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Italis Lng, il Pd non cambia linea: «Nel 2026 la nave via dal porto»


	Il tema è al centro del dibattito
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L’intervento: «La monocultura del rigassificatore è pericolosa e rischia di bloccare altre opportunità di sviluppo»

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PIOMBINO. «Interesse e rispetto» per la presa di posizione degli operatori portuali. Ma nessuna condivisione. Insomma, per il Partito Democratico piombinese la nave rigassificatrice dovrà lasciare il porto nel 2026, come previsto dall’autorizzazione rilasciata a suo tempo dal commissario straordinario al rigassificatore Eugenio Giani.

«La loro critica nei confronti dei traffici pressoché assenti, se non quelli del gas, ci spinge a ribadire, come già fatto in passato, che il porto deve essere finalmente rilanciato con una strategia di sviluppo complessiva, coerente con le ambizioni della città e di lungo periodo», spiegano in una nota condivisa Simone De Rosas, segretario della Federazione Val di Cornia Elba, Fabio Cento, segretario dell’Unione Comunale e Bernardo Giannoni, capogruppo Pd in consiglio comunale.

«Le nuove banchine e le aree retroportuali, anche quelle non più usate dalla siderurgia che devono presto essere bonificate e tornare disponibili, però, devono diventare il volano per attrarre nuovi traffici e insediamenti produttivi, non possono essere ridotte a un'infrastruttura funzionale solo all’ormeggio del rigassificatore – spiegano – Non è per questo che furono pensate e finanziate e non è questo che la collettività di Piombino e della Val di Cornia si aspetta da quell’infrastruttura in termini di lavoro e di sviluppo».

Il Pd definisce «un dato di fatto amaro» quello raccontato dagli operatori portuali e cioè «che il porto di Piombino vede pochissimi traffici e attraversa una crisi profonda che mette a rischio perfino i presidi minimi di sicurezza – sostengono – È inaccettabile che una risorsa strategica come il porto resti bloccata in un'attesa infinita, senza una pianificazione puntuale e condivisa e senza l’orizzonte di prospettive concrete di crescita. Come se tutto ciò non bastasse, anche il trasporto passeggeri è in sofferenza: riduzione delle corse, diminuzione delle navi e un impatto negativo sulla mobilità di turisti, residenti e pendolari. L’assenza di concretezza nell’attrazione di nuovi traffici e insediamenti rischia di trasformare Piombino in un porto dipendente da un’unica funzione temporanea, senza prospettive future. La monocultura del rigassificatore è pericolosa e rischia di bloccare altre opportunità di sviluppo con il rischio che, una volta rimosso, il porto resti privo di traffici e senza un’alternativa solida».

Gli operatori portuali, al contrario, hanno chiesto alle istituzioni di ritrattare la decisione di trasferire il terminal gas nel 2026. «Piombino ha bisogno di un porto che lavori a pieno regime, che possa attrarre investimenti e generare opportunità per il territorio – ribatte invece il Pd – Industria e manifattura legata alla Blue Economy sfruttando le aree retroportuali per attività ad alto valore aggiunto. Traffico crocieristico, integrando il porto con circuiti turistici più ampi per rilanciare l’economia locale. Intermodalità e connessioni ferroviarie per trasformare Piombino in una piattaforma logistica competitiva. Non possiamo permettere che il rigassificatore blocchi questa evoluzione: il suo impatto temporaneo deve essere gestito con una visione a lungo termine». I dem tornano sul tema delle contropartite per il territorio. «È giusto sottolineare ancora una volta che le tanto attese compensazioni, che avrebbero dovuto portare benefici concreti alla città e all’intero comprensorio -anche al porto-, non si sono mai materializzate. Oltre al danno, la beffa. Per questo pensiamo che debba essere rispettata l’autorizzazione rilasciata a Snam, senza deroghe o proroghe che penalizzerebbero il futuro del porto e della città».  

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