Marina di Carrara, incendio all’ex Bagno Marino: prende piede l’ipotesi dolosa. Le testimonianze
L’ex titolare Brunello Menconi: «Ho visto bruciare la storia della mia famiglia»
CARRARA. Prende sempre più piede l’ipotesi dolosa all’origine dell’incendio che martedì sera ha devastato l’ex Bagno Marino a Marina di Carrara.
La Procura ha aperto un’inchiesta per comprendere le cause dell’accaduto su cui stanno indagando i carabinieri di Carrara, che stanno verificando la presenza di telecamere sul lungomare che avrebbero potuto riprendere elementi utili alle indagini. Intanto i vigili del fuoco – che sono stati impegnati sul posto con otto mezzi (comprese due autobotti) fino a dopo le 22 – tendono a escludere la causa accidentale “da elettrificazione”: nessun cortocircuito quindi in quanto non sarebbero stati rilevati impianti elettrici nell’area in cui si sono propagate le fiamme. Al momento ogni altra pista è al vaglio degli inquirenti che si stanno interrogando anche sull’orario a cui è scoppiato l’incendio: intorno alle 19,30, quando sul lungomare c’era ancora gente che avrebbe potuto far scattare l’allarme. Difficile ipotizzare quindi un atto deliberato per distruggere il Bagno Marino, anche se nessuno ancora se la sente di escludere questa possibilità.
«Sono sconvolto»
«Ho visto la storia della mia famiglia bruciare, sono ancora sconvolto». A parlare è Brunello Menconi, l’ex titolare la cui concessione è tornata nelle mani del Comune di Carrara dopo un lungo iter giudiziario per alcuni canoni non versati che dal Tar ha visto la causa finire sui banchi del Consiglio di Stato (pronunciatosi a febbraio). Ma fin dagli anni ’60 quello stabilimento ha fatto parte della storia della famiglia Menconi. «Ho abitato lì fino a un anno fa, quando mi sono stabilito da mia madre – racconta l’ex titolare – ci sono ancora le mie cose là dentro, che fortunatamente le fiamme non sono arrivate a distruggere». Martedì sera anche Brunello Menconi era lì, davanti al rogo. «Lavoro come elettrotecnico, spesso fuori Carrara, ed ero appena tornato a casa quando un mio amico mi ha chiamato dicendomi che stava bruciando tutto. Mi sono precipitato, è stato terribile. Cosa può essere stato? Non lo so: un vandalismo, una ragazzata finita male. Né i vigili del fuoco né i carabinieri mi hanno detto niente».
I testimoni
Il giorno dopo l’incendio l’ex Bagno Marino appare trincerato dai nastri di isolamento dei vigili del fuoco, anche se in realtà lo stabilimento non risulta sotto sequestro. È sufficiente girare intorno al perimetro dello storico bagno però per rendersi conto dei danni ingenti provocati dal rogo: l’intero filare di cabine presenti al confine con il bagno Graziella – da cui sembrerebbe essersi originato il rogo – è completamente andato in fumo, con le fiamme che hanno investito anche il resto dei materiali nelle vicinanze e danneggiato altre cabine tutt’intorno. In mezzo al rogo anche tanti rifiuti e plastiche, segno di un luogo abbandonato a se stesso, vittima del degrado e spesso frequentato da senzatetto che, approfittando delle scarse recinzioni, trovavano lì un riparo per la notte.
«Eravamo a cena quando mia nipote è entrata avvertendoci che il Marino bruciava – racconta Cesare Perini, socio del Bagno Paris che confina direttamente con lo stabilimento andato a fuoco – fortunatamente le fiamme sono partite dalle cabine più lontane e il vento le spingeva nella nostra direzione, altrimenti o noi o il bagno Graziella saremmo stati coinvolti. Purtroppo da alcuni anni il Marino era in condizioni di degrado indecorose, essendo tutto in legno e pieno di rifiuti ha preso fuoco in un attimo». Michele Pianini, del bagno Graziella, si era allontanato da pochi minuti. «Ero appena arrivato in via Parma, qua vicino, quando ho iniziato a ricevere una marea di telefonate. Fortunatamente i vigili del fuoco sono arrivati subito – racconta – ci hanno messo molto a spegnere il rogo, ma almeno lo hanno tenuto sotto controllo fin da subito».
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