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Cisanello, caos pronto soccorso: ecco il piano di Regione e Aoup

di Giuseppe Boi
Cisanello, caos pronto soccorso: ecco il piano di Regione e Aoup

Le ipotesi sul tavolo per affrontare l’emergenza sovraffollamento

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PISA. Dall’attivazione di nuovi posti letto, all’apertura di un reparto di cure intermedie a Cisanello, passando per l’analisi dell’offerta di cure domiciliari nella zona pisana e dei flussi delle dimissioni intraospedaliere, fino al via libera al progetto di dimettere i pazienti anche tra le 20 e le 24.

Sono le cinque ipotesi sul tavolo di Regione, Azienda ospedaliera universitaria pisana e Asl Toscana nord-ovest per affrontare l’emergenza sovraffollamento nel pronto soccorso dell’ospedale di Pisa. Un vero e proprio piano, definito di «miglioramento», messo a punto la scorsa settimana dopo i disagi e le polemiche per le ambulanze in fila davanti all’ospedale, i pazienti in attesa di ricovero per ore (in alcuni casi giorni) e il caos nel reparto di emergenza urgenza che mette a rischio non solo la qualità dell’offerta sanitaria, in termini di sicurezza e qualità delle cure, ma anche e soprattutto di tutela della salute sia del cittadino sia degli operatori coinvolti.

Vale a dire quella situazione esplosiva – raccontata quotidianamente dal Tirreno – che ha portato a riunirsi intorno allo stesso tavolo i vertici di Regione, azienda ospedaliera e azienda sanitaria. Una riunione, promossa dall’assessore regionale alla sanità Simone Bezzini, che si è tenuta lunedì scorso presso la direzione “Sanità, welfare e coesione sociale” della Regione alla presenza del relativo direttore Federico Gelli, di Michela Maielli del settore “Assistenza ospedaliera, qualità e reti cliniche”, della direttrice generale e del direttore sanitario dell’Aoup Silvia Briani e Grazia Luchini, dei direttori del dipartimento di Emergenza-urgenza e dello staff direzionale dell’Asl Toscana nord-ovest Paolo Carnesecchi e Alessandro Sergi.

Il punto di partenza è stata la presa d’atto che la sanità pisana ha messo in atto quanto già previsto dalla delibera 532/2023 della Regione Toscana. Vale a dire quelli interventi – finanziati con un fondo di 2, 5 milioni di euro per tutta la Toscana – con l’obiettivo di ottimizzare i percorsi ospedalieri e la percentuale di ricoveri. Da qui la presa d’atto, di fronte all’emergenza esplosa nella seconda parte del mese di gennaio, di prevedere ulteriori interventi.

Il primo punto del “piano di miglioramento” è aumentare il numero dei posti letto per i ricoveri dei pazienti. Nelle previsioni del tavolo di lunedì scorso si ipotizza di non lasciare l’azienda ospedaliera da sola, ma di coinvolgere l’Asl Toscana nord-ovest attraverso i Cot, le Centrali operative territoriali attivate a Pisa, Volterra e Pontedera grazie ai fondi del Pnrr.

Una soluzione logica, per altro già adottata dalla stessa Aoup lo scorso 21 gennaio, attivando 12 posti letto che hanno allentato la pressione sul pronto soccorso. Una soluzione che però no aiuta ad affrontare – e ancor prima a capire – i perché dell’emergenza. Per farlo si è individuata la necessità di effettuare un’analisi dell’offerta di cure domiciliari sulla zona pisana e delle dimissioni intraospedaliere tra i due presidi di Pisa.

Ancor prima che arrivino i risultati dell’analisi, però, sul tavolo ci sono altre due ipotesi. La prima è l’apertura di posti letto di cure intermedie – o di posti letto a rapido turnover – a Cisanello. Prima di attivarli sarà necessario uno studio di fattibilità, ma è evidente come possa essere una soluzione a quelle carenze di servizi sul territorio e che, in attesa delle Case della salute, si riversano sul pronto soccorso dell’ospedale.

L’ultima ipotesi presente nel “piano di miglioramento” è anche la più rivoluzionaria e, probabilmente, complessa da realizzare: effettuare le dimissioni dei pazienti da Cisanello e Santa Chiara non solo la mattina e il pomeriggio, ma anche tra le 20 e le 24.

Una soluzione che comporta una riorganizzazione delle presenze nei reparti e che, per poter essere presa in considerazione, passa dalla disponibilità delle associazioni di volontariato. Vale a dire chi è spesso chiamato a portare a casa i pazienti dimessi e che si dovrà organizzare con orari non certo consoni a un’attività di volontariato.

Volontari già provati dal caos di questi giorni al Pronto soccorso. Di fatto spesso sono costretti ad attendere per ore nelle ambulanze in fila davanti al reparto. Ore in cui, di fatto, hanno la responsabilità della salute dei pazienti pur non avendo una formazione specifica per questo tipo di situazioni. Misericordia, Pubblica assistenza, Croce Rossa e le altre associazioni di volontariato accetteranno di rispondere presente di fronte a questa richiesta? 

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