Il Tirreno

L’intervista

Piombino, oltre un milione di turisti nel 2024: «Ma non c’è da stare tranquilli, pronto uno “studio” speciale»

di Luca Centini

	Una veduta di Piombino
Una veduta di Piombino

Parla l’assessora Sabrina Nigro: «Dobbiamo insistere sulla promozione che già stiamo facendo. A partire dalla serie di eventi di richiamo che ogni anno abbiamo ampliato in maniera sempre più esponenziale»

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PIOMBINO. Un milione e 25.287 presenze turistiche nel 2024. Il quarto dato migliore nell’Ambito della Costa degli Etruschi, dietro comuni a vocazione marcatamente turistica come Bibbona, San Vincenzo e Castagneto. Superata, per il secondo anno consecutivo, la soglia psicologica del milione di presenze, con il grosso del movimento rappresentato dal turismo italiano e il mercato straniero che è ancora una potenzialità in parte inespressa. Insomma, niente male per una città che fa parte della storia industriale del nostro Paese ma che, con tutte le difficoltà del caso, rappresenta una realtà del turismo provinciale. «Sì, ma ora non si faccia passare il messaggio che vogliamo sostituire l’acciaio col turismo: le monoculture perdono sempre». Così Sabrina Nigro, assessora comunale al turismo, commenta i numeri pubblicati dall’osservatorio regionale del turismo, che nelle ore scorse ha pubblicato i dati comune per comune relativi al movimento nel 2024.

Assessora, Piombino si conferma ancora una volta sopra il milione di presenze annue. Un risultato che si consolida. È ottimistico dire che sia un segno tangibile di come il turismo stia diventando rilevante per l’economia della città?

«Nell’ambito della Costa degli Etruschi siamo nella rosa dei quattro comuni con più presenze annue assieme a San Vincenzo, Bibbona e Castagneto. Siamo una realtà importante. Il superamento della quota di un milione di presenze è un dato consolidato, non certo un caso. Questo non si può più affermare».

I numeri mettono in evidenza come il grosso delle presenze sia legato al movimento di turismo italiano, più marcato rispetto ad altre realtà dell’ambito...

«È un fatto positivo, lo leggo in questo modo. Perché significa che abbiamo un mercato degli stranieri con tante potenzialità e su cui possiamo lavorare».

Sì, giusto, ma come intendete lavorarci?

«Prima di tutto dobbiamo insistere sulla promozione che già stiamo facendo. A partire dalla serie di eventi di richiamo che ogni anno abbiamo ampliato in maniera sempre più esponenziale. In questo modo riusciamo a far parlare del territorio e a creare una percezione di un luogo turistico dove poter stare bene e poter tornare. E passiamo l’idea di una città in cui il turismo non è solo un elemento aggiuntivo».

Storicamente queste sono le zone del turismo mordi e fuggi. È ancora così? Quali sono le soluzioni per provare ad allungare i tempi di soggiorno?

«Ancora ci mancano quelle strutture in grado di incidere su questo dato. Nel piano operativo e con gli strumenti di pianificazione avremo negli anni delle risposte su numeri e su capacità ricettive. Nel frattempo abbiamo ottenuto un risultato che non ci deve far dormire sonni tranquilli».

Cosa intende?

«Non è che i buoni numeri ci debbano fare pensare che ora abbiamo il turismo e possiamo fare a meno di altri pezzi della nostra economia, come l’agricoltura o la siderurgia. Le monoculture sono sempre perdenti, di qualsiasi tipo esse siano. La nostra storia di come la fabbrica abbia fatto il buono e il cattivo tempo ci deve pur insegnare qualcosa. L’idea che abbiamo è quella di un’economia fatta di anime diverse che possano convivere».

C’è una necessità a Piombino di diversificare l’offerta turistica, insomma di andare oltre il balneare?

«Nel nostro territorio abbiamo la fortuna di avere il mare, ma al tempo stesso abbiamo una buona offerta culturale, siti di interesse che ormai sono ben conosciuti. La nostra offerta deve valorizzare queste articolazioni diverse. Adesso si cerca molto il turismo esperienziale: anche questo è un settore che stiamo cercando di sviluppare, così come insisteremo sul wedding».

Ma questo comune ce l’ha una strategia complessiva?

«Vuole sapere cosa abbiamo fatto? Parto dal fatto che nessuno si può improvvisare. Per questo abbiamo fatto fare uno studio di marketing territoriale, di cui a breve presenteremo i risultati che va a fotografare l’economia del territorio: quella che è stata, il quadro attuale e quella che sarà».

Una fotografia del territorio, dunque...

«Sarà una base da cui partire con dei focus dedicati al turismo e alle potenzialità di questo settore. Abbiamo scelto un soggetto non locale, proprio per evitare “contaminazioni”, un soggetto che ha nelle sue corde l’analisi del turismo. Non solo. Stiamo portando avanti il lavoro per la realizzazione di un sito dedicato alla promozione turistica del territorio comunale, in grado di declinare le varie articolazione dell’offerta. Insomma, si lavora. Passo dopo passo».  

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