Il Tirreno

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Le indagini

Omicidio di Pisa, dal codice Kanun al giallo della telecamera: una pista per scoprire chi ha ucciso Beni

di Andreas Quirici

	La vittima Beni Arshiaj e i parenti distrutti dal dolore
La vittima Beni Arshiaj e i parenti distrutti dal dolore

Al vaglio della polizia anche l’ipotesi che il 37enne sia stato vittima di una faida in base all’antico codice albanese. Ritrovato lo scooter che potrebbe essere stato usato dall’assassino

07 ottobre 2024
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PISA. Due colpi al volto e tre al corpo. Più altri esplosi con una pistola calibro 22 dal killer che ha atteso l’arrivo di Beni Arshiaj probabilmente nascosto nell’oscurità nella corte sul retro dell’abitazione a Oratoio dove il 37enne viveva con la moglie e i due figli piccoli. L’autore di quella che viene considerata un’esecuzione si è avvicinato al finestrino del guidatore e ha fatto fuoco. Il muratore e giardiniere di origini albanesi non ha avuto il tempo di reagire, se non quello di provare a spostarsi sul sedile del passeggero. Ma è stato inutile. Una ricostruzione da cui parte la questura per provare a capire il movente e dare un volto all’assassino.

Le ipotesi d’indagine

Ma le piste sono le più disparate. Si va dal contesto legato alla droga a quello della prostituzione, passando dalla faida familiare che in Albania prende il nome di codice Kanun, in cui si compiono vendette ai danni di nemici e loro parenti in caso di sgarri o torti ricevuti. Per questo, il passato dei familiari sarà passato al setaccio dalla questura. Ma per ora dall’ambiente di amici e parenti, gli investigatori hanno ricavato poco o nulla. Tutti sono pronti a scommettere che Arshiaj era un bravissimo uomo, che era un grande lavoratore e che non aveva problemi con nessuno. Dagli archivi delle forze dell’ordine non risulterebbero reati commessi, né dalla vittima, né dai familiari. Allora il lavoro dei poliziotti punta a far emergere la verità attraverso l’aiuto dei colleghi albanesi. E cercando elementi tra i residenti della frazione di Pisa per ottenere informazioni da spendere nelle ricerche del o dei responsabili di questo delitto, commesso quando il paese si stava preparando alla processione per la festa di Maria Santissima, Regina del Rosario. Alle 21 di domenica, erano in tanti che si apprestavano a uscire di casa. Tutti o quasi avevano acceso i lumini sistemandoli ai davanzali delle finestre. Ma i colpi esplosi, che a molti sono sembrati “strani” fuochi d’artificio, hanno scatenato il panico, inducendo il parroco don Massimiliano Battaglia a rinunciare al rito per le strade di Oratoio.

Lo scooter ritrovato

La casa di Beni Arshiaj (il cui vero nome è Rezart) dà su via di Oratoio ed è quasi dirimpettaia alla chiesa. Facile immaginare che qualcuno abbia visto l’autore fuggire e c’è chi dice che fossero in due su uno scooter. E proprio sul ciclomotore, ieri sera, potrebbero essere arrivate buone notizie, visto che la polizia ne ha trovato uno a Ospedaletto, risultato rubato all’inizio di settembre. Il lavoro della Scientifica chiarirà se si tratta di quello usato dall’assassino oppure no.

Il giallo della telecamera

Di sicuro, però, di fronte all’ingresso dell’abitazione del 37enne c’è una palazzina al cui piano terra è installata una telecamera. Probabilmente l’unica della zona. Ma su questo si apre una questione tutta da chiarire. Il proprietario ha notato un particolare su cui la questura sta effettuando approfondimenti. In pratica c’è un buco nelle registrazioni che va dalla serata di sabato alle 22 di domenica. Il dispositivo, quindi, avrebbe ripreso a effettuare filmati un’ora dopo l’esplosione dei colpi di pistola. Che si tratti di un sabotaggio a uso del killer questo dovrà essere chiarito dalle indagini. Ma resta un mistero che da un lato rimanda a qualche serie criminal in tv, ma dall’altro getta sul tavolo un’eventualità che mette i brividi.

Il silenzio del paese

Perché un omicidio da queste parti non si era mai visto. Il paese alle porte di Pisa è il classico dedalo di stradine con la chiesa e qualche attività commerciale in mezzo. Una zona abbastanza tranquilla, sicuramente lontana dal caos della città dove tutti, più o meno, si conoscono. Tutti tranne la famiglia del muratore-giardiniere che abitava qui da quattro o cinque anni, che in molti avevano notato, ma che nessuno conosceva a fondo. Se non gli amici e i parenti albanesi che vivono in provincia. E che ieri mattina si sono ritrovati per dare una mano a Inxhi, la moglie che tutti chiamano Ina, il cui cognome è Hysaj. La donna è stata ascoltata a lungo dalla polizia anche ieri mattina per poi uscire dalla questura e dirigersi a casa di un cugino dov’erano stati portati i figli. Successivamente è tornata a casa accompagnata da un gruppo di parenti, tra cui suo fratello Dorian, giunto a Oratoio dalla Germania dove vive, Paese in cui si sono conosciuti Ina e Beni.

Il finestrino intatto

La donna non ha voluto parlare coi giornalisti. Troppo grande il peso che da domenica sera ha sulle spalle. Indescrivibile la sensazione provata in questi attimi, successivi alle 21 dopo una giornata trascorsa come sempre. A pranzo in un fast food con marito e bambini. Poi a casa mentre il 37enne era andato prima a lavare il furgone e poi a casa di un cugino per effettuare alcuni lavori edili. Lei in attesa del suo ritorno per cenare. E poi questi colpi come se qualcuno esplodesse fuochi d’artificio a pochi metri dall’uscio. «Un po’ di spavento se l’è preso – racconta Florat Vershaj, un amico della vittima – ma non è uscita. Poi una vicina ha bussato alla porta e, a quel punto, ha visto il marito morto sul sedile anteriore del furgone. Una scena a cui ha assistito anche il figlio maschio tra le urla e il pianto disperato della mamma. Senza però poter allungare una mano per toccare il genitore un’ultima volta. Il finestrino vicino cui il killer ha sparato, infatti, è rimasto integro. È andato in frantumi solo quando i soccorritori del 118 hanno aperto la porta del mezzo per controllare se Beni fosse ancora vivo.

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