Il Tirreno

L’incidente all’Elba

La nave che studia il mare si incaglia nel fondale dell’Enfola: cosa succede adesso

di Luca Centini
La nave domenica mattina e nella notte precedente
La nave domenica mattina e nella notte precedente

Complicato intervento della guardia costiera: in corso le indagini per chiarire le cause, l’armatore diffidato a rimuovere il natante

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PORTOFERRAIO. Da voler salvare il mare a essere salvati in mare il passo è breve. Un attimo. La nave si avvicina troppo alla costa, va fuori rotta. E finisce per incagliarsi sul fondale roccioso, quasi sdraiata su un fianco, come appiattita lungo la linea tracciata dalla scogliera del promontorio dell’Enfola. Così, sabato notte (tra il 22 e il 23 marzo), la giornata di ricerca scientifica delle undici persone a bordo della nave oceanografica Fugro Mercator, l’imbarcazione battente bandiera delle Bahamas e di proprietà della azienda olandese Fugro, si trasforma in un incubo. Per fortuna nessuno si fa male, grazie all’intervento tempestivo della guardia costiera. Ma ora ci sarà da capire come lo scafo della nave lunga 42 metri, rimasto bloccato sugli scogli e con la prua abbassata per la quantità d’acqua imbarcata, potrà essere liberato senza ulteriori conseguenze. Né per la nave, né per l’ambiente marino.

L’allarme di notte

Sono le 23 di sabato. Il comandante della Fugro Mercator, nave oceanografica con a bordo undici persone di diverse nazionalità tra marittimi e personale tecnico scientifico, lancia il mayday alla guardia costiera. La nave è finita sugli scogli, ai piedi del promontorio dell’Enfola. Incredibile. Non ci sono feriti. Ma sta imbarcando acqua. Tanta acqua. La situazione è critica. Il vento soffia teso e la risacca non dà tregua allo scafo incagliato sul basso fondale roccioso. Poi, piove sul bagnato: l’ingresso d’acqua, in un primo momento contenuto dall’equipaggio, finisce per danneggiare una parte dei motori provocando un blackout degli apparti di bordo. Stiamo parlando di una nave ultra equipaggiata, basti pensare che si tratta di uno dei natanti messi a disposizione di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). Da un mese fa la spola tra le isole dell’Arcipelago per studiare proprio quel mare di cui ha finito per essere ostaggio.

Il salvataggio

Non c’è tempo da perdere. La guardia costiera interviene e in nottata riesce a completare le operazioni di soccorso, non senza difficoltà viste le condizioni del mare complicate, la vicinanza degli scogli e il blackout a bordo della Fugro Mercator. I militari raggiungono le undici persone e le caricano a bordo della motovedetta CP 805 della Capitaneria di porto di Portoferraio. Sono in buone condizioni. Solo tanto spavento e freddo.

Le indagini

Ma come ha fatto una imbarcazione ultra equipaggiata e specializzata nello studio del mare a finire per essere prigioniera del basso fondale? Al momento le risposte non ci sono. Sarà la guardia costiera a doverle trovare portando a termine le indagini avviate fin dalle ore immediatamente successive all’incidente. In particolare si dovrà capire se la nave sia arrivata in prossimità della costa a causa del forte vento oppure se abbia avuto dei problemi tecnici agli organi di propulsione. Nella nota della guardia costiera non viene menzionata la possibilità di un errore umano. La ricostruzione della rotta tenuta nelle ultime ore dal catamarano battente bandiera bahamanse tramite la traccia Ais (Automatic Identification System) ci parla di una nave che ha fatto più volte la spola lungo la costa settentrionale di Portoferraio, forse cercando il ridosso dallo Scirocco. Poi, intorno alle 22,30, l’imbarcazione va fuori rotta e si avvicina fatalmente alla costa, fino a incagliarsi nel basso fondale dell’Enfola.

«Nessuno sversamento»

Ieri mattina, domenica 23, si è tenuto un incontro operativo in Capitaneria. Sul tavolo i primi passi da compiere per poter arrivare alla stesura di un piano operativo per la rimozione della nave. La responsabilità del piano, in questo caso, è della società armatrice che è stata diffidata, per ragioni ambientali, alla rimozione dell’unità navale incagliata. La prima attività, avviata già nella giornata di ieri, consiste nei sopralluoghi subacquei da parte di una società specializzata nel settore. La priorità, infatti, è mettere in sicurezza lo scafo in modo che l’imbarcazione non affondi durante le operazioni di rimozione. Al momento non è chiaro quali saranno i tempi entro cui si riuscirà a procedere. La cosa più importante, garantisce la Capitaneria, è che al momento i monitoraggi con i mezzi aeronavali della guardia costiera abbiano escluso inquinamenti marini dovuti a sversamenti di carburante. Il monitoraggio, ovviamente, proseguirà.

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