Lino Rossi e il suo “impero” nella ristorazione (tra aperture e cessioni): ora apre la sua 18esima attività e assume
Massa, il nuovo locale del brand “Rossi caffè-pasticceria” davanti al tribunale insieme a “Vale pasticceria” della figlia pastry chef
MASSA. Aprirà a gennaio, davanti al Tribunale a Massa, il nuovo locale del brand “Rossi caffè-pasticceria” di Lino Rossi, questa volta unito al nuovo brand “Vale pasticceria”, già presente con un negozio davanti al Parco degli Ulivi, creato dalla figlia pastry chef Valentina. Si tratta della 18ª creatura del famoso imprenditore della ristorazione massese, che ha rilevato l’ex-bar pasticceria “Al Tribunale”; a dicembre partiranno i lavori di ristrutturazione, che prevedono un ampio bancone di paste per tutti i gusti, puntando soprattutto sulle colazioni. Sono 5 le nuove assunzioni già in corso dei dipendenti che gestiranno il bar, che vanno a incrementare il numero complessivo delle persone a cui Lino Rossi, da quando è iniziata la sua avventura nella ristorazione, ha dato lavoro. Sono circa 300 persone, contando chi fa parte dello staff da una decina d’anni o chi ne ha fatto parte solo per periodi. Dal 1° novembre Lino Rossi sarebbe in pensione, con i suoi 42 anni e mezzo di contributi maturati, accumulando esperienza in vari settori, ma soprattutto con un occhio allenato sull’andamento dei mercati e sulle evoluzioni delle richieste emergenti. Ma la voglia di creare è come quella di un bambino, che si entusiasma mentre scarta un giocattolo nuovo.
Le realtà create, e che poi ha rivendute con successo, le considera come suoi figli?
«Sì, sono tutte come dei figli che vengono concepiti ma poi devono crescere in autonomia, seguendo le proprie inclinazioni. E a un certo punto li devi lasciare andare. Prima di aprire una attività, studio bene la location, la possibile clientela, e mi faccio un’idea di come potrà diventare il locale. Poi essa si sviluppa in base alla richieste dei clienti, ai servizi o prodotti più gettonati. Abbiamo Rossi Turano che nasce soprattutto come tabaccheria e pranzi con cucina artigianale a vista. Dai 30 coperti stimati, arriviamo a più di 70, e vanno forte anche gli aperitivi a tema (venerdì fritture, sabato tagliere di salumi etc), che non immaginavamo. Romagnano è un altro gioiello che da quando è nato serve il cliente a 360°, dalla pizza d’asporto agli aperitivi, alle colazioni e ai pranzi. È davvero un viavai continuo. Il fatto che i locali abbiano una loro vita è l’elemento vincente, perché anche dopo la vendita, con il cambio di gestione, rimangono realtà consolidate e non è mai stato contratto il numero di assunzioni fatte in ogni locale, cosa molto importante».
Come mai le rivende?
«Io sono un imprenditore, non pasticciere. Non lego il mio nome al prodotto specifico e questo rende più flessibile la realtà economica che creo. Bisogna capire quando l’attività, dopo i primi anni, arriva nel periodo di stasi, o la innovi/rinnovi o la rivendi. Se la lasci così inevitabilmente poi subisce una naturale flessione. È in quel momento che devi decidere cosa fare».
Però il suo brand nasce legato alla pasticceria…
«Si, ormai la gente richiede colazioni che soddisfino il palato. Mia figlia Valentina si è specializzata in alta pasticceria e il negozio che ha aperto in via Rosselli in realtà è un grande laboratorio che serve tutti i negozi. A novembre sarà disponibile e metteremo in vendita il suo nuovo panettone in esclusiva, resterà un mistero fintanto non lo si assaggia. Ho puntato molto sulla artigianalità e i locali che si occupano di ristorazione (Cantina Mercurio, Rossi Turano), offrono pasta fatta in casa sia nei piatti nuovi che nella cucina tradizionale».
Qual è il segreto di un brand di successo, per ora tutto massese?
«Sì, ho puntato tutto sul mio territorio, per ora non mi interessa allargarmi nelle città limitrofe. Ognuno ha una visione imprenditoriale, la mia è aprire una attività non a carattere familiare, che preveda subito assunzioni, più facile da gestire. Valuto i parcheggi e cerco di capire la possibile clientela che potremmo attrarre. Poi serve un fiuto nella selezione del personale su cui punto molto, sono il cuore delle mie attività. Sono infatti proprio ex-dipendenti alcuni di quelli che hanno rilevato le mie attività; le altre sono state acquistate dai cinesi, un popolo che ama investire in attività pienamente avviate. Un altro ingrediente, secondo me, è offrire qualità a prezzi modici, un modo per venire incontro alle esigenze dei clienti con diverse possibilità economiche».
Il suo percorso imprenditoriale è stato inarrestabile…
«Inizia tutto nel 1989 con l’apertura di una tabaccheria ai Ronchi, con il socio Massimo Fiorentini che l’ha rilevata nel 2000. In quell’anno ho rilevato il bar Winning, in via Massa Avenza al quale è seguito il Mascalzone, vicino all’autostrada, nel 2003, venduto nel 2019. Risale al 2003 l’Ippocaffé in via Carducci, venduto nel 2006 e l’apertura nel 2010 sempre in via Carducci del Gilez. Nel 2017 nasce il brand “Rossi Pasticcerie”, che fa innovare e ingrandire il locale. Nel 2013 viene aperta la Cantina Mercurio con cucina tipica massese, lasciato in gestione nel 2018, anno in cui nasce il Dry (sempre in Piazza Mercurio) venduto nel 2020 e nel 2019 nasce il primo bar costruito da zero, vicino al Comune, con un banco di nuova concezione quasi sulla strada, che ho tenuto fino al 2022. Nel 2020 nasce Romagnano, il più redditizio nonostante i dubbi di tutti riguardo alla posizione. Ma le nuove generazioni amano gli aperitivi nelle terrazze, posizioni in visibilità, e Romagnano ha ampi spazi da offrire. Sono in previsione novità che lo riguarderanno presto. Dal 2021 al 2022 rilevo per un breve periodo il Bar La Perla a Marina di Massa e vendo il Picchio, che avevo acquistato. Nel 2023 la voglia di creare un punto che offrisse pranzi di cucina artigianale di qualità a prezzi accessibili fa nascere Rossi Turano e poi la nascita del nuovo brand di mia figlia apre ora nuovi scenari, come questa nuova avventura in tandem al Tribunale. Alcuni locali li tengo in contemporanea, sono arrivato ad avere all’attivo sotto la mia gestione fino a 38 dipendenti. Per me quello è essere imprenditori».