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L’inchiesta

Licenziamenti illegittimi: un’altra sentenza contro il “sistema Prato” tra scioperi, picchetti e operai picchiati – Video

di Paolo Nencioni

	Il presidio dei lavoratori davanti alla Iron & Logistics
Il presidio dei lavoratori davanti alla Iron & Logistics

La Corte d’appello di Firenze ha respinto il ricorso della Iron & Logistics di Montale, occupata dai lavoratori. Ma è solo l’ultima di una lunga serie di vertenze nel “distretto parallelo”

07 novembre 2024
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PRATO. I nodi arrivano al pettine nella guerra di trincea in corso da anni tra gli operai sfruttati e i datori di lavoro nella piana tra Firenze, Prato e Pistoia. L’ultimo nodo rimasto nei denti del pettine è una sentenza della Corte d’appello di Firenze, sezione lavoro, che mercoledì 6 novembre ha respinto il ricorso della Iron & Logistics di Montale contro la sentenza del Tribunale del Lavoro di Prato che aveva dichiarato illegittimi i licenziamenti dei lavoratori cacciati due anni fa perché scioperavano chiedendo il rispetto dei loro diritti. Una vicenda iniziata a Prato e finita a Pistoia, per ora, perché la Iron, un’azienda che stira e imbusta per i grandi marchi, aveva sede in via Ciulli e quando il sindacato Si Cobas (ora Sudd Cobas) piazzò un picchetto davanti ai cancelli, risolse il problema in maniera drastica: fece un buco nel muro di cinta e spostò i macchinari a Montale. Dove ora gli operai temono che succeda la stessa cosa. Per questo hanno occupato la fabbrica, da cui avevano visto sparire la merce.

La sentenza di mercoledì, in teoria, potrebbe costare 500.000 euro di risarcimenti e reintegre alla società (oltre a 40mila euro di assegni familiari che secondo il sindacato sono stati trattenuti indebitamente) e arriva pochi giorni dopo un’altra sentenza, quella relativa alla stamperia cinese Texprint di via Sabadell a Prato. Stesso discorso: lavoratori licenziati illegittimamente e risarcimento di 400.000 euro. In entrambi i casi i licenziamenti erano scattati dopo i picchetti e il blocco delle merci, un metodo che ora due Tribunali hanno ritenuto legittimo.

Ma queste sono solo le ultimi due di una lunga serie di vertenze promosse dal Sudd Cobas che dal 2018 hanno infiammato il “distretto parallelo” cinese, con un corollario di pestaggi ai danni degli operai che scioperano o che si rivolgono al sindacato.

I fronti aperti al momento sono almeno cinque: alla Welltex e alla Arte93, una tessitura e una stamperia al Macrolotto 2 di Prato presidiate dalle tende del Sudd Cobas; alla Vot International di Quarrata che produce mobili per Mondo Convenienza e dove nei giorni scorsi un operaio ha denunciato di essere stato picchiato perché si era rivolto al sindacato; alla Iron & Logistics di cui si è detto; alla Zeta Production e alla Eurotaglio di Campi Bisenzio che producono borse per Montblanc, dove i lavoratori temono di essere licenziati perché hanno chiesto il rispetto dei contratti e sospettano che la produzione sia già stata spostata altrove, ma sempre in provincia di Firenze perché il Gruppo Richemont, per ragioni di marketing, deve dichiarare di produrre proprio qui, in un territorio che è anche un “marchio”, anche se poi le borse vengono cucite da pachistani e cinesi.

A riaccendere i riflettori sul tema dello sfruttamento dei lavoratori nella piana tra Firenze e Pistoia sono stati lo “Strike Day” proclamato dal Sudd Cobas in cinque piccole aziende cinesi e l’aggressione del 9 ottobre a colpi di mazza al picchetto sindacale davanti alla confezione Lin Weidong di Seano (Carmignano), quando cinque uomini armati di spranghe hanno ferito due lavoratori e due sindacalisti urlando «la prossima volta vi spariamo!», ma anche quello era solo l’ultimo di una serie di pestaggi, di cui hanno fatto le spese prima gli operai pachistani del settore delle grucce, poi soprattutto quelli della Logistica Acca, sempre a Seano, aspettati sotto casa o intercettati per strada da altri uomini armati di spranghe.

Una guerra strisciante che ci riporta indietro di almeno un secolo, alle lotte operaie per ottenere la giornata di 8 ore, cinque giorni alla settimana, un 8x5, lo slogan del Sudd Cobas, contrapposto al 12x7, che è il modello imperante in molte piccole e piccolissime aziende del “distretto parallelo”, dove l’evasione fiscale e contributiva è quasi la regola.

«Lo Strike Day non è mai finito – commenta Luca Toscano, coordinatore del Sudd Cobas, picchiato il 9 ottobre – Altri lavoratori hanno colto il messaggio e si rivolgono a noi, si è rotto il tabù dello sciopero in questa tipologia di aziende. E noi lavoriamo per un nuovo Strike Day».

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