato poi, in realtà, abbiamo fatto dei test positivi a dicembre/gennaio ed abbiamo deciso di provare ed i risultati, in effetti, sono andati molto oltre le aspettative e sono molto contenta di averci provato ed aver vinto il campionato perché quest’anno c’erano veramente tutte le migliori specialiste italiane e poi era anche il compleanno del mio allenatore e ci tenevo tanto a fargli un regalo. Inoltre abbiamo sfatato anche il mito coi miei genitori che ogni volta che sono venuti a vedermi mi avevano finora portato sfortuna. Dal punto di vista degli allenamenti, non ho trovato grandi differenze fra la metodologia adottata da babbo rispetto a quella di Bonomi perché provengono entrambi dalla scuola di Vittori (l’allenatore di Mennea nda) anche se sicuramente con il prof. Bonomi ho lavorato molto di più sulla forza, sia in termini di carichi che di quantità, ed ora riesco a sopportare bene di base questo tipo di allenamenti grazie al lavoro che ho svolto in questi ultimi due anni. Dal punto di vista della tecnica, invece, Bonomi mi ha dato poche indicazioni perché babbo mi aveva già impostato bene l’assetto di corsa».
È cambiato qualcosa nel rapporto figlia-allenatore dopo la tua scelta di andare a Rieti da un nuovo allenatore?
«Il mio allenatore ora è Bonomi ma in questo periodo sono più spesso a Pisa e babbo mi segue di più ma sempre secondo i programmi di allenamento di Bonomi. Anche babbo ora è molto più tranquillo di prima perché anche lui ha vissuto male quel periodo in cui mi infortunavo sempre ed ora che sono più serena anche il mio rapporto con babbo, che comunque è sempre stato buono, è cresciuto ancora».
Dopo questi ottimi risultati, la domanda scontata è chiederti su cosa punti per la stagione all’aperto, 100 o 200?
«Dopo i risultati sui 60 è immediato pensare ai 100 metri ma a me piacciono molto i 200, sia perché mi è sempre piaciuto correre la curva, anche in staffetta, sia perché ho un buon lanciato e quindi spero bene anche per la distanza doppia».
Quest’anno ci sono i mondiali a Londra: ci fai un pensierino?
«I minimi per i mondiali sono molto tosti e sarà difficile ma diverso è il discorso della staffetta. Ad aprile ci sono i campionati di staffetta alle Bahamas e dovrei andare. Se riusciamo ad entrare in finale nelle prime 8 allora siamo qualificate direttamente per Londra altrimenti speriamo di andare rientrando fra le altre 8 del ranking mondiale».
Però la stagione indoor non è ancora finita: ora ci sono i campionati europei a Belgrado fra due settimane. Che ti aspetti di fare?
«Non so: a me quest’anno piace stupirmi. Già mi sembrava difficile ripetere il 7”32 di fine gennaio ma ora, con i tempi realizzati agli italiani, penso che potrei andare ancora forte. In Europa ci sono 5 tedesche sotto i 7”25 anche se solo 3 possono partecipare agli Europei, poi c’è qualche inglese, l’ucraina Povh, insomma, anche se non dovrebbero esserci l’olandese Schippers, la Lalova e l’inglese Asher-Smith, la concorrenza è sempre forte. Sicuramente la semifinale è alla mia portata e se riuscissi a limare qualcosa al 7”26 di Ancona, un pensiero alla finale ce lo potrei fare».
Franco Pizzi