Bernard Dika, a 24 anni dirigente della Regione: il più giovane di sempre
È stato nominato portavoce del presidente Giani
LARCIANO. Essere sempre “il più giovane della storia” in qualcosa. È la costante di Bernard Dika, 24 anni soltanto ma già con un curriculum da veterano della politica. E nei giorni scorsi, appena nominato portavoce del presidente della Regione Eugenio Giani, i funzionari fiorentini, anche quelli con svariati decenni di esperienza sulle spalle, al momento della firma gli hanno detto: «Sei il più giovane dirigente che la Toscana abbia mai avuto».
D’altra parte, che Bernard di strada ne avrebbe fatta si doveva intuire già dieci anni fa, quando alle “storiche” primarie del centrosinistra, con la sfida Renzi-Bersani, fu nominato, a soli 14 anni, coordinatore comunale del comitato di sostegno alla candidatura del secondo (ovviamente il più giovane coordinatore d’Italia).
Il nome tradisce le origini albanesi, ma è in Italia da quando aveva pochi mesi. La famiglia abita nella frazione larcianese di Castelmartini e ancora oggi – ci dice – lui preferisce fare la spola con Firenze ogni giorno, piuttosto che fermarsi a dormire nel capoluogo. Si è poi fatto le ossa nel consiglio comunale dei ragazzi, per diventare, sempre nell’ambito delle scuole, assessore e vicesindaco. Poi è passato alle superiori (il Forteguerri di Pistoia) ed è subito stato nominato rappresentante di classe.
Si arriva così alla “svolta”.
«Nel 2015 – racconta – sono stato eletto presidente del Parlamento regionale degli studenti della Toscana e ho avuto modo di interagire in diverse occasioni con l’allora presidente del consiglio regionale Giani. È lì che ci siamo conosciuti».
Ed è in quell’ambito che Dika inizia il suo impegno sui temi dell’edilizia scolastica, dei trasporti pubblici per i pendolari su gomma e su treno, ma anche per il mantenimento della memoria delle stragi nazifasciste in Toscana nell’estate del 1944 (lui che abita a due passi dal Padule di Fucecchio, teatro di una dei più efferati massacri). Impegno che gli vale anche l’onorificenza di Alfiere della Repubblica, consegnatagli dal Presidente Sergio Mattarella nel dicembre 2016.
Poi è storia recente: consigliere del presidente della Regione per l’innovazione e le politiche giovanili, promotore del progetto GiovaniSì, membro del direttivo nazionale del Pd (da cui è uscito nel 2018) e, da pochi giorni, portavoce del presidente della Regione al posto di Cristina Manetti ( nominata capo di gabinetto).
«Gestirò – spiega – i vari rapporti esterni del presidente e dell’amministrazione regionale, facendo interfacciare le linee di governo con le istanze dei cittadini».
Anche dei” nuovi” cittadini, verrebbe da dire. Lui che, per quelle strane burocrazie italiane, ha ottenuto la cittadinanza solo a 16 anni, grazie alla conclusione di un lungo percorso fatto dalla mamma (e solo in quanto minorenne: per la sorella maggiorenne i tempi di attesa sono stati ancora più lunghi). Piccole grandi storture di un sistema che certo non gli hanno impedito di impegnarsi per il suo Paese.