Ex allievo della Normale ucciso in Colombia, la pista del rapimento finito male
La zona dove è stato ritrovato Alessandro Coatti vede la presenze di bande paramilitari. Le forze dell’ordine hanno sequestrato il pc con il quale i genitori tenevano i contatti con il figlio
PISA. Gianni Coatti è bianco in volto. Ha il viso teso, stravolto, carico di tensione. «Ci hanno appena comunicato di aver trovato un’altra parte del corpo di mio nipote Alessandro Coatti. Un passo fondamentale per capire quello che gli è successo. La confusione è tanta, le ipotesi anche ma pare si stiano concentrando sulla pista del rapimento a scopo di riscatto e qualcosa è andato poi storto. Il traffico di organi? Può darsi, certo. Ma questo lo capiremo dall’autopsia. Anche il busto è stato ritrovato in un sacchetto poco lontano dal luogo della valigia e forse qualche elemento in più potrà venire fuori».
Una zona molto pericolosa
L’omicidio in Colombia, quasi certamente il 4 aprile. Il corpo di Alessandro Coatti, biologo molecolare 38enne diplomato alla Normale a Pisa, è stato fatto a pezzi, messo in una valigia e la stessa gettata da un ponte nei pressi dello stadio Sierra Nevada, nel quartiere di Villa Betel, a Santa Maria. Il biologo nato a cresciuto a Longastrino, nel Ferrarese, dopo anni di lavoro in Inghilterra, dallo scorso gennaio, aveva cominciato a lavorare da solo in Sud America. Al centro dei suoi interessi sempre le scienze naturalistiche ma questa volta aveva lasciato tutto. Era già stato in Ecuador, Perù e Bolivia. In Colombia ha trovato la morte, in circostanze terribili e non ancora chiarite. La località dove è stato ritrovato Coatti, capoluogo del dipartimento di Magdalena, si trova in una zona sotto l’influenza delle Forze di autodifesa della Sierra Conquistadores, un gruppo paramilitare che, come ha scritto la stampa locale, ha sospeso i colloqui di pace con il governo il giorno in cui lo scienziato è stato visto l’ultima volta mentre usciva dall’ostello, ma non ci sono indizi in questa fase che colleghino l’organizzazione alla scomparsa di Coatti.
Il giallo
Il comandante della polizia metropolitana di Santa Marta, il colonnello Jaime Ríos Puerto, ha spiegato che Coatti non aveva precedenti penali, né aveva ricevuto minacce in precedenza. «Era un turista, uno scienziato senza legami sospetti», ha sottolineato. Resta ignoto, dunque, il movente dell’omicidio.
Santa Marta è la base ideale per le escursioni nel Parco nazionale naturale Tayrona, dove il biologo ferrarese era già stato, e a Teyuna, sito archeologico nelle montagne della Sierra Nevada. Nella provincia del Magdalena, sulla costa caraibica della Colombia, si registra, però, la forte presenza delle Autodefensas Conquistadoras de la Sierra Nevada (Acsn) , banda armata conosciuta anche con il nome di “Los Panchos”. Secondo il portale specializzato “Insight Crime”, la formazione illegale punta a controllare le rotte del traffico di stupefacenti e governa un’intensa attività di estorsione, soprattutto sfruttando l’indotto creato dal turismo. L’Ambasciata italiana a Bogotà, in stretto raccordo col ministero degli Esteri, «segue con la massima attenzione» la vicenda ed è in contatto con i familiari e le autorità locali, assistendo la famiglia in tutti i passaggi per il rientro della salma, mentre la Procura di Roma avvierà un fascicolo di indagine. Il procedimento per omicidio sarà coordinato dal procuratore capo Francesco Lo Voi.
Le indagini
«I genitori di Alessandro erano sempre in contatto con lui – va avanti lo zio Giovanni –, ed è per questo che sono venute le forze dell’ordine a sequestrare il pc di mio fratello. Lo seguivano dal computer, loro come anche due suoi cari amici che stanno in Inghilterra».
Lo scienziato era arrivato all’albergo Marovi, pensione a due stelle del centro storico il 3 aprile. Il personale dell’Hotel ha riferito che Coatti aveva più volte chiesto informazioni sulla strada per arrivare a Minca. Coatti avrebbe lasciato la struttura il 5 aprile scorso affermando di volersi recare al Mercato pubblico con l’intenzione di trovare lì un trasporto per il Parque Tayrona.
Da quel momento non si sono più avute notizie di Coatti, fino al ritrovamento il giorno seguente di una valigia con braccia e testa. E ieri, mercoledì 9 aprile, anche il busto. «È un orrore indescrivibile e noi al momento non possiamo fare altro che aspettare. Non ci fanno partire, dicono che non avrebbe senso in questo momento».