Montecatini e Monsummano, è tornato il derby, una rivalità antica: la prima “battaglia” risale al 1931
I biancocelesti termali sono stati fondati nel 1918, il club amaranto della città del Giusti tre anni dopo
MONTECATINI. Prima domenica di settembre dell'anno domini 2024 e primo turno dei triangolari della Coppa Italia di Promozione. Il termometro segna 37 gradi, quando Montecatini e Monsummano fanno il loro ingresso nella fornace, pardon, sul campo centrale del centro Renzo Brizzi di Margine Coperta. Il bar del buon Domenico pare la agognata oasi di Gadames al confine del tratto desertico tra Algeria e Libia. I coraggiosi presenti cercano disperati un poco di ombra mentre nel contempo gli spietati guerrieri berberi del Montecatini, squadra pratica e diligente, evidentemente a proprio agio in tale situazione climatica, affettano l’impalpabile retroguardia ospite. Al triplice fischio il risultato finale sarà di 3-0 per i “bagnaioli” che scrivono l’ennesimo capitolo, stavolta a loro favore, della storia infinita del “super-classico” per antonomasia della Valdinievole.
Un derby che e mancava dalla bellezza di undici anni e precisamente dalla stagione 2012/2013, al termine della quale il Monsummano salì in Eccellenza tramite i playoff. A decidere quel derby fu una rete di Matteo Degl’Innocenti, nipote dell'indimenticato Enzo Robotti, condottiero del Montecatini ai tempi della serie C. Riavvolgendo l'inesorabile e magico nastro che scandisce il quotidiano e gli eventi annessi, dati alla mano, il primo confronto diretto fra Montecatini, fondato nel lontano 1918, e Monsummano, venuto alla luce nel 1921, risale a 93 stagioni orsono nel campionato di 2ª divisione toscana.
Il 25 ottobre del 1931 i biancocelesti si imposero in territorio nemico (2-0) battendo gli amaranto pure nel match di ritorno. Per quanto riguarda invece la prima affermazione (2-0) dei discendenti del poeta Giuseppe Giusti, è datata 8 gennaio 1939. Tante le battaglie epiche disputate sia ai bordi del torrente Candalla che a fianco dell'ippodromo Sesana, per poi riempire gli stadi Strulli e Mariotti. Più sanguigna e innamorata la tifoseria amaranto, più snob quella montecatinese, divisa fra sfera di cuoio e il pallone da basket. Tante le battaglie all'ultimo sangue, quanto leali le storie che hanno corredato domeniche indimenticabili.
Come è possibile ad esempio dimenticare l'esodo di una intera città coi 14 bus organizzati dai club termali in direzione di Orvieto o i polli colorati di bianco e celeste, gettati sul terreno di gioco dai sostenitori amaranto prima del fischio di inizio. Per non parlare poi di coloro che hanno indossato e onorato nel migliore dei modi quelle due casacche, magari indossandole entrambe come il compianto maestro di vita e di calcio Giuliano Tagliasacchi, o di chi ha portato fieramente al braccio la fascia di capitano del Monsummano, pur essendo montecatinese doc di Sottoverga, ovvero Alessandro Romani. E infine come non possono brillare gli occhi di emozioni a chi ha avuto il privilegio di vedere all'opera autentici campioni quali i compianti Lencioni e Colombi, o Grilli, Brondi, Toscani, e via ancora con Sciarra, Erditieri, Scaramuccia, Incerti. E allora, che la storia continui.