Un trentenne alla guida della storica azienda toscana: «Più produzione e più dipendenti»
Al timone andrà Federigo junior: è la quarta generazione della famiglia Federighi
PISA. Quindici milioni d'investimenti nei prossimi tre anni per raddoppiare la produzione grazie a un intervento di ristrutturazione che rimetterà a nuovo e in funzione uno stabile della sede di Ospedaletto. Alla vigilia dell'ottantesimo compleanno (li compirà nel 2026), Farmigea, leader nazionale nel settore oftalmico, scommette ancora, e con con forza, sul futuro. Una costante che ha caratterizzato tutti i momenti di svolta della quasi ottuagenaria storia di questo gioiello della farmaceutica italiana.
La storia
Fin dal 1950 quando Leopoldo Federighi, il capostipite di questa famiglia pisana, dopo aver preso le redini dell'azienda fondata nel '46 da Giuseppe Rossini e acquistata dalla sua famiglia un paio d'anni dopo, decise la prima svolta potenziando significativamente i laboratori di ricerca dell'azienda. Allora c'era da invertire una china negativa che tutto lasciava presagire, tranne che, di lì a qualche decennio, Farmigea sarebbe diventata una delle più importanti imprese italiane del settore.
Il presente
Oggi le esigenze sono tutt'altre: ha chiuso il 2023, anno dell'ultimo bilancio approvato, con un fatturato di 36 milioni di euro e 158 dipendenti, rispettivamente +23% e +15 unità rispetto all'anno precedente. E le prospettive sono di un ulteriore crescita: «A patto di attrezzarci per rispondere a una domanda crescente, del mercato nazionale ma soprattutto di quello estero, con l'aumento esponenziale del sud-est asiatico, Vietnam in particolare che è diventato il nostro terzo Paese d'esportazione, andata a sommarsi a quelli più tradizionali, ossia l'europeo e dell'Africa Settentrionale» racconta Federigo Federighi junior, 30 anni, una laurea in biologia e un paio di master nel cassetto, dal 2020 manager dell'azienda di famiglia (si occupa del commercio e dei rapporti con l'estero).
La data
È a lui che, con la chiusura del bilancio 2024 previsto nell'aprile prossimo, il padre Mario Federighi lascerà la poltrona, e soprattutto la responsabilità di amministratore delegato dell'azienda di famiglia. Non per ragioni anagrafiche, «non ho ancora l'età della pensione» sorride l'imprenditore che ha ereditato la guida dell'impresa di famiglia dal padre Leopoldo e si accinge a lasciarla al figlio. «Lo faccio semplicemente perché lui è più bravo di me e quando è così è giusto farsi da parte, anche se resterò ancora per un po' alla guida del consiglio d'amministrazione e lo supporterò seguendo l'investimento infrastrutturale per potenziare la nostra area produttiva» racconta. Va in controtendenza anche in questo Farmigea. Nell'epoca in cui stanno venendo meno alcune delle grandi famiglie della tradizione industriale italiana, loro rilanciano: Federigo junior, infatti, è il quarto Federighi al vertice dell'azienda di famiglia. E anche questa è una storia da raccontare: il primo in assoluto fu Antonio, sì l'imprenditore agricolo che donò all'amministrazione comunale l'ippodromo “Arena Federighi” di Porta a Luca, destinato di lì a poco a diventare lo stadio “Arena Garibaldi”.
Fu lui, nel 1949, ad intuire le prospettive di sviluppo dell'industria farmaceutica e a rilevare da Giuseppe Rossini (e dai soci Gino Mannocci e Aldo Cerri), la Farmigea Laboratori Prodotti Farmaceutici. Un acquisto pensato soprattutto per garantire un futuro ai tre figli Leopoldo, Laura Alberta e Alberto. E così sarà sotto la direzione di Leopoldo Federighi che guiderà l'azienda fino al 1983, con un ruolo nel tempo crescente del fratello Alberto, che poi rimarrà alla vertice di Farmigea fino al 2001. Anno in cui sale sulla tolda di comando la terza generazione della famiglia e in particolare Mario Federighi che assume il ruolo di amministratore delegato.
Federigo junior
A primavera, invece, toccherà a Federigo junior, la quarta generazione della famiglia Federighi, 30 anni e già le idee chiare: «L'investimento per aumentare la produzione? È fondamentale per rimanere capaci di rispondere a una domanda crescente e contiamo di completarlo nel 2027, ma lo è altrettanto quello sulle risorse umane, ossia sui dipendenti che sono il nostro patrimonio più importante. Nel 2023 abbiamo assunto quindici persone, ma per 2025 ne è prevista un'altra decina e con il nuovo impianto a regime, contiamo di aggiungere altri venti dipendenti: sono tutti posti di lavoro a tempo indeterminato» racconta il 30enne imprenditore che è anche vicepresidente del gruppo giovani della Confindustria Pisana. Ad oggi il 70% dei lavoratori di Farmigea è donna, anche in ruolo apicali: «La nostra direttrice generale si chiama Roberta Russo e un terzo del comitato direttivo dell'azienda è di genere femminile» sorride il prossimo ad.
Il futuro
Per il quale la cura delle risorse umane è determinante: «Abbiamo ottime relazioni con le organizzazioni sindacali anche perché noi il benessere dei nostri lavoratori è fondamentale: per restare competitivi abbiamo bisogno di livelli di know how elevati e, dunque, non solo vogliamo trattenere il più a lungo possibile coloro che sono cresciuti insieme a noi, ma abbiamo necessità anche di essere attrattivi nei confronti delle eccellenze che si formano in quella straordinaria fucina di talenti che è l'Università di Pisa». Per lo stesso motivo sono in corso nuovi investimenti pure per l'ampliamento del laboratorio di ricerca e sviluppo: «Produciamo circa un brevetto farmaceutico all'anno, ma abbiamo la necessità di elevare ancora di più gli standard per mantenere la leadership nel settore oftalmico». Ed è previsto anche un ulteriore investimento di un milione di euro per sostenere la trasformazione digitale dei processi produttivi.