Il Tirreno

Grosseto

Il caso

«Turetta libero», la scritta appare sullo schermo all’incontro con le scuole: le studentesse reagiscono al messaggio del coetaneo

di Matteo Scardigli
«Turetta libero», la scritta appare sullo schermo all’incontro con le scuole: le studentesse reagiscono al messaggio del coetaneo

Durante un incontro sulla parità a Grosseto, appare la scritta “Filippo Turetta libero”: la risposta è ferma

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Grosseto Contestualizzare e decostruire per riportare la stupidaggine – chiamiamola così – all’interno del dibattito. Anche se la reazione più diretta e immediata era già arrivata, e con estrema chiarezza, dalle “dirette interessate”.


Siamo in una Sala Eden gremita di studentesse e studenti. La cornice è una bella mattinata organizzata dalla “Rete a scuola di Pari opportunità” e ci sono Isis Follonica, ufficio scolastico provinciale (provveditorato, si chiamava un tempo) e Asl. È una mattina dedicata a “Dialoghi per il futuro: Pari opportunità e benessere”: si parla di relazioni sane, vari tipi di violenza e Codice rosa (dal punto di vista legale), quel Codice rosa che a Grosseto è nato e cresciuto fino a diventare una buona pratica esportata in mezzo mondo. 

Il questionario anonimo per parlare con la giovane platea

Per interagire con la giovane (e giovanissima) platea, gli organizzatori hanno scelto tra gli altri un metodo consolidato, il questionario anonimo: gli argomenti sono delicati (sul maxischermo si proiettano anche le ormai celebri parole del padre di Giulia Cecchettin: «Penso che la violenza di genere non si combatta con le pene, ma con la prevenzione»), i “votanti” ovviamente minorenni… insomma, questo è il sistema in grado di garantire a tutti di esprimersi nell’anonimato e in totale libertà da qualsiasi giudizio; tra l’altro le risposte vengono inoltrate tramite cellulare, quindi in tempo reale, il che rende la cosa più efficiente.

Il segreto dell’urna, però, è stuzzicante. Lo sa bene quel Paese che – era il 2013 – voleva al Quirinale Valeria Marini, Rocco Siffredi o Giovanni Trapattoni; e quelli erano deputati.

La frase «Filippo Turetta libero»

Fatto sta che qualcuno scrive «Filippo Turetta libero»; due giorni dopo la sentenza nella quale i giudici non hanno riconosciuto le aggravanti della crudeltà e dello stalking all’uomo condannato all’ergastolo, in primo grado di giudizio, per l’omicidio dell’ex fidanzata – Cecchettin – commesso l’11 novembre 2023.

La frase è a tutto schermo. E qui succedono due cose.

La reazione delle studentesse e degli psicologi

La prima: gli psicologi Asl leggono quel messaggio, al pari di tutte le altre, e al pari di tutte le altre la trattano; comprendendo molto bene che dietro a quel messaggio potrebbe anche celarsi una vulnerabilità di chi lo ha inviato, ma altrettanto consapevoli che quella risposta non può essere considerata inoffensiva, la contestualizzano, la “smontano” e ne rimettono gli elementi sui binari del dialogo.

E la seconda, che – in verità – in ordine cronologico arriva un attimo prima: due ragazze si alzano e prendono il microfono, e a voce alta esprimono il proprio dissenso nei confronti della frase incriminata e del suo autore (o dei suoi autori, sempre per la faccenda dell’anonimato). Segno inequivocabile e tangibile che il messaggio della giornata non solo è passato ma ha lasciato il segno.

A introdurre i lavori Alessandra Liberatore, dirigente del provveditorato, la prefetta Paola Berardino e l’assessore alla cultura Luca Agresti. Hanno partecipato Francesco Baccetti e Francesco Toninelli (psicologi Asl), Chiara Marchetti (presidente della Commissione delle politiche di genere di Follonica) e Alessandra Pifferi (viceresponsabile rete Codice rosa)
 

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