Il Tirreno

Il lutto

Piombino, addio a Gino Gagliardi: l'ex operaio che inventò il giardino delle favole lodato dalla Biennale di Venezia

di Cecilia Cecchi

	Gino Gagliardi  nel suo giardino della fantasia a Salivoli  (foto Paolo Barlettani 2022)
Gino Gagliardi  nel suo giardino della fantasia a Salivoli  (foto Paolo Barlettani 2022)

Chi gli ha voluto bene spera che qualcuno adotti la sua “eredità artistica” . Nel 2021 il riconoscimento come esempio di “comunità resiliente”, capace di opporsi al grigiore urbano

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PIOMBINO. Se n’è andato in silenzio, come i custodi gentili che non amano disturbare. Gino Gagliardi avrebbe compiuto 98 anni a luglio.

Il suo funerale si è svolto oggi, ma il vuoto che lascia è quello che rimane quando si spegne una luce che per tanto tempo ha rischiarato un angolo della città con semplicità, poesia e dedizione.

"Il signore del giardino delle favole"

Era il “signore del giardino delle favole”, il creatore di quel piccolo mondo incantato all’ingresso del Villaggio dei Cavalleggeri a Salivoli.

Un giardino fatto di fiori veri e creature immaginarie, di materiali riciclati e storie a colori, dove bambini e adulti si fermavano per guardare, immaginare, raccontare. Un’installazione collettiva del cuore, costruita giorno dopo giorno con le mani, con la fantasia, con l’amore.

Dal 1966 viveva lì, alle palazzine e da più di vent’anni curava quel giardino con una passione che non conosceva stanchezza, nonostante l’età e il dolore. Aveva perso moglie e figlia, ma non la voglia di creare bellezza.

Ogni personaggio – da Topolino a Pinocchio – era nato dal suo ingegno, trasformando vasetti, bottiglie e tappi in piccole opere d’arte. «Metto da parte ciò che si butterebbe – diceva – e gli do nuova vita». Come la fenice che aveva modellato per ultima: simbolo di rinascita, proprio come lui aveva saputo rinascere più volte nella sua lunga vita.

Il riconoscimento della Biennale di Venezia

Ex operaio in Magona e poi alle acciaierie, artigiano del legno, costruttore di carri per il Carnevale e di presepi di quartiere, Gino era un pezzo vivo della memoria e della creatività piombinese. Persino la Biennale di Venezia aveva riconosciuto la bellezza del suo giardino, presentato nel 2021 come esempio di “comunità resiliente”, capace di opporsi al grigiore urbano con la sola forza dell’immaginazione.

Oggi resta il giardino. E una domanda affettuosa che si fa spazio nei pensieri di quanti gli hanno voluto bene: chi raccoglierà il testimone? Chi continuerà a curare quel luogo speciale dove il tempo si ferma e le storie prendono vita? Gino Gagliardi ha insegnato che anche un piccolo angolo di terra può diventare un universo. Tocca a chi resta non lasciare che il suo sogno finisca.


 

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