Piano dell’arenile a Massa, l’elenco dei dubbi: «Ecco perché siamo contrari»
“Massa è un’altra cosa” ha votato no in consiglio. Anche il comitato ambientalista Ugo Pisa ha espresso le proprie perplessità sulla gestione dei rischi dell’erosione
MASSA. Un Piano dell'arenile che non guarda al presente ma presenta soluzioni futuristiche che costeranno milioni di euro. «Non ci sono soluzioni contro l’erosione della costa, solo enunciati. Anche le nuove spiagge libere saranno realizzate “a spezzatino” e per fare un nuovo parco si buttano giù gli alberi esistenti». A dirlo è il gruppo di “Massa è un’altra cosa”, che all'indomani del voto contrario all'adozione del Piano dell'arenile ha voluto ribadire la propria contrarietà con una conferenza stama nella quale non è mancato un rimprovero al Pd perché «non ci spieghiamo l’astensione da parte del primo partito della città».
Ricapitolando, il gruppo civico di centrosinistra nella seduta di lunedì ha votato contro l’adozione del Paav. «Ci siamo comportati da persone responsabili – spiega Dina Dell’Ertole – al netto dei toni trionfalistici della maggioranza che dimentica di aver adottato, e non approvato, il Paav, noi non abbiamo potuto dare un giudizio compiuto, avendo avuto in commissione i tecnici solo due o tre volte». Perché i dubbi del gruppo sono diversi, su altrettanti aspetti del Piano dell’arenile. «Al momento restiamo dell’idea che sia complessivamente negativo – spiega il capogruppo Ivo Zaccagna – tra i vari aspetti, uno tra tutti il fatto che il Paav non tiene conto dei cambiamenti climatici e dell’erosione. Si insiste molto sulle infrastrutture, su nuove ciclabili, una piazza sul mare, sul fatto che verrà rivista l’intera Marina. Ma ad oggi mi chiedo come faremo a realizzare questi interventi. Faccio esempi: dove verrà recuperato il tracciato della pista ciclabile – si chiede Zaccagna – che passerà lato mare alla Don Gnocchi? Verrà fatta una nuova strada? Quanti soldi costerà realizzare solo quel tratto? Ricordiamoci – dichiara – che quella è una zona fortemente soggetta all’erosione. Andrebbe prima tutelato l’arenile, poi fatta l’infrastruttura». D’altronde «solo chi vive in quelle zone – prosegue il consigliere – conosce la forza del mare. C’è stata partecipazione dei cittadini o delle categorie interessate? Non abbiamo contezza visto che in Consiglio comunale c’è chi ha detto di sì e chi ha detto di no». Gli stessi balneari, come spiega Dell’Ertole, hanno detto che è prematuro esprimere commenti.
Anche la proposta del parco lineare che si svilupperà in zona Ronchi lascia diverse perplessità nel gruppo. «Aumentare il verde del lungomare ha ovviamente senso, meno se per farlo si va a togliere un patrimonio già esistente e adulto per far posto a giovani piante». Oppure, le nuove spiagge libere. «È giusta la scelta dello spezzatino? Non si poteva immaginare un’ipotesi più coraggiosa, per una spiaggia magari più ampia?».
E così si arriva alla stoccata al gruppo del Pd. «Speriamo di dare una scossa al Partito Democratico – commenta Zaccagna – riconosciamo sia il primo partito della città, ma è giusto che faccia sapere quali idee e proposte alternative ha per Massa». Stupita dell'astensione anche Dell’Ertole. «In commissione Urbanistica ho lavorato con il consigliere Stefano Alberti del Pd e non mi sarei immaginata un voto di astensione». Ma, inciso a parte, il gruppo non demorde. «Noi continueremo a dire la nostra, a fare la nostra parte. Questo è il nostro compito, sentiamo la responsabilità che trae origine dal nome stesso del gruppo: noi pensiamo che Massa sia e possa essere un’altra cosa».
Fuori dall’incontro di ieri, anche il comitato ambientalista Ugo Pisa è pronto ad intervenire sul piano dell’arenile, ritenendo che il Paav sembrerebbe prescindere dai cambiamenti climatici, anche alla luce dei recenti e gravi fatti di Valencia. «Pur accennando alla crisi climatica si propongono soluzioni di gestione dei rischi che osiamo definire lunari», commentano dal comitato. Ad esempio, segnalano, non è stato aggiornato il parere tecnico del Genio Civile, che risale a due anni fa. «Avremmo ritenuto più logico e responsabile che fossero chiesti più pareri – spiegano – si è parlato di erosione, di influenza del porto di Marina di Carrara, di innalzamento del livello del mare come se questi fossero fenomeni solo da registrare, ai quali assistere inermi, mentre abbiamo ancora la possibilità di intervenire e di difenderci. Sarebbe bastato che ci fosse stata la volontà politica – conclude il comitato – invece è mancata un’idea di progettazione coraggiosa e innovativa della città rispetto ai cambiamenti climatici».