Il Tirreno

I protagonisti del Seif

Enrico Giovannini: «Il mare è la vita, ma non è difeso. Abbiamo solo l’1,7% di aree protette»

di Giuseppe Boi
Enrico Giovannini: «Il mare è la vita, ma non è difeso. Abbiamo solo l’1,7% di aree protette»

Economista, statistico italiano e presidente di Asvis, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile

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MARCIANA MARINA.  Transizioni è il tema della 5ª edizione del Seif-Sea essence international festival, il festival internazionale dedicato alla salvaguardia e valorizzazione del mare e della sua essenza organizzato dalla Fondazione Acqua dell’Elba dal 30 giugno al 2 luglio a Marciana Marina. Chi di transizioni si occupa da sempre è Enrico Giovannini, economista e statistico italiano nonché presidente di Asvis, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile in cui è tornato dopo essere stato ministro del lavoro e delle politiche sociali nel governo Draghi.

L'Italia è al bivio Pnrr. Un piano che riserva molti fondi all'ambiente e alla transizione ecologica. Eppure per molti è tutto fermo.

«La relazione del governo dice che, su circa 140mila progetti, sono circa 120 quelli che presentano problemi. È sbagliato dire che il Pnrr è fermo. Ci sono questioni legate al caro energia e alla carenza di manodopera e materie prime, ma i cantieri stanno marciando. In quelli, ad esempio, delle grandi opere infrastrutturali, che io commissariai quando ero ministro, i tempi per le gare si sono ridotti da un anno e mezzo a un mese. Penso ci sia un problema di percezione e il governo dovrebbe fornire più dettagli e trasparenza sullo stato dei lavori. In ogni caso serve tempo: è un’occasione per realizzare in cinque anni il salto di qualità che il Paese doveva fare da anni».

Perché investire sulla sostenibilità conviene?

«Lo dicono i dati elaborati da Istat, Unioncamere e centri di ricerca. Conviene perché una produzione più sostenibile comporta innovazione. Ossia, spesso, risparmio. Pensiamo all’impatto del fotovoltaico sul manifatturiero: chi vi ha investito ha goduto di costi energetici più bassi nonostante la guerra in Ucraina. Oppure chi ha scelto di puntare sull’agricoltura di precisione e ha risparmiato acqua in un periodo di siccità. C’è, purtroppo, una narrazione negativa che enfatizza i rischi, guardando solo a certi tipi di costi, ma non alle opportunità. Sostenibilità significa aziende più produttive, performanti e che creano più lavoro».

Veniamo alla sua presenza al Seif. Più volte ha detto che il mare è un volano economico e sociale. Perché?

«Il mare tocca gran parte del Paese ed è fonte di benessere. Pensiamo al turismo, ma anche alla quantità di anidride carbonica che assorbe. È vita e il disastro a cui assistiamo nel settore della biodiversità marina ha un impatto su tutti. La tutela del Mediterraneo è vitale, ma siamo in ritardo: sono troppi i rifiuti, non solo quelli plastici, che vengono scaricati. Il mare nostrum deve essere al centro delle nostre politiche».

L'obiettivo 14 dell'agenda 2030 mira a ridurre entro il 2025 tutti i tipi di inquinamento marittimo e a portare a un livello minimo l'acidificazione degli oceani. A che punto siamo?

«Il rapporto Asvis 2022 mostra come siamo lontanissimi dagli obiettivi e che non ci muoviamo nella direzione giusta. Sfruttiamo troppo il mare: abbiamo solo 1,7 percento di aree marine protette, anziché il 30 percento degli obiettivi europei. Serve più monitoraggio da parte del governo: in questo momento si distinguono solo le iniziative della società civile come Goletta verde e Bandiere blu. Non basta».
 

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