Il Tirreno

Pisa

Provveditorato alle opere pubbliche chiuso per risparmiare 15mila euro

Danilo Renzullo
La sede del provveditorato alle opere pubblche in piazza dei Cavalieri chiuderà il 1°gennaio (Foto Fabio Muzzi)
La sede del provveditorato alle opere pubblche in piazza dei Cavalieri chiuderà il 1°gennaio (Foto Fabio Muzzi)

Dal 1° gennaio addio alla sede in piazza dei Cavalieri a Pisa. Il sindaco Conti e i sindacati: "No a questa soluzione"

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PISA. La città di Pisa perde il provveditorato alle opere pubbliche, l’ufficio del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti deputato alla gestione del patrimonio demaniale. La sede provinciale di piazza dei Cavalieri è finita nel piano di riorganizzazione firmato dal provveditore interregionale per le opere pubbliche della Toscana, Marche e Umbria, ultimo atto sottoscritto dal dirigente prima del suo trasferimento a Roma.

L’atto sancisce la chiusura dal 1° gennaio della sezione pisana - fondamentale strumento di raccordo fra il provveditorato alle opere pubbliche e le amministrazioni locali per la gestione e la manutenzione degli edifici pubblici (dalle caserme delle forze dell’ordine al Tribunale a tutto il patrimonio pubblico) -, l’accentramento delle funzioni nelle sedi di Firenze e Livorno e il trasferimento del personale tecnico. Il personale amministrativo, parte dei sei dipendenti impiegati in piazza dei Cavalieri, proseguirà invece il rapporto di lavoro con la formula dello smart working.

«Semplici soluzioni organizzative e tecnologiche – si legge nel provvedimento che dispone la chiusura dell’ente – possono agevolmente consentire lo svolgimento del lavoro da remoto, senza necessità di una sede fisica. Ciò è dimostrato dagli ultimi sei mesi di attività in emergenza Covid-19, durante i quali il personale è rimasto in smart working senza ridurre il livello di servizio prestato».

Una scelta, quella della chiusura, motivata dalla necessità di razionalizzare la presenza delle sedi sul territorio regionale e concretizzare una sorta di mini spending review. La dismissione dell’ufficio porterà però solo un minimo risparmio per le casse ministeriali: circa 15mila euro annui.

«Sono visibili a tutti i pisani le orribili impalcature presenti davanti al Tribunale e nota a tutti la necessità di ristrutturare gli immobili di piazza Carrara dove si era paventato anche il trasferimento della Motorizzazione: gravi ritardi nella realizzazione dei lavori imputabili alle scelte operate in questi anni dal ministero di disinvestire sulle sedi territoriali, depotenziandole in termini di personale e risorse – sottolineano Leonardo Fagiolini e Giovanna Bernardini della Fp-Cgil di Pisa –. L’atto di chiusura mette una pietra sulla possibilità per le istituzioni di avere un riferimento locale. Non condividiamo le motivazioni, che appaiono risibili e pretestuose: il costo annuo di funzionamento della sede di Pisa è minimo e per lo più riconducibile a voci (noleggio auto di servizio o consumo di toner e carta) che non verrebbero meno in caso di chiusura e di trasferimento del personale in altre sedi. Anzi, con la chiusura aumenterebbero le spese di trasferta del personale per i sopralluoghi sui cantieri locali. Un risparmio quindi di poche migliaia di euro che non è sufficiente a giustificare il taglio di un presidio sul territorio».

«Oltre al merito – proseguono Fagiolini e Bernardini – contestiamo anche il metodo: l’atto è stato emanato dal provveditore nel pomeriggio del suo ultimo giorno di servizio (è diventato dirigente del ministero a Roma, ndr), senza un confronto con i sindacati. Il provveditore ha scelto di rimandare gli incontri chiesti dalla Cgil per poi firmare l’atto di chiusura, all’insaputa anche dei lavoratori».

Contro la chiusura si scaglia anche il sindaco Michele Conti. «Questi sono i risultati del governo giallo-rosso – accusa il primo cittadino –. Gli esponenti del Pd parlano tanto della difesa dei territori con promesse di sviluppo e attenzione, ma poi quando si arriva ai fatti non presidiano, né difendono i territori e nemmeno tutelano i lavoratori. Cercherò di far presentare un’interrogazione parlamentare per evitare la chiusura della sede di Pisa. Siamo per il mantenimento delle strutture sul territorio che devono essere sottoposte a processi di ammodernamento ed efficientamento, ma la soluzione non può essere la chiusura».

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