Carrara, trovato morto per strada: un testimone solleva dubbi sulle ultime ore
Marco Basciu, 64 anni, viveva in strada: l'aggressione è esclusa ma spunta la possibilità che abbia ingerito qualcosa
CARRARA. Diventa un giallo la morte di Marco Basciu, 64 anni, sardo di Sant’Antioco ma da quindici anni “avenzino”, una vita di strada per scelta, amato dalla comunità e trovato senza vita all’alba del 27 novembre nei pressi della galleria commerciale La Prada, sul retro del supermercato Coop. Non stava bene negli ultimi tempi Zio Marco, così lo chiamavano ad Avenza: all’amica Anna Ferrandi aveva detto che quella vita cominciava a pesargli. E aveva perso l’appetito, tant’è che in molti hanno subito pensato a un malore fatale legato alla sua salute precaria. Ieri la Procura di Massa ha però disposto l’esame post mortem con cui si indagano le cause del decesso.
La testimonianza e i video
E proprio nel frattempo sarebbe spuntata la segnalazione di un negoziante che sosterrebbe che Marco potrebbe aver ingerito qualcosa che gli ha fatto male: da solo, inconsapevolmente, o “somministrata” da qualcuno? Gli ultimi istanti di vita del clochard sono stati ripresi dalle telecamere di videosorveglianza della zona: dai filmati si vede che è solo, che si accascia e che il suo cane rimane accanto a lui, a vegliarlo, per tutta la notte. Un’aggressione sarebbe dunque esclusa.
La querelle politica
Dei riverberi suscitati da questa vicenda – dolorosa – è stato scritto ieri anche un altro capitolo: il consigliere comunale del Gruppo Misto Massimiliano Bernardi ha chiesto le dimissioni della vicesindaca con delega ai servizi sociali Roberta Crudeli, per la risposta alle accuse che le erano state mosse dopo la morte del clochard. Attacchi erano partiti da alcuni avenzini: da Michela Pinelli, per esempio: «La realtà racconta di un’Amministrazione comunale sorda e distante, incapace di tendere una mano». Bernardi aveva rincarato la dose con un’interrogazione nell’ultima seduta del consiglio comunale. Ieri la richiesta di dimissioni. «Per la morte di Marco Basciu – scrive Bernardi – chiedo formalmente le dimissioni dell’assessora al sociale Roberta Crudeli»; al consigliere non va giù «il mantra che Marco Basciu avesse scelto di vivere in strada da più di 20 anni e che i progetti di aiuto presuppongono la volontà del cittadino di accettare», con cui Crudeli aveva cercato di spiegare il perché dormisse ancora tra via Giovan Pietro e La Prada, nonostante tutta la comunità lo conoscesse. Da Crudeli, per ora, non arrivano risposte ulteriori.
La difesa
Intanto il Pd fa quadrato intorno alla vicesindaca; parla di «reiterati attacchi strumentali», quando «Crudeli svolge il proprio compito nel miglior modo possibile» in «Un’Amministrazione che ha sempre cercato di non dimenticare nessuno, neanche chi rifiuta qualsiasi appoggio che non sia alimentare».
La reazione a catena
Marco Basciu è il secondo clochard che nel giro di qualche mese muore ad Avenza, dove il degrado del costume e gli effetti della microcriminalità sono sotto gli occhi di chiunque. È un fatto che colpisce la comunità. E che innesca – ed è umanamente comprensibile – reazioni empatiche, con effetti, però, che prendono direzioni anche molto diverse. Da un lato c’è, per esempio, chi ora si contende la paternità dell’aiuto offerto. Dall’altro si muovono accuse – da alcuni residenti di Avenza ma anche dall’opposizione consiliare – alla sindaca e alla vicesindaca, fino alla richiesta di dimissioni.
Chi era
A volte dormiva sotto i portici del Distretto sanitario di via Giovan Pietro, altre volte sul retro della Coop: ed è qui che riusciva a guadagnarsi una bistecca o un piatto di trippa; ma ad aiutare lui e il suo amico a quattro zampe sono sempre stati in tanti, tant’è che c’è chi finanche scendeva da casa per fargli compagnia ascoltando con lui, dalla sua radiolina, un po’di musica rock.
«Grazie a tutti»
Commuove, invece, il messaggio lasciato dal fratello del clochard su Fb. Racconta di una richiesta di amicizia dal social media (non accettata perché arrivava da qualcuno di sconosciuto) e poi di una telefonata – da Avenza – in cui l’interlocutore diceva di avere Marco lì, accanto: «Dopo 24 anni senza sue notizie – scrive Francesco Basciu – tremavo dalla felicità – Non dimenticherà mai quella video-chiamata di venti minuti». Racconta, ancora, che in quella circostanza chiese a Marco «di farsi sentire, ogni tanto», «ma mi aveva risposto di non preoccuparmi». Del fratello dice che «era buono» che avevano sofferto, entrambi, ma Marco più di lui, perché cresciuti «senza la mamma che si era ammalata quando erano piccoli»: lui aveva otto anni e il fratello Marco dieci; e anche il padre, dice, «ci ha lasciato molto presto». «Le belle parole scritte su di lui – conclude – mi fanno bene al cuore. Grazie di cuore a chi ha preso il suo cane, grazie a tutti».